Viaggi all’estero: un’esperienza unica!

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Viaggi all’estero: un’esperienza unica!

Questo è quanto si può dedurre dai racconti di “viaggiatori” appena tornati o ancora all’estero.
Il motivo principale per cui si parte è l’apprendimento di una lingua straniera, ma poi ci si accorge che l’esperienza stessa arricchisce molto di più che la semplice aggiunta di un idioma alla lista delle proprie conoscenze. Certo, anche da un punto di vista pragmatico un’esperienza all’estero e la conoscenza di diverse lingue offrono dei vantaggi indiscutibili nel mondo del lavoro. Ma questo non è sicuramente l’aspetto principale che emerge dalle testimonianze di chi racconta e descrive paesaggi Neozelandesi, mercati Ecuadoriani o spiagge e deserti Australiani. Eccezionale è infatti l’esperienza personale di “partire”, nel vero senso della parola, cioè di lasciare famiglia, amici, terra e cultura per aprirsi ad uno stile di vita diverso, a nuova gente. Questo permette di conoscere meglio se stessi, prendendo coscienza delle proprie radici: un viaggio all’estero e allo stesso tempo un viaggio dentro noi stessi. Forse il motivo di una partenza ha, come dice De André, “la stessa ragione del viaggio: viaggiare.”

Alcuni consigli da giovani con un viaggio alle spalle:
Periodo minimo del soggiorno: quattro mesi, possibilmente anche di più. Questo permette un buon apprendimento della lingua, di conoscere la cultura locale e non solamente visitare i musei. È ideale partire senza avere una data fissa per il ritorno, quindi alla fine di un apprendistato, di uno studio o in un periodo senza occupazione, per poter essere flessibili e approfittare di un’esperienza probabilmente unica nella vita, magari allungando il soggiorno di un mese per visitare ancora alcuni luoghi. Essere soli rende ancora più flessibili, ma a dipendenza del carattere qualcuno può avere bisogno di un compagno di viaggio. Frequentare una scuola per la lingua è consigliabile, come pure concedersi dei periodi senza troppe limitazioni per viaggiare liberamente. L’età ideale è tra i venti e i trenta anni, quando si ha raggiunto una certa indipendenza ma non si hanno ancora grandi responsabilità e legami. In certi stati poi si è completamente maggiorenni solamente a 21 anni, andarci prima potrebbe quindi comportare fastidiose limitazioni.

Alla domanda “lo rifaresti?” la risposta è stata unanime: “Subito, anche domani!”

Redatto da Alan Crameri – alan.crameri@bluewin.ch