Patrick Lardi è un personaggio valposchiavino poliedrico e che ha svolto (e svolge tuttora) lavori importanti un po’ in tutto il mondo. Recentemente abbiamo raccontato della sua partecipazione alla famosissima “1000 miglia”. Tra le altre cose, è stato anche uno dei fondatori del giornale che state leggendo…
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Puntata zero: inviato per caso
Car Bernina,
oltre quindici anni fa, con un gruppo di amici, scrivevo spesso articoli per quello che allora voleva diventare un sito d’informazione locale. Da un’idea di un vecchio amico ho iniziato a scrivere pensieri ed emozioni di questo mondiale diverso per i lettori del giornale online della Valposchiavo, vestendomi da inviato per caso.
Le mie saranno una serie di cartoline, un misto tra esperienza sul posto e informazione.
Un caro saluto
“un numer 14”
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Prima puntata: “Organizzarsi per un mondiale”
Car Bernina,
uno inizia i preparativi mesi prima: ci sono da trovare biglietti, la ricerca di un alloggio e la prenotazione dei voli, il tutto coordinandosi con i propri amici.
Andiamo con ordine; per trovare i biglietti ci sono tre vie: fortuna, pazienza e soldi. La prima è la lotteria della Fifa, la seconda è lavorare d’esperienza e aver pazienza, la terza è pagarli.
La lotteria della Fifa riserva soprese e così ti trovi sul bus che ti porta all’aereo dal gate con due ragazzi provenienti da Ulanbataar che hanno due bigliatti per Cameroon – Svizzera e che dopo la partita torneranno a casa senza neanche dormire in Qatar, semplicemente perché hanno a malapena racimolato i soldi per il volo.
La seconda è quella dove incontri i fan hard core che hanno alle loro spalle più mondiali; fra loro tale Hanueli del canton Appenzello, capace di fumare su un aereo e in aeroporto solo perché tutti erano distratti dai campanacci che suonava e dal costume tradizionale appenzellese, finendo pure sui social della FlyDubai. Tra di loro, a sorpresa, incontro anche dei poschiavini emigrati in altre parti della svizzera e del mondo e con loro è stato bello in questi primi giorni di mondiale condividere la passione per la nazionale svizzera, ma soprattutto i ricordi della nostra valle e delle partite di disco su ghiaccio, fino a ricordarsi la prima mitica gita sherpa degli esploratori; eravamo in cinque più Baffo e Poz…
Infine, c’è la terza più comoda e sicura ma costosa, buoni posti e qualche gadget, ma in generale “overpriced”.
Visto che i prezzi erano proibitivi, con gli alberghi uno si arrangia e prenota i voli avanti e indietro da Dubai, per poi scoprire, a pochi giorni dall’evento, che i prezzi stanno crollando. Scrivo alla catena Marriot e cerco di capire il perché, sembra che fino a due settimane prima la Fifa abbia bloccatto i prezzi di tutte le strutture, prezzi fino a 7-8 volte più alti del prezzo normale. Sotto pressione degli alberghi che erano rimasti mezzi vuoti, questo blocco è poi stato cancellato. È cosi che ho trovato la mia camera d’albergo e annullato una serie infinita di voli Dubai – Doha – Dubai.
Uno programma di andare al mondiale per tifare Svizzera e poi si ritrova un po’ tunisino, un po’ messicano e… con un’anima che finisce col essere un po’ paulista. Ma di questo vi scrivo nella prossima cartolina.
Un caro saluto
“numer 14”
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Seconda puntata: “Uno programma di andare al mondiale per tifare Svizzera e poi si ritrova un po’ Tunisino, un po’ Saudita, un po’ Messicano e… con un’anima che finisce con l’essere un po’ paulista”
Car Bernina,
quest’estate, come tutte le estati prima di un mondiale, mi trovo a fare l’album. Album Panini che per molti della mia generazione è tra i primi ricordi dei mondiali e di calcio. Non so se capita solo a me, ma spesso mi trovo con una sana pressione di appenderre le “figu” diritte.
A fine settembre, per recuperare un po’ d’energia tra una volo transoceanico e l’altro, mi trovo in un albergo sul lago di Lucerna e faccio amicizia con Naim Sliti, giovane tunisino, che scopro essere lì per prepararsi per la Coppa del Mondo, visto che il campionato saudita dove gioca è in pausa. Nato a Marsiglia, dopo diverse stagioni in Ligue 1, tra cui alcune stagioni da primo attore nel Digione, Naim si è trasferito in Saudi dove con la sua famiglia vive un periodo in cui il Paese si sta trasformando e aprendo. Questo mi fa ricordare una cena di un fondo di Dubai di 7-8 anni fa, dove davanti a 50 persone, l’attuale regnate saudita ci raccontò come avrebbe cambiato il Paese. L’allora principe face anche una riflessione sulla democrazia, era cosciente che una popolo di oltre 35 milioni pone delle sfide democratiche importanti. La sua preoccupazione non era il quando ma il come, visto che i modelli europei e americani iniziavano ad avere delle difficoltà, oggi agli occhi di tutti. Avere gli Stati Uniti in perenne campagna elettorale non è funzionale. La sua idea per risolvere questo limite era di avere delle legislature più lunghe in modo da dare la possibilità ai governi d’implementare le loro politiche. Nel frattempo, sono nati progetti avveniristici come Neom, The Line, ma pure la green initiative che sta man mano creando delle aree protette, parchi nazionali e oasi naturalistiche con l’obiettivo di tutelare circa il 30% del regno. Eccomi diventato un po’ Tunisino e un po’ Saudita.
Messico – Argentina per me doveva essere un momento per assaporare calcio di quello sopraffino con Messi e Di Maria; alla fine è stata una delle più belle partite che ho vissuto come esperienza. Non tanto per quello che succedeva sul campo – partita un po’ chiusa ma aperta dal genio di Messi, ma per quello che succedeva sugli spalti, scoprendo che nelle vene dei tifosi Messicani e Argentini scorre calcio e non sangue. Grazie a te caro Puci, ho avuto l’occasione di vivere la serata con l’“Emiro da Cologna”… finendo con cantare assieme a squarciagola “sì, se puede”.
Sull’alma paulista, chi non resta affascinato dello spirito come i brasiliani vivono il calcio?!
