Marco Camenisch presto libero

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L’ecoterrorista Marco Camenisch sarà presto in libertà. La notizia è stata messa in evidenza settimana scorsa da molti media nazionali, ai quali hanno fatto eco anche mezzi d’informazione d’oltre confine, dove l’attivista antinucleare ha sempre goduto d’importanti simpatie negli ambienti dell’ecologismo radicale, per i quali egli rappresenta una vera e propria icona. Non si contano infatti le manifestazioni di solidarietà avvenute nel corso degli anni da sostenitori sia al di qua che al di là del confine, che ne chiedevano la libertà.

Il nome dell’anarchico valposchiavino, nato e cresciuto a Campocologno, era balzato agli onori della cronaca verso la fine degli anni ’70, allorquando, in concorso con un complice, fece saltare alcuni tralicci dell’alta tensione e una sottostazione della centrale Sarelli nei pressi di Sargans. Arrestato e condannato ad una pena detentiva di 10 anni, nel 1981 Camenisch è protagonista, con altri cinque commilitoni, di una rocambolesca fuga dal carcere zurighese di Regensdorf, episodio in cui rimase ucciso anche un secondino. Da qui l’ecoterrorista fa perdere le proprie tracce, rifugiandosi probabilmente in Italia.

Dopo anni di latitanza ricompare nell’autunno del 1989 a Brusio, in visita alla tomba del defunto padre. Lungo la strada cantonale fra Campascio e La Pergola viene riconosciuto da una guardia di confine in servizio di ronda e, vistosi braccato, fa fuoco uccidendo sul colpo l’agente. Da notare che, proprio in riferimento a quest’ultimo fatto, Camenisch ha sempre contestato le accuse mosse nei suoi confronti, nonostante la condanna inflittagli da una corte d’assise del Canton Zurigo. Dopo l’episodio di Brusio, Camenisch riesce nuovamente a far perdere le proprie tracce.

Meno di due anni più tardi, in un confronto a fuoco in Italia, egli ferisce gravemente un agente di polizia, prima di venir nuovamente arrestato e incarcerato. Estradato in Svizzera nel 2002, Camensich sta tuttora scontando una pena detentiva con scadenza nel maggio del 2018, ma, come riferisce l’edizione della NZZ dello scorso 28 febbraio, pare ora gli sia stata garantita la scarcerazione anticipata già alla fine di marzo di quest’anno, alla quale fa seguito un periodo di prova subordinato a buona condotta. Come peraltro riportato dallo stesso organo di stampa zurighese, il competente ufficio per l’esecuzione delle pene del Canton Zurigo, a cui è stato affidato il caso Camenisch, non ha però voluto confermare la notizia. Un’annotazione di fine febbraio della “Biblioteca anarchica” conteneva però l’informazione dello stesso Camenisch, il quale riferiva in merito all’imminente scarcerazione.

Nel contesto va comunque detto che già lo scorso anno la giustizia zurighese aveva iniziato ad intraprendere i primi passi per preparare Camenisch alla libertà, una transizione avviata mediante la concessione della libertà vigilata per recarsi al lavoro in una struttura esterna, con obbligo di rientro serale.

In un’intervista rilasciata alla “Südostschweiz” nel 2014, Camenisch aveva peraltro fatto sapere di non essere più intenzionato a riprendere la lotta armata. In tutto il tempo trascorso dietro le sbarre, mai invece un ripensamento per quanto riguarda le proprie convinzioni ideologiche, atteggiamento quest’ultimo che, nonostante la buona condotta dimostrata in carcere, non ha potuto valergli lo sconto di pena come da prassi normale.

Con il rilascio di Camenisch, che lo scorso mese di gennaio ha compiuto 65 anni, si chiude così uno dei capitoli più lunghi nella storia giudiziaria del nostro Paese, che hanno visto lo stesso attivista anarchico trascorrere gli ultimi 25 anni in carcere. Una storia giudiziaria durata quasi quattro decenni, che ha riempito pagine di giornali e che hanno visto l’ecoterrorista valposchiavino protagonista di pubblicazioni e anche di un film biografico.


Piero Pola