C’è molta Svizzera nel mondo!

0
445

C’è molta Svizzera nel mondo, molto più di quanto immaginiamo, anche a migliaia e migliaia di chilometri dalle nostre montagne. Quando saliamo su un aereo Airbus, per esempio, buona parte delle estremità delle ali che osserviamo dal finestrino sono opera di aziende elvetiche. Se di recente siete stati al Museo Nazionale dei Trasporti di Lucerna avrete visto far bella mostra di sé i “winglet” (le alette di estremità delle ali) prodotti nella Confederazione e montati sulla maggioranza degli aerei che ogni giorno solcano i cieli del mondo. Più noti e scontati sono i tanti prodotti che hanno fatto la storia del design elvetico.

Oggi però c’è molta Svizzera anche nei settori di frontiera delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. A marzo, per esempio, in occasione del Symposium Gartner IT di Dubai, la Confederazione è stata citata più volte a proposito delle prime applicazioni blockchain utilizzate per tracciare la catena del valore di prodotti alimentari. E’ un settore che si presta davvero bene all’uso della Blockchain, la tecnologia peraltro nota da tempo che permette di iscrivere ogni singola transazione o evento significativo in un database distribuito e non modificabile, gestito punto a punto senza la necessità di ricorrere a un’autorità centrale che ne custodisce i dati. Il database distribuito (una sorta di magazzino) fa sì che i dati siano replicati attraverso migliaia di nodi in una rete, punto a punto (peer-to-peer), senza un server centrale; ogni nodo della rete è in grado di scambiare informazioni (dati e valore) con qualunque altro nodo (tra di loro i nodi possono essere sconosciuti), rendendo virtualmente impossibile l’alterazione dei dati inseriti. Proprio la capacità della tecnologia blockchain di permettere a parti tra loro sconosciute di creare e scambiare valore nella rete globale genera una gran varietà di scenari commerciali e si presta a essere sperimentata in aree circoscritte, come la marchiatura dei prodotti alimentari o artigianali di una specifica area di produzione. D’altro canto di blockchain in Svizzera si legge anche nella strategia nazionale “Svizzera digitale”.

Ma nel Symposium del Golfo si è parlato di Confederazione anche a proposito di approcci olocratici, “parolona” che sintetizza la focalizzazione sulla struttura operativa, piuttosto che sulla gerarchia. In Svizzera si contano oggi alcune tra le pochissime aziende al mondo strutturate come olocrazie, imprese cioè in cui il focus è innanzitutto rivolto alla struttura operativa e al set di regole da applicare, ai ruoli e alla relativa affidabilità (piuttosto che ai titoli formali), alla capacità delle comunità di auto organizzarsi, alla resilienza e all’agilità che permette alle organizzazioni di affrontare il cambiamento continuo indotto dalla digitalizzazione in atto. Se pensiamo alle peculiarità del federalismo svizzero, la descrizione che ho ascoltato a Dubai applicata alle imprese è certamente coerente: il cambiamento continuo si sostanzia nell’opportunità di scegliere e agire sugli aspetti operativi grazie a referendum e iniziative popolari; le comunità valorizzano le proprie specificità, facendo sì che l’unicità del proprio territorio, su scala federale, diventi anche patrimonio di tutti.

Interessante vero? A sei ore di volo da Zurigo, nel mezzo del futuro prossimo, ho ritrovato ciò che tra le nostre montagne è prassi secolare; un connubio straordinario, che aiuta a riflettere sulla meraviglia del mondo in cui viviamo, sulla “lezione” di cui è portatrice la Confederazione.


Chiara Maria Battistoni