Adesso devo lasciarvi, devo risolvere un problema con la Hayya Card (per chi non è qui, la Hayya Card è un’illustre sconosciuta; più avanti vi racconterò di questo strumento vitale per il tifoso e molto importante per il governo… ).
Buona notte da Doha
“numer 14”
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Terza puntata: “La Hayya Card”
Car Bernina,
grazie al Covid i governi sono riusciti ad entrare in maniera importante sui nostri cellulari grazie alle varie app per certificati vari… vuoi che il governo del calcio mondiale, la Fifa di Infantino e quello dell’Emiro più potente al mondo non siano interessati ad entrare anche loro nei nostri cellulari? Ecco nata la Hayya Card, potente strumento: visto d’entrata al paese, titolo di trasporto pubblico (gratuito) e controllo accessi allo stadio; per i più romantici, oltre a quella digitale, che è obbligatoria, si può avere anche quella fisica, basta andare in un centro Hayya e te la stampano in 3min.
Una sopresa positiva sono stati i mezzi di trasporto pubblici, efficienti, puliti e puntuali.
A propostio di Covid, non so come siete messi in Svizzera, ma qui neanche la maggior parte degli asiatici porta la mascherina, neanche nella metro, che è molto funzionale e porta a quasi tutti gli stadi, a parte di quello di “Al Bayt”, che in arabo vuol dire casa, tenda… mentre, come mi ricordava uno degli amici con cui abbiamo fondato Il Bernina, a Livigno, vuol dire casa, a San Carlo e Cologna cascina, dove i cacciatori trovano riparo mentre nel fondo valle, e in Valtellina è la casupola-cantina per gli attrezzi.
Ho citato “Al Bayt”, che degli stadi è quello della “legacy” con le loro origini, visto che è una grande tenda beduina… a la mitica “beduina” tenda che con gli esploratori usavamo in tutti i campeggi e che durante l’anno era costodita nella mason da Baffo. Poi, crescendo, capimmo che l’utilizzo poteva essere anche più da baldoria… quanti di noi non hanno dei ricordi di feste campestri dove abbiamo fatto le ore piccole in beduina con amici o ancor meglio con una amica?
Adesso le ore sono piccole anche a Dubai.
Un caro saluto
“numer 14”
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Quarta puntata: “Germania – Spagna “Al Bayt””
Aleaziz Bernina,
l’altro ieri sono stato a vedere Germania – Spagna nello Stadio Al Bayt.
Se oggi vi chiedessi quali “discatori” poschiavini si allenano con una nazionale, beh molti di voi penserebbero Evelina Raselli, ma ha appeso i pattini al chiodo, forse alcuni pensano a qualche giovane discatrice/discatore che grazie alla passione dei propri genitori fa chilometri su chilometri per partecipare a dei campi di preparazione delle nazionali giovani… ma nessuno direbbe Sandro Zanolari, 1971 di Poschiavo, in Doha.
Con calma, prima dello stadio e della partita, ho avuto i piacere di rivedermi con Sandro Zanolari, che era una volta un buon giocatore dei Spineo Flyers guidati dall’intramotabile Grubi. Sandro vive da molti anni a Doha ed è tra i piloti della Qatar con maggiore anzianità. Erano almeno 20 anni che non passavamo tanto tempo assieme, probabilmente l’ultima volta sarà stato un qualche campo di allenamento, magari quello del 1987… chi se lo dimentica. Per quegli anni saremo sempre grati a chi ci ha trasmesso la passione per l’hockey, passione che Sandro vive ancora in prima persona. Sì, Sandro si allena spesso con la nazionale maggiore del Qatar, uno dei pochi non qatarini e il solo giocatore non professionista.
Assieme siamo andati alla partita; lo stadio è tra i più particolari che ho visto, grande tenda beduina di forma rettangolare, con tanto di bracere davanti all’entrata principale.
La partita è stata molto bloccata, ma piacevole, e con Sandro sugli spalti ci siamo divertiti un sacco tra due tifosi della Spagna che di spagnolo non avevano nulla essendo un russo e un indiano che tifavano Spagna accidentalmente, grazie alla potenza d’attrazione del Barcellona.
As-salam-alaykom
“numer 14”
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Quinta puntata: “Gli stadi 1/2”
Aleaziz Bernina,
la più grande preoccupazione di tutti era che si sarebbe sofferto il caldo in questi mondiali… la verità: nulla di più sbagliato… grazie all’aria condizionata a balla…
Qui potremmo iniziare una discussione sulla sostenibilità di questi mondiali, sullo “sportwashing” e su altri vari temi cari ai nostri mass media in Europa. Avendo un’esposizione più globale al mondo, grazie al mio lavoro posso dire: cari europei, prima di giudicare andrebbe fatta un’analisi più ampia e meno di parte.
Prendiamo, per esempio, la questione delle sostenibiltà ecologica; noi ci lamentiamo che nei Paesi arabi costruiscono città in posti che riteniamo non ideali perché il consumo energetico è importante. Sì, è vero, loro devono raffreddare i loro ambienti per vivere, ma lo fanno solo da qualche decennio, prima vivevano in tenda… da noi per riscaldare le nostre case abbiamo bruciato, per secoli, foreste intere; basta guadare le foto dei primi del Novecento; anche nella nostra valle non c’erano tutti i boschi che ci sono oggi. Anche oggi da ottobre/novembre ad aprile continuiamo a riscaldare le nostre case senza porci grandi fastidi.
Per quanto riguarda gli altri temi, sicuramente il mondo arabo ha molta strada da fare, anche se si deve sempre considerare da dove arrivano. Noi svizzeri ricordiamoci che, in Europa, siamo stati tra gli ultimi a dare il diritto di voto alle donne. Pertanto, tendo ad apprezzare i passi avanti… che anche eventi come questo stanno favorendo in Paesi che hanno una storia diversa della nostra. Ogni civiltà, nazione e popolazione ha il suo ritmo.
Ogni tanto si fanno dei passi avanti; prendi la libera circolazione delle persone e delle merci in Europa: ha portato indubbi vantaggi, ma la sicurezza al confine è crollata in maniera importante. Ogni tanto mi chiedo -pur essendo di centro – se preferivo una svizzera meno europea e fuori da Shengen, senza bancomat esplosi, furti in casa e violenze varie… difficile dare una riposta senza considerare anche i vantaggi di questo accordo, ma sulla sicurezza al confine dobbiamo trovare delle soluzioni, non si può continuare così (era da un po’ che non mi esprimevo pubblicamente su temi “politici”).
