Tignì da spina e molà  da burun!

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Tignì da spina e molà  da burun!

Un risultato che deve far riflettere sulla gestione finanziaria cantonale

Tignì da spina e molà  da burun!
Espresso in lingua italiana significa “Tieni d’occhio e ti preoccupi delle gocce e non ti accorgi delle perdite più importanti.” (Per chi non lo sapesse burun significa cocchiume, grosso turacciolo di legno per botti e mastelli.)

Forse è proprio questa constatazione che ha disturbato molto la popolazione votante del nostro Cantone, che infine ha deciso di dire no ad un progetto che, almeno alla gente comune, sembrava e sembra un intervento enorme: cento milioni di franchi solo per delle infrastrutture (vedi anche articolo sul Bernina
dell’11 maggio 2004
).

Tutti i circoli, in modo più o meno deciso, non hanno accettato la proposta governativa. Uniche eccezioni i circoli di Davos e di Schanfigg.

In Valposchiavo, Brusio ha votato sulla falsariga della media cantonale (sì 39%; no 61%), mentre Poschiavo è stato ancora più severo (sì 31%; no 69%).

Ma torniamo alla spina e al burun.

In questi anni di magra il rubinetto delle finanze disponibili per la scuola grigione è infatti stato chiuso numerose volte. Ciò senza voler dimenticare gli altri tagli operati dal governo cantonale, decurtamenti ormai obbligati considerate le difficili condizioni finanziarie del cantone. Nel settore scolastico basti pensare al grosso taglio dei finanziamenti legati alle attività di aggiornamento per i maestri della scuola dell’obbligo, oppure al numero chiuso per il liceo, o alla cancellazione della commissione per i testi didattici di lingua italiana. Esempi questi che mostrano come i tagli vadano ad immobilizzare dei settori della scuola che dovrebbe mantenere più che mai un buon dinamismo, soprattutto in questo periodo caratterizzato da grossi cambiamenti.

Non torniamo, in questa sede, all’esempio di taglio più eclatante: quello del declassamento di alcuni ospedali, a dir poco grottesco se pensiamo al quello di San Sisto.

Dopo numerose operazioni finanziarie azionate tramite la spina, il Governo, con l’avvallo del Gran Consiglio, ha pensato bene di togliere finalmente il burun delle casse cantonali per finanziare la costruzione del nuovo centro scolastico destinato al settore medio superiore della Capitale. E a questo punto la popolazione ha espresso chiaramente il suo veto, una disapprovazione che non rappresenta soltanto una bocciatura della nuova Cantonale, bensì forse anche un voto negativo nei confronti del modo di gestire le finanze cantonali, troppo spesso caratterizzato da tagli a destra e a manca che mettono in serie difficoltà la popolazione che non può, non deve, non vuole, rinunciare a quel minimo di attività per continuare a vivere nelle nostre regioni di montagna.

Quante volte mio padre me lo diceva: – Al ma par che sem drö a tignì da spina e a molà da burun. – Un modo di dire che nella vita deve costantemente aiutarci a riflettere su come spendere i nostri soldi. Non è facile per il singolo privato, ancor meno per chi ha assunto le grandi responsabilità di governo. Di questo ne siamo coscienti.

Redatto da Danilo Nussio – nussio@ecomunicare.ch