CaNTiNPaNCHiNa

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CaNTiNPaNCHiNa è la trascrizione stravagante di “canti in panchina”, come risulta chiaro appena il sintagma si è decifrato. Sembra quasi uno scherzo e invece è un modo giocoso, come lo spettacolo stesso, per esprimere in una parola la natura di un evento particolarmente composito, andato in scena domenica 3 novembre negli imponenti locali della tenuta La Gatta di proprietà dei Fratelli Triacca a Bianzone. CaNTiNPaNCHiNa è infatti la cena-spettacolo del “Quartetto allegro dinamico 4-Tempi”, composto da Valerio Maffioletti, Elena Visini, Serena Bonetti e Bernardo Scarsi, con luci e fonica di Lorenzo Marchesi. Un intrattenimento per il corpo e l’anima e per tutti i sensi: il palato, l’olfatto, il tatto, la vista e l’udito. O se si preferisce un intrattenimento teatrale, musicale, poetico, enologico e gastronomico, italiano e svizzero, cioè transfrontaliero, con scene e piatti che si sono alternati con ritmo piacevole e costante.

Transfrontaliero è infatti l’evento in virtù del pubblico accorso, dello staff degli attori e del tecnico e per aver avuto luogo in Valtellina tra le mura di quello che fu un tempo un prospero convento domenicano ed è da tempi memorabili proprietà di cospicue famiglie brusiesi. Ora da cinquant’anni in possesso dei Fratelli Triacca che, non da ultimo per questa ricorrenza, hanno ospitato lo spettacolo e concretizzato nel migliore dei modi la parte gastronomica ed enologica: un ricco antipasto con vini bianchi Triacca Brut/ Del frate 2018; quattro portate tra affettato, pizzoccheri dal gusto antico, brasato del Monastero e un dolce rustico, ma rustico solo per modo di dire. Piatti allietati da vini della casa come Riserva La Gatta 2015, Sforzato San Domenico 2015, Moscato rosa 2017, detto anche vino del Presidente per essere stato creato in occasione di una visita del Presidente della Repubblica Ciampi (tanto per dire in compagnia di chi ci si muove). E, come detto, a ognuna di queste portate ha fatto seguito una scena, o meglio un atto dello spettacolo.

Lo spettacolo consiste in un prologo e in quattro atti, ognuno dei quali è incentrato su esperienze e sentimenti umani elementari e fondamentali, riassunti in un titolo: il bisogno di socializzare (Volo in panchina), l’amore (Quanto t’ho amato), la fame (Canta che ti passa), i moderni problemi ecologici (Terra acqua e cemento). Il preambolo comincia con l’aperitivo in cantina, e dato l’ambiente non può essere dedicato che al vino con il suo mito di coltivazione e lavorazione che diventa passione e quasi una religione. Sentimenti cantati e rappresentati con particolare brio dalla figura di un ipotetico nonno, Maffioletti con la chitarra, e da una nipote, Serena Bonetti con un carrello della spesa, in costumi vagamente da Commedia dell’arte. Una specie di ouverture, battute e melodie popolari, orecchiabili, in parte dialettali, spesso ironiche, che arrivano diritte al cuore e che riportano all’ambiente e all’atmosfera delle vigne e delle cantine.

A parte l’accompagnamento dei canti alla chitarra, che rimane prerogativa di Valerio e a tratti di Serena, le battute e le melodie popolari e in parte dialettali, la spassosa ironia, il brio, e il virtuosismo sono una costante che caratterizza e conferisce unità a tutti gli atti. Anzi nei quattro atti queste caratteristiche esplodono in virtù delle bellissime voci e dell’abilità istrionica non comune di Elena Visini e Bernardo Scarsi. Tutti si sottopongono a travestimenti, a cambi di ruolo a seconda degli argomenti. Diventano personaggi eccentrici in cerca di compagnia sulla panchina, nobildonne, donne innamorate e divorziate in stato di mendicità affettiva, popolane, menestrelli e avventurieri morti di fame, operai impegnati in lavori non sempre socialmente utili in mezzo al degrado ecologico e al rumore assordante dei tempi moderni.

Oltre allo stile e alla bravura degli attori, sono il tempo e il luogo che conferiscono unità ad argomenti e situazioni tanto eterogenee. Il ritmo costituisce un crescendo dai bei tempi andati a quelli moderni. L’unità di luogo è garantita dalla panchina, come del resto promette il titolo. La panchina, che spicca solitaria in un ipotetico giardino sulla scena sempre aperta, accoglie i personaggi in cerca di compagnia e di amore. Nella scena della fame essa si trasforma per incanto in un tugurio. Nell’atto che chiamerei ecologico, è transennata e fuori uso in un cantiere attivo, per cui viene ad esprimere l’impossibilità di socializzare, forse anche l’incomunicabilità dei tempi moderni.  

Un evento da non perdere, sia per il momento conviviale sia per il virtuosismo degli attori nei loro molteplici ruoli, per i canti e le musiche, nonché per la zampata del leone Valerio Maffioletti, autore del copione, regista, scenografo, attore, cantante, chitarrista e con tutta probabilità – in questo validamente aiutato dai suoi comprimari – anche costumista e trovarobe. La cena-spettacolo si ripeterà venerdì e sabato 8 e venerdì 9 novembre sempre nello stesso incantevole luogo con inizio alle ore 19.00.


Massimo Lardi