Biodistretto Valtellina/Valposchiavo? Non ora – Sì alla Casa del Bio e alla Fiera Bioalpina

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Quando un anno fa prese il via il progetto SinBioVal (finanziato dal programma Interreg) era misurabile “in anni luce” la distanza che separava la Valposchiavo e la Valtellina in tema di produzione Bio (in maiuscolo perché s’intenda come certificata). Naturalmente le due aree sono molto diverse per le dimensioni, relativamente diverse per tipologia di prodotti, e tuttavia i promotori hanno valutato ampi margini di collaborazione e integrazione.

Biodistretto comune? Non ora, è stata la premessa ai partner da parte valposchiavina. Qualche numero aiuta: 2239 sono le aziende agro-zootecniche valtellinesi, di queste solo una trentina hanno la certificazione Bio (meno del 1,5%), mentre la Valposchiavo è oltre il 90% di terreni certificati Bio. E dunque unire i due territori in un unico Biodistretto è sembrato oggi assolutamente improponibile, basterebbe solo pensare al rischio di confusione in tema di comunicazione. E tuttavia la “Via valposchiavina al Bio” viene sentita in Valtellina come da imitare in fretta. Detto per inciso in Valtellina si certificano in grande prevalenza aziende nuove, i cui titolari non è detto che abbiano una tradizione familiare in ambito agricolo o zootecnico, aziende condotte da giovani con discreta disponibilità finanziaria e con una buona o alta preparazione scientifica.

Vediamo più in dettaglio i contenuti del progetto. Il nome SinBioVal è un acronimo per “ Sviluppo sinergico dell’agricoltura biologica in Valtellina e Val Poschiavo”, la durata è fissata in tre anni e terminerà entro il novembre 2021. I fondi a disposizione sono circa 1.580.000 euro per parte italiana e 140.000 franchi per parte elvetica. Regione Bernina (capofila) e Caseificio Valposchiavo sono i promotori a nord, mentre per i confinanti sono Comunità Montana di Sondrio (capofila) e poi Comune di Chiuro, Fondazione Fojanini, Valtellinabio srl e Camera di commercio.

I vantaggi potenziali per la parte valposchiavina sono stati unanimente enumerati dalle persone consultate: Orlando Lardi per la Regione, Gianluca Giuliani per il Caseificio e Daniele Raselli per BioSuisse.
Sul versante della formazione continua si intende fornire ai produttori pubblicazioni scientifiche aggiornate; verranno poi organizzati incontri di approfondimento in Valle, consentendo anche agli interessati di partecipare alle “lezioni” previste in Valtellina. Saranno proposte uscite reciproche sul campo e insieme presso aziende esemplari in provincia di Bolzano. Si parteciperà poi alla fiera-mercato di riferimento: Biomarché di Zofingen.

Scambio di prodotti a completamento dell’offerta saranno incentivati: tutto ciò che non viene prodotto in quantità sufficiente verrà importato vicendevolmente. Così si rafforzerà e completerà l’offerta (a chilometro zero o quasi) tanto per i consumatori vallerani che per i turisti. Già per il Caseificio di Poschiavo si è aperta la possibilità di commercializzare i propri prodotti (e a traino quelli del programma 100% Bio) nella catena di negozi NaturaSì (Valtellinabio srl) presenti in Valtellina, ma soprattutto per quelli collegati e disseminati in numero rilevante nel resto della Lombardia. Infine si offriranno pacchetti turistici dedicati al consumatore curioso e consapevole.

Qualche ulteriore elemento di giudizio rispetto al progetto SinBioVal, perché siamo coscienti di diffuse perplessità sui programmi Interreg. Sono oltre trenta le azioni previste. Diverse sono già state presentate sopra in chiave valposchiavina, due sono poi state già anticipate nel titolo. A Chiuro in un edificio messo a disposizione dal Comune verrà allocata, come l’abbiamo chiamata noi, la “Casa del Bio”. Questa servirà come centro di informazione e formazione, per dimostrazioni didattiche e degustazioni, e per ospitare un mercatino settimanale di prodotti bio. Poi entro fine 2021 verrà organizzata la prima Fiera del biologico alpino, con prodotti locali, ma anche con quelli reperibili nell’intero arco alpino. Vitale per la Valtellina è arrivare a questo appuntamento con prodotti in quantità maggiore rispetto alla situazione presente. E dunque un obiettivo del progetto è di aumentare di almeno il 50% il numero delle aziende certificate. Per arrivare a questo si conterà, come più volte ripetutoci da Cinzia Leusciatti (Comunità Montana di Sondrio) e da Fausto Gusmeroli (Fondazione Fojanini), sulla “stella polare valposchiavina”, ottimisti per questo, ma non solo, rispetto al cammino intrapreso.


Piergiorgio Evangelisti