E se dovessi arrivare all’età di cento anni non dimenticherò mai il momento di quel pomeriggio del marzo 2020. In quel momento infuriava la pandemia di coronavirus. Mi mettevo la maschera, mi lavavo le mani come raccomandato dalle autorità. Del resto continuavo il mio tran tran. “Tutti gli uomini sono mortali. Cassio è un uomo. Quindi Cassio deve morire”. Cassio non ero io. Erano gli altri. La benda di questa illusione mi fu strappata brutalmente dagli occhi quel pomeriggio. Testardo come sono, ero in procinto di andare in città. A metà salita che porta alla nostra abitazione mi raggiunse mia moglie: “È morto Bernardo”. Questa laconica comunicazione mi agghiacciò. Tornai sui miei passi. Il percorso fu lungo e faticosi i gradini da risalire. Ora Bernardo manca da tre anni. Ho tra le mani il libro dedicato alla sua vita e alla sua opera. Nella veste tipografica, nella resa coloristica dei dipinti e delle sculture nonché nel testo che li accompagna è eccellente e ridonda a onore del defunto e dei suoi parenti. Della sua voluminosa produzione apprezzo in particolare le seguenti opere: “Il Jazzista” del 1954, scandito da sincopi, e il piccolo pastello del 1981, “Il lago e i monti”. La monumentalità di un quadro non dipende dalle sue dimensioni. Qui è presente nella composizione, nella scelta dei colori e nella limitazione all’essenziale. E più ancora la silografia “Le tre vecchie”! Non si tratta di un aneddoto. Ogni personaggio ha il suo destino ed è pervaso da una benevola ironia. Le sculture delle bestie sono magistrali e i due altari domestici così unici e schietti. Ovviamente il tempo, quale arbitro imparziale, separerà il grano dalla pula anche in questo libro. Ma è un’opera che vorrei vedere nelle mani di tante persone, specialmente di quelle che si dedicano all’arte. Qui si trova ciò di cui oggi c’è tanto bisogno: l’allegra esperienza della nostra realtà e il piacere per il colore puro.
Quando era in vita, Bernardo ed io non parlavamo mai della nostra attività artistica. I poschiavini non sono molto comunicativi. Bernardo apparteneva a quelle persone elette che sono troppo modeste per mettersi in mostra. Vengono, se ne vanno e solo dopo la loro luce risplende all’orizzonte – come solo dopo il tramonto del sole appare la magia cromatica del rosso di sera e ci rammenta il giorno appena trascorso. Ma in pochi anni ci rivedremo. Mi verrà incontro e mi darà la mano: “Bundì Gianino”. “Bundì Bernard”.
Giovanni Maranta, Coira