In generale condivido la necessità di migliorare, sempre, tutti gli aspetti legati a dei grandi eventi, ma non capisco questo accanimento; già in passato ci sono stati mondiali e olimpiadi in Paesi dalla moarale dubbia: in Argentina durante una delle dittatura più rigide che il sud America ha vissuto, in Brasile con la popolazione che moriva di fame, in Russia con i problemi sulla Crimea e il Donbass già presenti, in Cina con i diritti dei lavoratori e delle minoranze minimamente non rispettati… e come non ricordare in questo senso le Olimpiadi del 1936.
E dire che volevo parlarvi di stadi… nella prima metà del mondiale ho visto quello che sulla rete è diventato famoso per ricordare vagamente una parte anatomica femminile (Cameroon – Svizzera), forse il più bello assieme allo stadio principale Lusail (Argentina – Messico) dove la zona hospitality è tra le più confortevoli che ho visto. Dello stadio Al Bayt (Germania – Spagna) vi ho già parlato in una cartolina precedente. Resta solo lo 974, stadio della sofferenza, dove ho visto la partita col Brasile e dove finirò col soffrire anche domani. Hopp Schweiz.
Ci sarebbe molto da raccontare sugli stadi e le infrastrutture; mi sa che vi scriverò un’altra cartolina su questo tema.
As-salam-alaykom
“numer 14”
Sesta puntata: “Gli stadi 2/2”
Aleaziz Bernina,
Si prevede che circa 1,5 milioni di persone visiteranno il Qatar durante la Coppa del Mondo, con altri 5 miliardi di persone in tutto il mondo che si sintonizzeranno tramite trasmissioni in diretta.
Con così tanta attenzione focalizzata sulla prima Coppa del Mondo che si terrà nel mondo arabo, i padroni di casa del Qatar non hanno badato a spese, inaugurando sei nuovi stadi e ristrutturando lo stadio Al-Rayyan (costruito nel 2003) per adattarsi al tanto vecchio complesso del Khalifa International Stadium (costruito nel 1976). Oltre a molti altri progetti infrastrutturali. Il Paese cresce a vista d’occhio; quando Sandro Zanolari ci arriva nel lontano 2002, qui c’erano poco più di 640’000 persone, oggi sono quasi 3 milioni… tra le quali anche Infantino, ma questo è un altro tema.
Ma cosa succederà a questi stadi dopo che un vincitore sarà stato incoronato e la folla avrà lasciato il Qatar?
L’esperienza passata ha mostrato che molti Paesi ospitanti sono impreparati ad affrontare le infrastrutture vuote, l’esempio recente più famoso è stato il Brasile nel 2014, quando sono stati lasciati con diversi “elefanti bianchi”, che sono caduti in rovina poco dopo il torneo.
Questa è una preoccupazione significativa per il Qatar, poiché la nazione non ha molto patrimonio calcistico o sportivo e gran parte dell’infrastruttura doveva essere costruita da zero.
Gli organizzatori del Qatar sono stati quindi costretti a trovare soluzioni creative per garantire che il paese non si trovi di fronte al problema di come utilizzare otto grandi stadi di calcio dopo la fine della Coppa del Mondo.
Un’eredità duratura
Gli architetti incaricati di costruire i nuovi stadi del Qatar si sono impegnati a utilizzare elementi modulari durante la progettazione di queste strutture. Ciò è avvenuto in gran parte sotto forma di stadi con livelli superiori che possono essere staccati alla fine del torneo.
Stadi come Al Bayt Stadium, Ahmad Bin Ali Stadium, Al Janoub Stadium e Al Thumama Stadium saranno riconfigurati in stadi più piccoli da circa 20.000-25.000 posti, che saranno molto più adatti alle esigenze sportive e di intrattenimento domestico. Fino a 170.000 posti saranno rimossi da questi stadi e donati ad altre nazioni per aiutare a sviluppare le loro infrastrutture sportive.
Una prima mondiale
Lo stadio 974 (precedentemente noto come stadio Ras Abu Aboud) è stato sicuramente costruito pensando alle esigenze future del Qatar. Il design unico dello stadio da 40.000 posti ha incorporato 974 container riciclati in omaggio alla storia industriale del sito e sarà completamente smantellato al termine del torneo.
I materiali risultanti verranno poi riutilizzati in altri progetti di costruzione in altri Paesi meno sviluppati.
Questa è la prima sede temporanea nella storia della Coppa del Mondo, con il sito che sarà stato riproposto in uno sviluppo sul lungomare, la conversione di una zona industriale in progetto a favore della comunità.
Spazi comunitari e stadi sostenibili
Molti dei siti occupati dagli stadi verranno riconvertiti. All’Al Bayt Stadium si aggiungeranno un centro commerciale e un hotel, mentre l’Al Thumama Stadium ospiterà un hotel e una clinica sportiva. Lo stadio Al Janoub diventerà la nuova sede dell’Al-Wakrah Sports Club, sostituendo l’attuale stadio Saoud bin Abdulrahman, e ospiterà le partite della Qatar Stars League. Il Lusail Iconic Stadium, invece, sarà riconvertito in uno spazio comunitario per scuole, negozi, caffè, impianti sportivi e cliniche sanitarie.
Progetto per il futuro?
Mentre molto è stato fatto, giustamente, sulle questioni relative ai diritti umani durante la costruzione dei nuovi stadi della Coppa del Mondo del Qatar, ci sono forse alcune cose che possiamo portare via anche da questa Coppa del Mondo.
Sebbene inizialmente il piano fosse di avere 12 stadi per Qatar 2022, il numero è stato ridotto a 8 a causa di problemi finanziari. Questo lo rende il minor numero di sedi della Coppa del Mondo dal Brasile 1970, quando la competizione contava solo 16 squadre.
Se tutto va secondo i piani, gli stadi del Qatar non rimarranno vuoti dopo il torneo o cadranno in rovina come l’Arena da Amazonia a Manaus, che ha avuto un uso limitato a causa della sua posizione remota e della poca folla nella regione.
As-salam-alaykom (Un caro saluto)
“numer 14”
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Settima puntata: “La sicurezza”
Aleaziz Bernina,
Spesso riflettendo sul cosa rende Doha, il Barahin o Dubai posti dove, malgrado tutto, la gente sta immigrando e ha il piacere a fare delle vacanze, finisco sempre con il pensare alla sicurezza.
