
Le opere dell’artista Mario Negri, in questi mesi, stanno suscitando l’interesse di studiosi e non solo. Una loro valorizzazione coinvolgerebbe anche la Valposchiavo. Qui, infatti, è presente la Grande colonna di Robbia.
«Abbiamo a Morbegno il meraviglioso settecentesco Palazzo Malacrida in puro rococò, restaurato grazie anche ai copiosi fondi elargiti dalla Fondazione elvetica Balz Baechi. Una parte delle sale saranno destinate ad ospitare statue in gesso di Mario Negri, con una chiara definizione dell’evoluzione poetica, dunque artistica e temporale, del maestro. Un onore per Morbegno, ma solo un tassello di un mosaico più ampio». Cristina Bertarelli è assessora comunale alla Cultura e consigliera provinciale con delega per Istruzione e Formazione.
Scopriamolo dunque questo mosaico che conta oggi di tre zone ben delineate. Cominciando da Milano: del tiranese per nascita Negri, milanese dal 1928, è in corso di restauro, sistemazione e riallestimento il suo studio in zona Porta Venezia.
Non poteva poi mancare la sua Tirano. Qui si lavora alla risistemazione di Palazzo Pievani Arcari, cinquecentesco, ma con lacerti altomedioevali. Franco Spada, sindaco della città, ci ha confermato l’interesse per ospitare una seconda sezione di gessi dell’illustre concittadino.
In Valposchiavo
Di Morbegno s’è detto, ma resta da aggiungere il suggerimento della assessora Bertarelli: perché non ospitare una parte della collezione anche in Valposchiavo? Questa è la sua sollecitazione. Del resto, com’è ben noto, nel 1970, le Forze Motrici Brusio assegnarono l’incarico per l’esecuzione della Grande colonna di Robbia, inaugurata nel 1971 e a cui Wolfgang Hildesheimer dedicò uno scritto memorabile, contenuto e commentato dallo stesso Negri in un libricino edito dalla Città di Tirano e curato da Laura Novati e Chiara Negri (Pietre di Valle, 2016).
Questo progetto mosaicale ha avuto una accelerazione recentemente.
Ha destato infatti grande emozione il vandalico gesto di alcune persone che nella notte del 29 maggio scorso si sono accanite contro una stele di Negri (Colonna dell’Adda) posta nella centralissima piazza Campello a Sondrio. Sembra che da un gruppo di ragazzi si siano staccate una o due persone per salire sulla statua. Questa non ha retto il peso e si è spezzata in tre parti, una delle quali è rimasta piegata, all’interno della sede naturale, una fontana.
Le figlie del maestro Negri, Chiara, Marina, Maria Laura, sono arrivate in Valtellina per sollecitare il ripristino (e l’individuazione e la punizione dei responsabili naturalmente) e per studiare nuove iniziative: il Mosaico di cui si è detto sopra. Le Fonderie milanesi De Andreis (dove furono prodotte l’originale e la copia per Haarlem) e Battaglia sarebbero le più indicate per intervenire da parte del Comune proprietario, sentita ovviamente la Soprintendenza per le Belle Arti, i cui pareri non saranno di immediata fruizione.
Ma per il momento nessuno ha rimosso il triste moncherino della Colonna.