All’ascolto di acqua e vento. Riflessioni sulla transizione energetica

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Foto di Adriano Beti

L’Indice di Transizione Energetica del World Economic Forum

Chissà quante volte vi siete fermati ad ascoltare i suoni del vento che agita le fronde del bosco o anima mulinelli tra le vie strette del borgo; chissà quante volte vi siete fermati ad apprezzare il suono cristallino del Poschiavino; suoni a cui si associano profumi, suoni che evocano emozioni, risvegliano ricordi e sensi, regalano attimi di un passato che fu e che quasi per magia torna a essere presente. E’ sorprendente come il nostro cervello sappia reagire con straordinaria plasticità alla molteplicità delle sollecitazioni sensoriali; lo fa e ci sorprende, proiettandoci in una dimensione del tutto personale. Per qualcuno si tratta di vere e proprie esperienze sinestetiche, esperienze in cui sensazioni diverse sono percepite insieme; per altri è un’immersione nei propri pensieri; in ogni caso ciò che ne emerge è quasi sempre una rinnovata energia, uno slancio vitale che suggerisce nuovi progetti e nuove imprese.

Aria e acqua sono sempre con noi; nel nostro contesto montano sono la colonna sonora della nostra quotidianità. Ebbene, la ricchezza di acqua e aria (buona) della nostra valle è anche la ricchezza dell’intera Confederazione; ricchezza che produce altra ricchezza, non solo in termini di benessere, ma anche in termini (ben più prosaici) di lavoro per aziende e cittadini.

Poche settimane fa, il World Economic Forum ha pubblicato i risultati dell’Energy Transition Index (Eti), l’indice nato otto anni fa per misurare il percorso di transizione energetica dei Paesi (115 nell’edizione 2019) verso soluzioni sempre più “green” e comunque a cosiddetto basso impatto per l’ambiente. Si tratta di un indice articolato che misura quaranta indicatori, tra variabili economiche e tecniche. La Top Ten 2019, realizzata misurando sostenibilità delle scelte energetiche, accessibilità e sicurezza in relazione a sviluppo economico e crescita, vede in testa la Svezia, seguita al secondo posto proprio dalla Svizzera, che si lascia alle spalle rispettivamente Norvegia, Finlandia, Danimarca, Austria, Regno Unito, Francia, Olanda e Islanda (per curiosità, l’Italia è 29esima). I numeri di una classifica sono impietosi, restituiscono la realtà come analizzata; la lettura un po’ più in profondità degli Indici restituisce però spunti di riflessione più aderenti alla quotidianità. Nell’edizione 2019 del rapporto “Fostering Effective Energy Transition” del World Economic Forum sono descritti i tre sistemi da cui dipendono i risultati: il sistema energetico–economico, che esamina il consumo di energia in relazione alla crescita dei Paesi e alle scelte di sviluppo di settori meno energivori rispetto a quelli più tradizionali; il sistema energetico–tecnologico, concentrato sulle tecnologie a bassa emissione e basso utilizzo di fonti fossili, con attenzione ai tassi di adozione e allo sviluppo di specifici incentivi, infine il sistema energetico–sociale, focalizzato sull’impatto sociale delle scelte, a partire dalle politiche di distribuzione dei costi di transizione.

La Svizzera conquista punteggi davvero lusinghieri soprattutto nello sviluppo di norme specifiche, nella convinzione dell’apparato politico, nelle infrastrutture e nel contesto assai favorevole all’innovazione, nelle istituzioni e nella governance. Tutte variabili che, a ben pensarci, trovano nel federalismo la forma a oggi più efficace per concretizzare i cambiamenti più complessi, come quelli del mix energetico. Forza del vento e forza dell’acqua sono parte di questa transizione; la montagna è una delle nostre migliori alleate.


Chiara Maria Battistoni