Per noi svizzeri un bene dato, ma per molti Paesi non è così. Negli Emirati, come in Qatar, e in Bahrain si sono impegnati molto su questo aspetto. Forse un po’ grazie agli spettri della rigida Sharia o semplicemente per dei valori che sono universali come il rispetto degli altri. La componente del rispetto è complessa, ma come noi chiediamo rispetto nei nostri luoghi di culto, anche gli arabi ne hanno il diritto nei confronti della loro cultura e luoghi cari.
Fatto stà che non conosco molti posti al mondo dove posso dimenticare il mio portafoglio e cellulare in spiaggia e ritrovali allo stesso posto dopo ore.
Ai mondiali, come spesso in Paesi autoritari, tutto questo può sfociare anche in spiacevoli malintesi.
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La sera della partita Germania – Spagna sto facendo il controllo di sicurezza e vedo che un giovane ragazzo con la maglia svizzera con un inglese limitato ha dei problemi con la polizia. Avvicinandomi capisco che il problema è una bandiera degli SC Tiger, squadra che un po’ è cara a tutti i Presavai, visto che è stata casa per Federico Lardi per moldi anni della sua carriera hockeistica. Il contenzioso è che credevano fosse un messaggio politico delle Tigri Tamil o qualcosa del genere. Sono intervenuto e ho spiegato l’equivoco con tanto di foto dei SC Tigers.
tusbiHina aa’la chayr
tusbiHu aa’la chayr
(buonanotte)
“un numer 14”
Ottava puntata: “Serbia-Svizzera”
Caro Bernina,
poche ore fa è finita Serbia – Svizzera. La partita è stata di quelle vere, tanta tensione che, vista la storia dei protagonisti in campo, era quasi inevitabile.
Per noi è iniziata nel tardo pomeriggio dove ci siamo trovati con i poschiavini in zona (Donato e Sandro con amici e familiari) e alcuni amici tifosi svizzeri venuti da Dubai per una cena nell’albergo dove alloggio. Da lì a piedi siamo andati allo stadio in un misto di gioia per esserci, ma con tanta tensione vista la posta in palio.
Dagli spalti lo stadio si direbbe diviso a metà, ma quando cantano i Serbi si fanno sentire di più… noi svizzeri ogni tanto siamo fin troppo pacati. Ma al primo goal segnato da Shaqiri anche lo Svizzero più composto salta in piedi.
Dal campo agli spalti la tensione sale, tanto da vedere due distinte signore svizzere azzuffarsi verbalmente con due serbi che venendo da una zona hospitality vip evidentemente non erano proprio sobri. Alla seconda rete dei serbi la situazione degenera e uno dei due spintona una delle due signore. Da qui, inevitabili discussioni con la sicurezza… e i due serbi vengono rimossi dalla nostra zona. Nel frattempo, tornando al campo, siamo sotto 1-2.
Per fortuna, prima della pausa, le cose si rimettono in parità.
Nella pausa si rientra nella zona hospitality; dietro le vetrate, malgrado negli stadi non ci sia consumo d’alcol per i tifosi, la birra, vino e champagne vengono serviti agli avventori delle zone VIP. Qui si finisce per conosce particolari personaggi come chi si spaccia per cugino di Cristiano Ronaldo… non ho le risorse per verificare ma qualche dubbio rimane.
Nel secondo tempo la voce mi ha ormai abbandonato. Al terzo goal esplodiamo anche se la tensione resta fino alla fine perché sul 2-3 non si è mai sicuri; se loro segnassero sarebbero minuti di grande tensione.
Alla fine l’unica nota di rammarico è che Xhaha, pur essendo un giocatore di grande esperienza, finisce con cedere alle provocazioni degli avversari.
Sulla via di casa finiamo su Blick.tv prevedendo un buon match con il Portogallo e che vinca il migliore in campo.
Con gli amici che venivano da Dubai abbiamo fatto le ore piccole visto che avevano l’aereo per Dubai alle 5 di mattina. Per fortuna, avendo vinto, è stato un bel momento di festa.
Adesso mi aspettano le ultime 4-5 partite, poi il lavoro chiama, anche se la tentazione è grande, perché mi sa che un mondiale che, svolgendosi in una unica città, ti permette di vedere così tante partite, non ci sarà più.
Stasera Argentina – Australia, sulla carta non c’è storia e in partita a eliminazione diretta è tutto differente, ma… il bello del calcio è che i “miracoli sportivi” succedono.
tusbiHina aa’la chayrtusbiHu aa’la chayr(buonanotte)
“un numer 14”
Nona puntata: “Efficienza”
Buongiorno Bernina,
Mi sveglio con la voce in cantina ma felice. Felice della partita e di essere qui. Oggi ennesimo pellegrinaggio al DECC (Doha Exibition and Convention Center) a raccattare i biglietti per le prossime partite.
Più ci penso e più credo che ci sia qualcosa di affascinante in questo mondiale. Tutti i tifosi in un’unica città, l’interagire con persone che vengono da diversi paesi, ognuno con la sua storia da raccontare, la possibilità, senza grandi spostamenti, di vedere tante partite (anche due al giorno per i più fanatici) e il tutto usando, come sto facendo in questo momento, i mezzi di trasporto pubblici (metro e bus) molto efficienti e puliti.
Inoltre, tutti sono molto gentili e pronti ad aiutare: c’è un grande rispetto per i visitatori, i volontari sono molti e hanno tutte le risposte, dalle domande più semplici, come dove trovare il bus per rientrare da Al Bayt a Lusail, a quelle più complesse, come sapere dove dove si trova la hospitality zone C2. Per i locali, intendo i qatarini, è un’occasione unica per conoscere persone di tutto il mondo.
Proprio ieri ho avuto modo di fare conoscenza con il colonnello della Polizia, un cugino dell’Emiro Al Thani. Un uomo molto cordiale: abbiamo sorseggiato té al tramonto, scambiato impressioni sulle sue frequenti visite in Svizzera ed era molto curioso di sapere la mia opinione sui mondiali.
La mia impressione fino ad oggi? Nella prossima cartolina i primi voti a questo mondiale.
Decima puntata: le pagelle
Caro Bernina,
Ecco la mia impressione ad oggi.
