Dalla nebbia al sole e in mezzo dieci giorni di sci ai massimi livelli, emozioni intense e soprattutto tanta, tantissima passione: i Mondiali di Sankt Moritz si chiudono in una giornata di sole con temperature rigide, una di quelle giornate così luminose da evocare la primavera. Niente nebbia, in rapida ascesa dai laghi e dalle pianure lombarde; oggi le nuvole della “bassa” restano confinate in terra italica e Sankt Moritz, la piana di Silvaplana, i laghi glaciali di quassù offrono il meglio di sé alle dirette televisive. I Mondiali si concludono tra i pali stretti dello Slalom maschile, un trionfo per l’Europa che parla tedesco con austriaci e tedeschi a medaglia.
Dieci giorni di agonismo regalano un caleidoscopio di emozioni; risultati a parte, le riflessioni e le sensazioni più forti arrivano dal vissuto quotidiano, da quell’atmosfera carica di vitalità che permea l’esistenza di questa cittadina d’alta quota. Un salto in stazione per un caffè e quattro chiacchiere con gli amici prima di salire sul Trenino Rosso verso casa sono un tuffo nel mondo vibrante degli appassionati di sci, tifosi molto speciali, avvezzi ai climi duri, alle levatacce, alle camminate. Forse dovremmo considerarli essi stessi atleti; molti di loro gareggiano per passione e conoscono bene le fatiche delle discipline alpine.
Ma a rendere i tifosi dello sci diversi da quelli di altri sport individuali c’è il contatto, intenso, con la natura che rende tutti un po’ più uguali; come i loro idoli, vivono nebbia, neve e freddo. Si alzano all’alba, proprio come gli atleti che tra riscaldamento e ricognizione sono in pista già alle prima luci del giorno; e come gli atleti sanno aspettare, attendono e attendono, con pazienza e allegria, come hanno dimostrato i tantissimi appassionati in attesa della discesa libera maschile, rinviata più e più volte proprio per quelle nebbie, antipatiche e malandrine, che dal Maloja hanno invaso il campo di gara.
Ce ne vuole di passione per partire alle tre o alle quattro del mattino in pullman o in treno pur di esserci, pur di respirare la stessa aria frizzante del proprio campione; ce ne vuole di amore per la montagna per vivere un’intera giornata in quota, all’aperto. Lo sci è anche questo; è disciplina individuale che unisce i cuori, costruisce comunità e aggrega persone; è disciplina che sa regalare la curiosità per paesaggi, culture e popoli diversi e talvolta costruisce ponti, a giudicare dalla familiarità con cui tifoserie diverse si incontrano e si sostengono.
Sono stati dieci giorni gloriosi per i nostri Graubünden: l’Engadina ha parlato al mondo con la forza delle sue montagne, della sua neve, del calore della sua gente. Se l’efficienza è data quasi per scontata quando si parla di Confederazione Elvetica, meno scontato è il calore umano, la familiarità con cui le genti di montagna accolgono e assistono. Le montagne di quassù abbracciano e invitano alla riflessione; sono un inno all’introspezione (fate un salto alla casa di Nietzsche a Sils Maria, per “vedere con occhi che sentono”), al pensiero che sa ponderare, alla contemplazione. Lo sci, pure quello moderno e frenetico, lo scopre ogni volta che il tempo, quello atmosferico, costringe a una pausa; le gare sono per definizione una corsa contro il tempo scandito dal cronometro, ma il tempo resta l’unico, vero arbitro, da cui tutti dipendono, un tempo che sa regalarci anche lunghi momenti di attesa.
Chiara M. Battistoni