Le mie amate battaglie

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Me le ha riportate alla mente l’articolo di Giuseppe Falbo, sull’”Almanacco del Grigioni Italiano 2025”: le mie amate battaglie! Anche se il titolo “L’italiano rafforzato nel Parlamento grigione… grazie all’intuizione di un deputato di lingua tedesca” non sembra essere uno di quelli che gratificano gli sforzi dei deputati (ed oggi delle deputate) del Grigioni Italiano in Parlamento. Sforzi che ci sono stati e che ci sono tutt’ora ma che non sempre ricevono la meritata attenzione da parte dei media. E soprattutto che non sempre vengono avvallati sia dal Governo che dal Parlamento.

La traduzione simultanea in Gran Consiglio è uno di quelli. Iniziata questa rivendicazione oltre quarant’anni fa – come dice l’articolista – ad opera di chi fu Andrea Bianchi, attivissimo deputato del Circolo di Coira, e da me vivacemente sostenuta, non otteneva i favori né dell’Esecutivo, né del Legislativo cantonale. Paradossalmente neppure quello della Deputazione del Grigioni Italiano, cosa che oggi fortunatamente non accadrebbe più. Motivo per me di continuare a rivendicare negli anni questa modalità, ogni volta se ne presentasse l’occasione. Non parlerei quindi di “intuizione” dato che il problema della comprensione linguistica in Gran Consiglio era ben noto, ma di bisogno evidente e manifestato negli anni. Quindi la richiesta di Tobias Rettich, giovane e bravo deputato socialista nonché bella persona, aveva incontrato finalmente i favori di Governo e Parlamento. Ciò che a me non era piaciuto era il presupposto che solo se la proposta veniva formulata da un deputato di lingua tedesca potesse avere fortuna. Forse perché, da non brava politica, ho sempre rifuggito dai tatticismi della politica dei soli risultati prediligendo quella dei principi. In questo caso del pari valore di un deputato di lingua italiana ad uno di lingua tedesca. Ambedue devono essere ascoltati e presi sul serio in modo uguale. Questo non significa che io non apprezzi, o non avessi apprezzato. l’operato di Tobias che aveva portato ad un risultato importante.

Proprio questo principio del rispetto del parlamentare, sia esso donna o uomo, con partito o senza partito, del Circolo di Coira o di quello di Roveredo, politicamente disatteso, mi ha costretta – per raggiungere ciò che ritenevo mio dovere raggiungere come parlamentare – a quelle che oggi chiamo, “le mie amate battaglie”. Certe le ho anche vinte, soprattutto quelle di tipo istituzionale, essendo cosi evidenti errori nel sistema che impedivano di bocciare le mie proposte. Come quelle del giuramento in Gran Consiglio, non solo linguisticamente (formula pronunciata solo in lingua tedesca) ma anche nella tempistica (i nuovi deputati dovevano prima votare per eleggere la presidenza del GC e poi…giurare!), o quella degli astenuti che non venivano contati a rischio che il popolo ritenesse defezione di presenze – dei 120 deputati – questo non conteggio (esempio: 90 SI, 10 No, dove sono gli altri 20 se non vengono contati?).Moralmente so anche di aver vinto la battaglia sulla traduzione in italiano e in romancio dei testi di legge per i dibattiti in Gran Consiglio che per anni sono stati emessi solo in lingua tedesca. Un fatto evidentemente anticostituzionale che mi aveva fatto promettere in Parlamento un ricorso all’autorità federale. Malgrado ciò, Governo e Gran Consiglio, mi dicevano NO. Cinque giorni dopo la mia richiesta in GC, ecco l’inatteso…miracolo. Il Governo decideva la traduzione dei testi in causa. Motivo: la discussione in GC era stata buona (senza tuttavia pronunciare il mio nome!!).

Altra grande lotta per me quella che ha riguardato l’art. 3 della nuova Costituzione Cantonale del 2004. Che, sia in sede di Commissione, sia in sede di dibattimento mi ha vista chiedere insistentemente la sostituzione dell’aggettivo “equivalenti” per le nostre tre lingue cantonali con quello di “paritarie” o “egualitarie”. Infatti l’equivalenza non è misurabile mentre “paritario” è categorico, nonché termine giuridico e in quanto tale impugnabile. Se fosse stato accettato, ci saremmo risparmiati in seguito molti atti parlamentari in difesa della nostra lingua.

Malgrado ciò ho molto amato le mie battaglie. Oggi i tempi sono cambiati ma resta ancora molto da fare per i nostri deputati (e sono certa che agiranno!). Resta la richiesta antica, non fatta solo da me ma anche prima di me, della traduzione dei messaggi del Governo al GC – cosa molto importante per la comprensione anche nei Comuni – e restano le rivendicazioni puntuali all’amministrazione cantonale come quella sul numero 117 quando risponde solo in tedesco, cosa che costituisce un vero pericolo nelle urgenze.

Riallacciandomi all’articolo di Falbo e parlando delle mie, seppur amate battaglie, perlomeno a quelle per la giustizia linguistica, una domanda sorge: dov’era la Pro Grigioni Italiano in quei momenti?