Ai TIFOSI in particolare quelli messicani e argentini 6: nelle loro vene non scorre sangue ma calcio. La partita Argentina-Messico resterà per sempre dentro di me.
Al QATAR darei voto 5.5: l’aspetto più importante in eventi del genere è la logistica e nessuno aveva mai organizzato un mondiale in una città con oltre 1.5milioni di arrivi previsti sull’arco di poco meno di un mese. Tutto è funzionale, pulito e rapido. Inoltre tutti sono gentili.
Alla FIFA un po’ meno di 5 perché è stata carente nella comunicazione e sembra che il vertice diriga l’associazione con pugno di ferro. La questione della discriminazione è stata gestita male: e dire che la campagna ufficiale Fifa in questo campo è buona! Pure questione alberghi e alcool gestita malissimo… Sull’ultimo punto sono sicuro che conoscevano da tempo i possibili problemi ma hanno aspettato a comunicarlo per non impattare sulla vendita dei biglietti.
POSCHIAVINI a Doha in particolare Donato (da Cologna) e Sandro (da Fondovilla) un 6 senza dubbio, grazie per a loro ci siamo divertiti prima, durante e dopo le partite.
All’ALBERGO… Mhmm difficile! Per location 5: vicino allo stadio 974 ma lontano dal centro, anche se con la metro non è un vero problema. Per l’offerta culinaria 4.5: limitata a più o meno lo stesso buffet tutti i giorni. Spiaggia e altre facility 5.5: ottima SPA, palestra con attrezzi e macchine di ultima generazione, spiaggia attrezzata e acqua pulita. In generale 5.
La METEO: s.v. su questo aspetto ero molto scettico, conoscevo solo le temperature e l’umidità di Dubai… Che dire, sicuramente ci sono stati mondiali molto più caldi, come per esempio la finale di Pasadena negli States nel 1994 oppure la caldi notti spagnole del 1982.
Proverò a continuare i miei racconti nei prossimi giorni, ma se avete domande scrivete pure alla redazione e vedo di fare il possibile per rispondere.
As-salam-alaykom (Un caro saluto)
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Undicesima puntata: quando gioca l’Argentina
Caro Bernina,
se si vuole capire cosa è la vera passione per il calcio raccomando a chiunque ami questo sport di andare allo stadio quando gioca l’Argentina.
Ieri sera hanno cantato dalla fine all’inizio, senza sosta, sia dalle “curve” che dagli spalti dove c’erano i VIP. Questo popolo venera questo sport e lo vive senza ma e senza perché.
Per esempio il mio amico Maurice, argentino emigrato in Australia che per ogni mondiale torna a Rosario per vedersi le partite con gli amici. Come pure diversi tifosi presenti a Doha, che hanno bruciato i risparmi degli ultimi 4 anni (già sotto pressione per l’inflazione galoppante del paese sud americano) per essere qui a vedere l’ultimo mondiale nella speranza d’incoronare definitivamente Messi perché, se è vero che l’adorano nei loro canti e bandiere, Maradona è sempre il più adorato.
A Rosario, il calcio è il pane quotidiano e tutti dagli spalti ieri sera, quando Messi ha regalato delle perle di classe pura, serpentine tra nugoli di giocatori Australiani oppure tiri improvvisi dal limite erano là a cantare Me-si, Me-si e a fare l’inchino verso il campo… Da pelle d’oca!
Sugli spalti, poi, grande solidarietà tra chi cercava un posto migliore e chi nelle file più avanti aveva uno dei pochi seggiolini vuoti… Un po’ come sull’aereo quando dicono boarding complete e vedi della gente che si sposta alla ricerca di un posto più confortevole; qui la ricerca è di un posto il più possibile vicino al campo.
Un esempio capire quanto la vivono la partita: è bastato un leggero calo dell’Argentina nei minuti finali perché le loro facce fossero disperate.
Per la cronaca, Messi ha segnato l’uno a zero e ha regalato tre-quattro serpentine ma, come dice il mio amico Sandro, è la sua ultima occasione perché spesso cammina ciondolando ed esiliandosi dal gioco e lasciando i suoi in 10.
Oggi capiremo quanto vale l’Inghilterra e se l’Africa è pronta per sorprendere.
Buna “indumenga”
“un numer 14”
Cartolina 12 da Doha: “Anche i grandi ogni tanto piangono”
Buonasera Bernina,
a volte, nello sport di alto livello, un millimetro può fare la differenza tra fallimento e successo. Le partite di Coppa del Mondo nel “gruppo E” lo hanno dimostrato in modo doloroso e glorioso rispettivamente per Germania e Giappone. Quante volte, anche nelle nostre vite, un millimetro o un secondo in più o in meno ha fatto la differenza tra fortuna e sfortuna?
Il gol – valido per quesitone di millimetri – della vittoria del Giappone contro la Spagna, che ha significato l’eliminazione per la seconda volta consecutiva dei giganti della Coppa del Mondo della Germania nella fase a gironi, lascia la squadra di Flick e il potete DFB ad affrontare domande molto difficili sul loro stato attuale e sul loro futuro; questo in buona compagnia della grande esclusa… l’Italia, altro gigante dove è evidente a tutti, soprattutto dopo le notizie degli ultimi giorni, che il sistema calcio fa acqua da tutte le parti. Per chi non lo sapesse i prossimi europei si giocano proprio in Germania.
La Germania è tutt’altro che l’unico ex campione ad essere uscito nella fase a gironi della Coppa del Mondo. Senza scomodare la Corea di storica memoria per l’Italia, anche risalendo solo al 2002, ci sono numerosi esempi di giganti del calcio che sono caduti al primo ostacolo nella competizione più illustre di questo sport.
La Francia ha probabilmente avuto le uscite shock più spettacolari della storia recente. Nel 2002, numero uno al mondo e campione in carica, hanno raccolto un solo punto, finendo ultimi in un gruppo (Danimarca, Senegal e Uruguay) che almeno sulla carta avrebbero dovuto superare facilmente. In qualche modo sono riusciti a ripetere questa impresa nel 2010 (Uruguay, Mexico South Africa), quando una combinazione di scioperi, litigi e dimissioni dei giocatori ha lasciato la Francia (numero nove del mondo) in fondo al mondo, dietro persino all’83° classificato, il Sud Africa. Ma è toccato anche alla Spagna nel 2014, eliminata da Olanda e Cile, e all’Argentina, nel 2002, eliminata da Svezia e Inghilterra.
