Sabato 27 luglio, alle prime ore del mattino, il tempo lasciava ben sperare gli organizzatori della Pulenta Cavaia. Doveva essere un incanto la piana di Cavaglia all’alba, con un cielo pulito dal temporale della notte. E’ in quell’ora ancora piena di silenzio e di promesse che un gruppo di volontari infatti ha cominciato ad accendere il fuoco, speziare la carne (63 kg!), sistemarla tra la brace e ricoprirla di terra. Il calore trattenuto ha fatto il resto cuocendola lentamente per diverse ore e caricandola di sapore. Intanto sotto pini secolari tutto era pronto per accogliere gli ospiti. Peccato che, mentre l’acqua per la polenta si scaldava, il cielo cominciava ad oscurarsi, ma la volontà di incontrarsi è stata più forte delle previsioni meteo.
Verso mezzogiorno erano almeno 450 le persone che hanno risposto all’invito dei Valposchiavini fuori valle (Vfv) per l’ormai consueta Pulenta Cavaia (verrebbe quasi voglia di scriverlo in una parola sola, come d’altronde figura nel sito: www.pulentacavaia.ch). Da oltre 40 anni viene riproposta questa giornata e, per forza di cose, la generazione che organizza è cambiata e ora ci tiene a lasciare il suo segno. I Poschiavini fuori valle (de facto “in bulgia” anche se la definizione ora è cambiata) per questa giornata tornano ad essere “residenti” o padroni di casa, sono loro infatti che invitano, e quindi – ci dice il coordinatore del gruppo Luca De Giambattista – come ogni invito che si rispetti il cibo deve essere offerto!
Da qualche anno questa giornata è aperta anche ai Valposchiavini in loco, proprio per creare occasione d’incontro, per non perdersi di vista, per accorgersi delle generazioni nuove in arrivo, per sentire testimonianze di chi ha invece un passato da raccontare. Anche magari per conoscere di persona il nuovo Podestà, che in effetti era presente e ha portato i saluti ufficiali dell’intero Comune.
Si mescolano senza problemi le lingue ai tavoli: poschiavino, francese, tedesco, ma c’è un filo rosso che tiene tutti uniti, un senso d’appartenenza che fa sfidare anche un cielo incerto, che fa ritrovare vecchie conoscenze e ricordi. Ogni anno ci sono bambini nuovi, ancora in fasce, ma che son lì a marcare un futuro.
Giusto il tempo di servire la polenta poi ecco la pioggia: pareva invitata anche lei poiché nessuno è scappato, non subito almeno. Chi spostava il tavolo un po’ più sotto i pini, chi istallava un ulteriore telone, chi apriva un ombrello. Intanto dai fornelli che parevano piccoli animali fatati dentro un bosco da fiaba, finiva di cuocere la pulenta in flur.
Per finire, apparentemente, ha vinto il cielo: dopo il caffè, la pioggia si è fatta invadente e gli ospiti piano piano hanno cominciato a ritirarsi. Ma era una comitiva contenta, se ne andavano tutti senza fretta, poco preoccupati di bagnarsi, contenti di aver ritrovato parenti acquisiti, vecchie conoscenze, amici, e grati del lavoro di quasi 40 volontari che ogni anno si mettono a disposizione per quest’incontro tanto apprezzato.
Serena Bonetti