Mutamenti climatici e sviluppo: l’analisi di Della Cà

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In questa intervista affrontiamo con il Presidente comunale di Brusio Pietro Della Cà le sfide che il nostro territorio sta vivendo a causa delle continue emergenze meteorologiche. Si discute di come le infrastrutture locali, incluse strade, ponti e reti energetiche, siano particolarmente vulnerabili agli eventi climatici estremi. Si analizza l’impatto su settori chiave come l’agricoltura, il turismo e l’economia locale, senza tralasciare le conseguenze sulla qualità della vita e la salute pubblica. Infine, si esplora le necessità di politiche mirate, investimenti in energie rinnovabili e l’importanza della giustizia climatica per costruire un futuro più resiliente.

Sindaco, come sta vivendo il nostro territorio, questa stagione di continue emergenze meteo?
L’attenzione é sempre alta, soprattutto per quanto riguarda le infrastrutture, incluse strade, ponti, edifici e reti di trasporto; si tratta di fronti particolarmente vulnerabili agli eventi climatici estremi, senza contare che gli eventuali danni possono richiedere riparazioni costose e prolungate, con l’effetto collaterale non certo trascurabile dell’interruzione della mobilità e le inevitabili conseguenze sull’economia locale.

A proposito di danni ed interruzioni, fra gli “osservati speciali” ci sono sicuramente i sistemi energetici
Certo, le infrastrutture energetiche, come le reti elettriche e gli impianti di produzione, possono essere compromesse; in questo caso, ci si ritroverebbe a fare i conti con interruzioni di corrente e quindi problemi nella fornitura di energia, sia per quanto riguarda le utenze domestiche, sia nei servizi pubblici e nelle aziende.

In questa realtà territoriale, i fenomeni straordinari legati al clima provocano conseguenze sostanziali ad un settore trainante, ovvero quello dell’agricoltura.
Purtroppo è vero: le colture sono altamente sensibili alle condizioni meteorologiche estreme. Siccità prolungate, inondazioni e picchi di temperatura possono ridurre i raccolti, minacciando, fra le altre cose, anche la sicurezza alimentare. Senza contare che i continui danni alle aree coltivate, impongono pratiche agricole più resilienti aumentando i costi per gli agricoltori, con effetti negativi per i consumatori che devono per forza pagare prezzi più alti.

Dunque, anche l’economia e l’occupazione subiscono conseguenze dirette?
Sicuramente il maltempo, inteso come eccessi di svariate condizioni, può interrompere le attività economiche, specialmente in settori come il turismo, l’agricoltura e il commercio al dettaglio. Le perdite economiche, in questi comparti, possono essere significative con danni diretti, ma anche con la perdita di posti di lavoro e a una maggiore instabilità economica per le comunità colpite.

Insomma, anche nel nostro contesto si rischia un abbassamento complessivo delle condizioni e della qualitá della vita?
Indubbiamente le anomalie meteorologiche estreme possono favorire la diffusione di malattie, sia direttamente (come colpi di calore) che indirettamente (attraverso, ad esempio, vettori come le zanzare e altre specie). Ma guardando a questi mutamenti in senso più ampio, le conseguenze del maltempo, come la perdita di case e mezzi di sussistenza, possono causare stress psicologico e problemi di salute mentale.

Sicuramente la preoccupazione principale e maggiore è per gli effetti di questo problema sull’essere umano; ma a livello ambientale – piano peraltro strettamente correlato alla nostra sopravvivenza e al nostro sviluppo – cosa ci sta succedendo?
Questi eventi climatici estremi possono danneggiare gli ecosistemi naturali, riducendo la biodiversità e alterando gli habitat naturali. La perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi compromettono i servizi ecosistemici, come la purificazione dell’acqua, la fertilità del suolo e – ciclo e riciclo dei fenomeni – proprio la regolazione del clima.

Nelle nostre realtà alpine, anche se non quest’anno, si parla sempre più spesso dei problemi legati alla gestione delle risorse idriche, a che punto siamo?
Le siccità prolungate, come noto, riducono la disponibilità di acqua, mettendo sotto pressione le risorse idriche e aumentando la competizione tra i diversi usi. Per contro, le inondazioni possono contaminare le risorse idriche e danneggiare le infrastrutture per la gestione dell’acqua; tutti elementi di cui dobbiamo tenere conto se non vogliamo ritrovarci fra qualche anno a non avere i giusti strumenti e le giuste strategie di gestione delle risorse disponibili.

Quindi parliamo della necessità di politiche mirate e processi di pianificazione su misura?
Esattamente, le politiche in materia devono evolversi per includere strategie di adattamento agli effetti del cambiamento climatico: penso, ad esempio, alla progettazione di infrastrutture resilienti e alla gestione sostenibile delle risorse naturali.
Gli investimenti in energie rinnovabili, tecnologie pulite e infrastrutture verdi sono essenziali per ridurre le emissioni di gas serra e aumentare la resilienza delle nostre comunità locali.

Possiamo parlare quindi di responsabilità sociale e giustizia climatica?
Assolutamente sì; se è vero – come é vero – che le comunità più vulnerabili, spesso con minori risorse economiche e infrastrutturali, sono quelle che soffrono maggiormente gli effetti negativi del maltempo e dei cambiamenti climatici.
È quindi fondamentale che le politiche di adattamento e mitigazione tengano conto delle disuguaglianze sociali e promuovano la giustizia climatica.
Affrontare le problematiche imposte dal maltempo nell’era del Green Deal e degli stravolgimenti climatici a cui stiamo assistendo richiede un approccio integrato che sappia combinare la mitigazione delle emissioni, l’adattamento alle nuove condizioni climatiche e la promozione della giustizia climatica. La cooperazione internazionale, l’innovazione tecnologica e l’impegno delle comunità locali, inclusa la nostra, sono elementi fondamentali e di vitale importanza perchè si possa costruire un futuro più resiliente e sostenibile.