Tornando all’Italia, dopo aver vinto i Mondiali del 2006, ha raccolto un’eliminazione al primo turno nel 2010, finendo ultima dietro alla Nuova Zelanda e alle qualificate Paraguay e Slovacchia. Nel 2014 sono Costa Rica e Uruguay a eliminare l’Italia e in seguito due non qualificazioni dolorosissime. Una si potrebbe dire che è sfortuna, ma due è il segno che c’è un problema.
Per la cronaca, ieri l’Inghilterra e la Francia hanno confermato le loro ambizioni senza grandi fatiche e mostrando grande solidità; a me sono rimasti negli occhi Mbappé, e questa non è una sorpresa, e Bellingham, talentino inglese che gioca a Dortmund. Oggi tifo Croazia, anche se guardo con simpatia alla sorpresa Giappone. Dall’altra partita, credo che il Brasile dimostrerà la profondità della sua rosa e la sua forza anche se non sarà facile superare i 5 “Kim” Coreani, una specie di Jackson five in rivisitazione calcistica… anche se mi verrebbe da chiedere al Gianchi, che 4 anni fa non ne sbagliava una.
As-salam-alaykom (Un caro saluto)
“numer 14”
Cartolina 13 da Doha: “Aspettando la Svizzera con João Paulo”
Buongiorno Bernina,
ieri sera ho guardato Giappone Croazia con tre Brasiliani (nonno, padre e figlio); il figlio è un tifoso brasiliano che tifa pure Giappone e ha visto più partite del Giappone (a suo dire la più bella partita che ha visto è un Giappone-Vietnam). Il nonno a questa affermazione era abbastanza sconcertato… eh eh, il nonno è uno che ha visto tutti i fenomeni brasiliani, da Pelé in poi, dal vivo. Ma vi racconterò di lui e di Biro Biro (che non è né una penna né tantomeno è originario di una frazione della nostra valle) in un’altra cartolina.
Con loro ho parlato dell’opportunità o meno dei giocatori, ma non solo loro, anche altre persone che fanno parte dello star-system, di ostentare sui social cene costosissime oppure macchine da costi milionari. Abbiamo convenuto che un po’ più di umiltà e sobrietà sarebbero sagge.
Alla fine, ieri in prima serata, la Croazia si è confermata solidissima nell’esercizio dei rigori, grazie al suo portiere che ne ha parati tre. Solo tre portieri nel passato erano riusciti nell’impresa: Ricardo (Portogallo vs Inghilterra) nel 2006, Danijel Subasic (Croazia vs Danimarca) nel 2018 e, appunto, Dominik Livakovic (Croazia vs Giappone). Livakovic era il terzo portiere in Russia nel 2018 e gioca nella Dinamo Zagabria e ha sfidato il Milan in Champions (ma Giroud gli ha segnato due volte su due dal dischetto).
Dopo la partita, João Paulo, suo figlio e suo nipote si sono spostati allo stadio 974 per vedere il Brasile delle meraviglie, che gioca sempre più in modo europeo. Con la Corea non c’è stata storia (se poi questo è da ricondurre alle sole 72 ore di riposo della Corea e dal dispendio di energie per qualificarsi non lo sapremo mai). In ogni caso, João Paulo mi ha scritto dopo la partita dicendomi che il match è stato bello, ma che i suoi, l’umiltà, non la conoscono proprio (vedi balletto dopo il goal).
Oggi è la giornata da dentro o fuori per la Svizzera. Il mio pronostico è che sarà dura.
Hopp Schwiiz, Hopp Suisse, Forza Svizzera
“un numer 14”
Cartolina 14 da Doha: “Perché”
Buongiorno Bernina,
uno organizza un viaggio ai mondiali per vedere belle partite e sperando che la sua nazionale arrivi il più avanti possibile, ma dopo tante serate in cui tutto va bene, si ritrova a guardare una Svizzera che non gioca, vuota nell’anima e a chiedersi il perché.
Cronaca di un disastro programmato; già nel pomeriggio i pensieri corrono alla Russia e a quante energie psicofisiche le partite con squadre dei Balcani ci costino, in particolare con la Serbia. Dentro di me si fa sempre più presente che sarà dura, visto anche come ci avevano malmenato in giugno. Sul viaggio verso lo stadio, un po’ come ai tempi, quando non c’era Sky e si ascoltava tutto “il calcio minuto per minuto”, tengo un occhio sul cellulare per vedere Spagna – Marocco… capendo che lo slot della sorpresa degli ottavi ci stava sfuggendo di mano già prima di giocare. Raro che ci siano due sorprese agli ottavi.
Allo stadio Lusail mi sono ritrovato con la famiglia di Sandro per vedere la partita. Le sue figlie mi hanno pure messo il trucco – un po’ di bianco e rosso sulle guance, grazie ragazze. Con loro c’era il vicino di casa germanico, che per la prima volta guardava una partita di calcio… beh, almeno ha visto tanti goal.
Prima della partita vado nella lounge dove, per i quarti, servono al tavolo. Le lounge e questa cena credo meritino una cartolina a sé. La cena, la compagnia e l’incontro con Jens Lehmann sono le note positive della serata.
Con Jens riaffiorano tanti aneddoti del soggiorno della Germania in Ticino durante gli Europei del 2008. Da Schweinsteiger e il Segway, a quando Jens ci ha chiesto un posto tranquillo per rilassarsi e sfuggire dallo stress e l’abbiamo portato al Pozzo di Tegna. Ma, soprattutto, con lui abbiamo ricordato quando ci siamo conosciuti mesi prima dell’inizio degli Europei. Era marzo e a Basilea faceva ancora freddo. A margine di un’amichevole Svizzera-Germania (altro brutto indizio di una serata storta; in quell’amichevole avevamo perso malamente 4-0, se ricordo bene). Prima o dopo la partita non ricordo; Lahm non riusciva a lasciare impresse le sue orme nella piastra di terracotta, che serviva realizzare delle piastre di bronzo con le impronte dei piedi che poi avremmo esposto in piazza a Ascona. Nel corridoio dell’albergo Les Trois Rois io non sapevo come fare, ma poi Kurányi, che è due volte Lahm, gli è salito in spalla e, finalmente, le impronte nell’argilla si sono materializzate. Una di quelle piastre – se non sbaglio quella di Podolski – è poi finita come foto principale di prima pagina sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung nel mese di giugno 2008. Altri tempi, altro ruolo e altri compagni di viaggio.
