Federica Gennai è una musicista che vive in Toscana, ma che nel corso degli anni ha sviluppato un solido legame con la Valposchiavo.
Dopo la sua prima volta nella rassegna “I monologanti” nel 2019, con la performance “Vocis imago”, Federica è tornata diverse volta nelle nostre terre, sia per esibizioni sia per una residenza artistica nel 2022, da cui è germogliato il seme di un progetto che oggi si avvicina al compimento. Circa due mesi fa, infatti, Federica ha pubblicato la traccia “Tü dist”, che anticipa l’EP “Sablun”.
Il Bernina la ha intervistata per ricostruire questo percorso. Oltre a leggere l’intervista vi invitiamo ad ascoltare il brano, magari, perché no, mentre camminate nei boschi della Valposchiavo, per apprezzarne al meglio le sonorità (qui il link del brano). Il 25 maggio sarà ospite al Festival delle erbe.

La foto di copertina di Tü dist colpisce immediatamente l’occhio dei valposchiavini…
Si tratta di una foto di uno dei luoghi che più mi ha affascinato in questo paesaggio magico, il Lago Saoseo, una delle mete delle mie passeggiate in Valposchiavo.
Come è nato questo singolo e come nasce il progetto Sablun?
Prima di partecipare a Lettere dalla Svizzera alla Valposchiavo non conoscevo l’esistenza del romancio. Nel 2021 il Festival mi aveva commissionato un lavoro musicale ispirato a scritti di scrittori svizzeri di tutte le lingue. Ho letto e approfondito vari di questi testi e tra tutti mi hanno colpito le poesie in vallader di Dumenic Andry (già vincitore del Premio Svizzero di Letteratura del 2018 per quest’opera).
Anche la lingua mi ha immediatamente interessato e ho poco dopo iniziato un corso di romancio di base, per capire i testi originali nel loro significato. Ho poi contattato Andre e ho cominciato a lavorare.
Un connubio particolare: romancio ed elettronica…
Nella lingua romancia si sentono echi antichissimi. Soprattutto nel vallader mi ricordano nelle sonorità la lingua d’Oc e d’Oil dei trovatori e dei trovieri, agli albori delle lingue volgari neoolatine. Ciò crea un contrasto interessante ed espressivo con un mezzo contemporaneo come questo tipo di musica. Si manifesta così un continuum temporale tra musica e parole.
E la Valposchiavo cosa ha a che vedere con l’inizio di questo progetto, oltre al Festival?
Nell’agosto 2022 ero in residenza a Brusio, grazie all’impegno di Begoña Feijoó Fariña. Camminavo nella natura e nel bosco e pensavo, lasciandomi suggestionare da ciò che vedevo e sentivo. È stato allora che ho avuto l’idea di musicare i testi di Sablun. E così ho cominciato con la tastiera e le idee melodiche di base.
Una svolta anche nello stile per te?
Allora, io fino al Covid mi ero concentrata soprattutto sul jazz contemporaneo. Nel periodo di chiusura per la pandemia mi sono trovata chiusa in casa per tre mesi e mi sono detta: “Che ci faccio qui?”.
È così lentamente maturata una svolta elettronica e ambient: sinceramente non pensavo di potermi esprimere con questo tipo di musica, ma ho cambiato idea: mi hanno affascinata le atmosfere minimali e rarefatte che è possibile ricreare.
Quando è uscito il brano e dove è possibile ascoltarlo?
Il brano è uscito sulle piattaforme il 10 marzo ed è possibile ascoltarlo, ad esempio, su Spotify e YouTube. Precede un EP che porterò poi in tournée nel 2024 e 2025.
A proposito di tournée: quando ti rivedremo in Valposchiavo?
Presto in realtà, il 25 maggio al Festival delle erbe. Porterò un progetto molto particolare. Ho utilizzato dei sintetizzatori modulari con un biofeedback integrato. Si tratta di un processo complesso e difficile dal lato tecnico, che permette però di accedere a un elemento naturale semplice: il ritmo e la vitalità delle piante. La strumentazione che utilizzo raccoglie gli impulsi elettrici della vegetazione e li trasforma in suoni. E l’esito è sorprendente. Quindi una performance per sintetizzatore, voce e… piante!