Torniamo alla serata. Si va al proprio posto sugli spalti; e chi c’è seduto dietro di me? Il Colonnello della polizia del Qatar tale… Al-Thani; e che cognome poteva avere?! Un caso ritrovare in uno stadio di 80’000 persone una persona conosciuta solo pochi giorni fa. Ci siamo accordati che farà visita a Poschiavo dove gli ho promesso che troverà frescura estiva e tanta natura.
Resta da dare una risposta al perché… si cade. Come diceva Petrini: “Chi cammina a volte cade, solo chi sta seduto non cade mai”. Ognuno di noi cade e sì può fare tanto male. L’importante è rialzarsi perché, se non lo fai, raramente evolvi e impari/cresci.
Alziamoci, impariamo e cresciamo.
“numer 14”
Cartolina 15 da Doha: “Il lavoro chiama”
Buongiorno Bernina,
succede che il lavoro chiama e pertanto le partite di ieri le ho viste da Montecarlo.
Qui l’attenzione di tutti è focalizzata al match odierno, la partita delle partite tra le due ex potenze coloniali, prima con Re Sole, la Francia, e poi l’Inghilterra, con l’imperatrice Regina Vittoria.
Mbappé contro Rashford, ma per me soprattutto Jude Bellingham contro Rabiot che stanno agli antipodi del calcio, ma sono tutt’e due funzionali al gioco della propria squadra.
Lasciare Doha dopo la pesante sconfitta della Svizzera è stato forse un po’ più facile, ma un mondiale così secondo me non si vedrà per tanti anni. Essere tutti in un un’unica città è stato affascinate e logisticamente facile da vivere.
Ad oggi, tra i ricordi più belli del mondiale, c’è il Giappone, che è uscito dalla fase a eliminazione diretta battuto dalla Croazia.
Tuttavia i Nipponici restano i vincitori del premio “bellezza”. La “bellezza di civiltà” dimostrata sugli spalti quando a fine partita si sono messi a raccogliere i rifiuti (non solo i loro) e la “bellezza” trasmessa in mondovisione quando l’allenatore si è inchinato al cospetto dei tifosi. Sì, Hajime Moriyasu, allenatore di calcio, a fine partita si è recato sotto le tribune e inchinato ai tifosi per ringraziarli del loro sostegno, come un vero samurai che accetta la sconfitta e ringrazia i partecipi alla storia. L’allenatore della Svizzera, in questo, avrebbe tanto da imparare, visto gli errori di supponenza e i limiti mostrati nell’interpretare la sfida con il Portogallo.
Grazie Giappone: Umile nella vittoria. Grazioso nella sconfitta.
Saluti dalla Riviera Francese
“un numer 14”
P.S. Per la cronaca, ieri la Croazia ha dimostrato che la generazione di buoni giocatori cresciuta attorno a quel fenomeno di Modric ha ancora qualcosa da dire. Mentre Olanda-Argentina è stata una partita da “far west”, con tanta drammaticità che ha messo a serio rischio le coronarie di un paese intero… al punto che anche quel compassato di Messi ha perso i nervi. Sono felice per il mio amico Maurice.
Cartolina 16 da Doha: “Anche i campioni piangono”
Buongiorno Bernina,
essere nel sud della Francia quando il Marocco contro il Portogallo e la Francia contro l’Inghilterra si giocano l’accesso alla semifinale è sicuramente un’esperienza a sé.
Qui, quasi tutti hanno amici se non parenti in tutti e due i campi, e la suggestione di una sfida tra Francia e Marocco in semifinale contribuisce ad aumentare l’elettricità nell’aria.
Il giorno in cui l’Argentina si dimostra agli antipodi del Giappone per comportamento nella vittoria, sono comunque felice per il mio amico Maurice (vedi cartoline precedenti per la sua storia) che alla fine della sfida con l’Olanda era a dir poco sfinito.
Torniamo alle due partite. Sicuramente Ronaldo esce di scena piangendo e col dubbio dentro di sé di che cosa sarebbe stato se avesse giocato dall’inizio. Pure Kane esce di scena col rammarico del secondo rigore, calciato alle stelle, e servirà poco per consolarlo ricordagli che va ad aggiungersi alla schiera dei grandi che hanno sbagliato un rigore fondamentale (vedi quelli indolori di Platini negli ottavi in Messico e Maradona nei mondiali del 1990; quelli ben più dolorosi di Van Basten in semifinale degli europei del 1992 contro la Danimarca, se ben mi ricordo; quelli di Baresi e Baggio in finale nel 1994 a Pasadena; quello di Trezeguet a Berlino nel 2006; Leo Messi in finale di coppa America contro il Cile, che lo portò ad annunciare il ritiro dall’Albiceleste, per poi ripensarci; fino a Mbappè lo scorso anno con la Svizzera). Anche i campioni piangono.
A parte i tifosi del Portogallo (chi ieri non si è sentito un po’ marocchino alzi la mano?), questo è il calcio e di tanto in tanto ci troviamo a simpatizzare per nazionali “improbabili”, vedi la Danimarca e la Grecia, che vincono gli europei, o il cammino dell’Islanda pochi anni fa. In questo mondiale abbiamo sperato per il Giappone per poi trovarci marocchini. Anche tifando Francia, ieri, a un certo punto, cadendo in contraddizione, mi sono messo a sostenere le belle giocate di Bellingham (meno di 20 anni, ma sembra già maturo e pronto a prendersi responsabilità). L’Inghilterra deve ri-partite da lui.
Oggi giornata tranquilla, poi al lavoro inizia la settima di review finale del 2022 e a Doha quella delle semifinali.
Di cui una con un significato profondo: Francia – Marocco. Nella speranza che a Nizza, Marsiglia o Parigi tutto si svolga con rispetto reciproco.
Un caro saluto da Monaco
“Un numer 14”
P.S. Ronaldo finirà col consolarsi in Arabia Saudita (ma attenti alla sorpresa Newcastle, che poi è quasi la stessa cosa) dove lo copriranno d’oro. Altro passo di crescita di un Paese che ha sorpreso battendo l’Argentina.
Cartolina 17 da Doha: “Chi vince?”
Sono alcuni giorni che, tra Dubai, il sud della Francia e Lugano, con il mio collega Giovanni discutiamo su chi vincerà il mondiale… e penso non siamo gli unici.
Col cuore vince l’Argentina perchè è il “partito del destino”, quello che sta dietro l’Albiceleste; per il popolo Argentino è ben riassunto nel loro inno “Vamos Muchacos” che fa di Messi un semidio che parla con Maradona… e sogna la “terzera”. Spirito che, nella partita Argentina-Messico, con Donato, abbiamo assimilato nella pelle.
Se invece si è più razionali non si può non ammettere che la Francia, ruolo per ruolo, sia più forte. Questo si riflette anche sulla nostra formazione ideale, stilata oggi a pranzo sul Lago di Lugano:
Bounou (Marocco)
Theo Hernandez (Francia)
Gvardiol (Croazia)
Varane (Francia)
Hakimi (Marocco)
Tchouameni (Francia)
Modric (Croati)
Enzo Fernandez (Argentina)
Mbappé (Francia)
Giroud (Francia)
Messi (Argentina)
All. Walid Regragui
E voi chi tifate? Quale è la vostra formazione ideale?
Tra i gadget della Fifa, le cartoline scritte e le amicizie fatte, le due vere chicche che porto a casa dal viaggio a Doha sono le maglie firmate da Messi e Modric.
Saluti da Lugano
“un numer 14”
Cartolina 18: “La finale”
Oggi sarò davanti alla televisione, non sarò il solo visto che saremo più di tre miliardi di persone, ma soprattutto con il cuore sarò un poco allo stadio con Maurice; sì, il mio amico Daniel è riuscito a organizzare all’ultimo secondo il viaggio per lui e suo padre. Ne abbiamo parlato a inizio settimana dopo la semifinale… costerà anche qualcosa ma non succede spesso che l’Argentina arrivi in finale… e tra 10-20 anni, quando Maurice sarà anziano, di cosa si ricorderanno: del viaggio o del costo? Durante le telefonate abbiamo anche provato a trovare tre biglietti vicini perché la tentazione di andare con loro è stata forte.
Il calcio spesso è una questione di famiglia: papà e figlio che vanno allo stadio… o addirittura nonno, papà e figlio, come il mio amico João da Porto Alegre. Lui, che ha visto giocare dal vivo il grande Brasile. Ma anche altri giocatori unici, come Biro Biro, l’attaccante che segnava e non esultava … alla domanda del perché, semplice risposta: “è il mio lavoro, uno in fabbrica dopo aver finito un pezzo non esulta”.
L’aneddoto più bello, sicuramente romanzato nel tempo, è quando mi ha raccontato di quella volta che Pelé, l’uomo che ha segnato 1279 goal fu espulso, si giocava in Colombia. La storia non è chiarissima, ma si racconta che lo stadio si ribella a quella misura punitiva, si sente odore di sommossa e Pelé fu riammesso in campo per evitare disordini.
Oggi, in ogni caso, comunque vada, spero in una bella partita, dove i giocatori si ricordino anche di essere d’esempio per oltre 3 miliardi di persone … centina di milioni di bambini adoranti.
Che vinca il calcio. Buona Domenica
“un numer 14”
Cartolina 19: “La fine di un mondiale è l’inizio del prossimo”
Buongiorno Bernina,
oggi vi scrivo dal treno per Berna, dove vado a recuperare quello che mi sono perso per essere stato a Doha a fine novembre/inizio dicembre. Passerò buona parte della giornata con il mio amico Martin Candinas, ricordando le giornate passate ad attendere risultati elettorali, oppure a raccogliere firme. Anni di sconfitte, come la perdita del secondo seggio in Consiglio di Stato Grigionese, ma anche anni di vittorie, per esempio il fondo grigionese per l’innovazione.
Negli ultimi anni, il mio girovagare mi ha tenuto apparentemente lontano, ma grazie all’amicizia con Martin, quando c’è stato bisogno c’ero… e la gioia del secondo seggio riconquistato con Marcus è stata grande. Alla fine ho l’impressione che quando il germe della politica ti prende è difficile staccarsi. Indipendente dal colore politico, sono sicuro di poter affermare che Martin è un esempio di giovane che ha dedicato buona parte della sua vita al bene comune sempre nel rispetto del prossimo e questo è stato, ed è, d’esempio per tutta una generazione di giovani. Grazie Martin per tutto quello hai fatto, dal Nachtbus in poi.
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Tornando ai mondiali, la finale l’ho vissuta guardandola alla tele, ma grazie ai messaggi whatsapp di Daniel e suo padre un po’ ero lì. È stata una delle 2 finali più belle degli ultimi 30-40 anni. Per l’Argentina, come in tutto il mondiale, vincere facile non è un’opzione. La sofferenza del popolo e del Paese sembra materializzarsi anche nelle partite di calcio. Nel primo tempo sembrava mettersi in discesa grazie a un Di Maria formato fenomeno (come un anno fa in finale di Coppa America oppure come con quel goal a 1 min dalla fine dei supplementari nel mondiale del 2014, che a noi Svizzeri fa ancora male). Ma con Mbappe contro è sempre pericoloso non chiuderla; saranno anche stati solo episodi, ma il passaggio di testimone tra un fenomeno e l’altro è stato evidente. Verrebbe da dire che tra i due litiganti finisce col piangere Ronaldo, al quale non resta né il presente né il futuro, ma sono sicuro che si consolerà con l’ennesimo contratto faraonico grazie a quel grande procuratore che è Mendes.
Ultima considerazione: con un mio caro amico che vive alle Bahamas, abbiamo già deciso che per il mondiale del 2026 prenderemo le partite di Miami e di almeno un’altra città, mentre con Daniel e Maurice, che hanno passato più di 10 ore allo stadio a Doha (pre, partita, premiazione e festa dopo) ci eravamo già promessi che nel 2026 avremmo trascorso almeno un mese a seguire l’Albiceleste e la Svizzera. Chissà se incontrerò Donato & friends o qualche altro poschiavino espatriato nel 2026 negli States.
Concludo con un grazie a Puci per avermi spinto a scrivere questi pezzi e a Marco per il lavoro di redazione.
A voi Poschiavini vicini o lontani, da queste righe i miei più sinceri auguri di Buon Natale e Buone Feste.
“un numer 14”