La versione rivisitata e aggiornata de “La cicala e la formica”

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Di Roberto Nussio
L’autore si assume la responsabilità dei contenuti. Persone o enti coinvolti godono del diritto di replica. La Redazione.

In una giornata d’inverno le formiche stavano facendo seccare il loro grano che si era bagnato. Una cicala affamata venne a chiedere loro un po’ di cibo. E quelle le dissero: “Ma perché non hai fatto una provvista anche tu quest’estate?”Non avevo tempo” rispose la cicala “dovevo cantare le mie canzoni” “E tu balla adesso che è inverno, se quest’estate hai cantato” le dissero ridendo le formiche.

Questo è quanto ci racconta Esopo (VI secolo a.C)

Già da quei tempi, la distinzione di chi provvede e chi se ne dimentica (o se ne frega)  doveva essere molto chiara, se la favola si racconta ancora oggi. Inoltre, l’insegnamento finale, quello che alla fine i nodi vengono al pettine potrebbe rappresentare una costante di tutto quanto facciamo o tralasciamo.

La versione rivisitata potrebbe essere questa
In una giornata d’inverno le formiche stavano facendo seccare il loro grano che si era bagnato. Una cicala d’alto rango (non affamata) venne a chiedere a loro del cibo. E quelle, (tramite la voce del loro porta parola), le dissero: “Volentieri, lasciaci asciugare il grano. Poi te lo vendiamo. Tra pochi giorni! Nel frattempo ci accordiamo sul prezzo.”

Visto il traffico inusuale tra le formiche alla presenza della cicala d’alto rango (nientemeno che un ambasciatore), la formica ministro delle  esportazioni si avvicinò e disse: “Sia il benvenuto ambasciatore. Se volete, vi possiamo vendere anche gli essiccatoi per il grano. Sono venuto a sapere che anche voi, dopotutto, avete avuto un raccolto: anche se non così abbondante come il nostro.”

L’ambasciatore delle cicale rimase esterrefatto, mandò degli emissari che l’accompagnavano ai suoi governanti, li informò dell’offerta e ne descrisse i grandi vantaggi. Sarebbero, infatti, venuti a conoscenza delle tecniche delle formiche per quindi riprodurle a casa propria e creare conoscenze specifiche di “eccellenza” in loco e posti di lavoro. Chiese dunque delle istruzioni in merito. Gli emissari partirono di gran carriera e ritornarono dopo pochi giorni con la seguente informazione: “Il regno delle cicale, in nome del progresso, del bene comune, della crescita economica (che creerà dei nuovi posti di lavoro)  e per finire, di una dieta più sana (chicchi secchi e non colpiti dal marciume) è pienamente d’accordo di concludere l’affare. Tenendo conto della situazione finanziaria, l’ambasciatore, oltre che a tirare sul prezzo, coinvolga i venditori nel finanziamento della transazione evidenziando il grande potenziale e la dinamicità del mercato delle cicale.”

L’ambasciatore delle cicale fu invitato a un cenone indimenticabile. Oltre al porta parola delle formiche c’erano: il ministro delle esportazioni, il delegato delle banche del regno delle formiche, un senatore della maggioranza (di destra) e un senatore di minoranza (di sinistra) e qualche formichina affascinante. Tanto per allietare la serata. Tutti gongolavano vedendo i “loro” vantaggi.
Presto calò il gelo. L’ambasciatore delle cicale incominciò a piangere sul prezzo, ricordando che il suo governo aveva delle grosse difficoltà, che sarebbe stato bello terminare l’affare ma che, insomma, l’andamento economico era quello che era.

In quel momento il delegato delle banche del regno delle formiche (che si era premunito di portare con sé il fior fiore degli avvocati del regno) si alzò e disse: “ Noi siamo pronti ad aiutarvi.Siamo molto interessati affinché un regno con la vostra storia, arte e tradizione democratica (e giù a citare nomi altisonanti), si porti al livello dei regni più moderni: all’altezza con i tempi, con l’uomo al centro di ogni attività, nel rispetto specifico delle sue qualità, provenienza e religione”. L’enfasi che ci metteva era tale che a tutti non restava che annuire.

“Come facciamo? Semplicissimo, vi apriamo un’apertura di credito e vi aiutiamo, (siamo qui per questo), a piazzare i vostri prestiti tramite delle obbligazioni interessantissime per coloro che le acquistano visto le prospettive. Noi vi staremo vicino da consulenti. Vi piazzeremo i titoli tramite i nostri canali: pure tra voi cicale, tra le lepri, le lucertole, i lombrichi. Dappertutto (forse non tra i gufi reali e tra le serpi, pensò rapidamente). Questi non ce la bevono.). Non dovrete fare davvero nulla. Ci penseremo noi, che ben conosciamo le insidie del mercato.  Voi dovete solamente svilupparvi all’interno e verso l’estero e, con i soldi guadagnati, ripagherete vostri debiti.  Una classica situazione win win (dove tutti escono vincitori).

 

Fantastico: l’ambasciatore delle cicale era stracontento. Il suo progetto si avverava. Di sicuro sarebbe stato promosso capo ambasciatore plenipotenziario delle cicale e, oltre al salario, sarebbe stato riverito da tutti. Sua moglie sarebbe stata richiesta ai party pomeridiani e nei banchetti e avrebbe, finalmente, potuto tener testa alla moglie del generale delle cicale che tanto se la dava.
A questo punto, con grande sussiego, si alzò e brindò all’amicizia tra le formiche e le cicale, disse che ci doveva ancora riflettere molto bene e che, però, alcune delle idee formulate, e naturalmente sempre con il consenso della dieta delle cicale, (verso la quale lui stesso si sarebbe impegnato), si sarebbero potute applicare.

I rappresentanti delle formiche rimasero impassibili. Avevano capito che la controparte era pronta e cotta a puntino, ma che si voleva lucrare sull’affare. Si rialzò dunque il rappresentante delle banche delle formiche, si scusò di non essere stato molto chiaro sulle modalità del prestito. Invitò gentilmente in una saletta l’ambasciatore delle cicale (dove avrebbe ripreso il tema) e, dopo una ventina di minuti, uscirono a braccetto: raggianti di aver raggiunto l’accordo.

“Un accordo, Signori miei, che oserei dire storico. Un’intesa che avrà ripercussioni positive sia a favore dei lavoratori delle formiche sia a quelli delle cicale (il senatore di sinistra già vedeva aumentare i salari e i diritti dei lavoratori), sia all’industria d’esportazione e della finanza del nostro paese. Per non dimenticare gli impulsi positivi a quelle delle cicale”: disse il delegato delle banche delle formiche”. Mentre queste parole erano dette, il senatore (di destra) delle formiche, brindava allegramente con l’ambasciatore delle cicale raccontando delle facezie.

L’affare fu siglato, tutti ebbero da lavorare. Il livello di vita delle cicale si avvicinò a quello delle formiche: auto, vacanze, viaggi “parto oggi, pago domani”, prestiti privati, leasing, case rinnovate.  Tutto era diventato moderno, “up to date” (all’ultima moda), come previsto dalle regole del progresso e delle esigenze. Quelle che ogni giorno erano suggerite da una pubblicità spietata e da studi e ricerche di truppe di ricercatori “free lance” (indipendenti) delle due comunità. Le formiche erano però meglio organizzate delle cicale e, mentre le prime riuscivano a continuare a crescere, alle cicale si sviluppavano “solo” i debiti verso le banche di tutte le “formiche” presenti sul mercato. Fu una corsa contro il tempo. D’ambo le parti si consigliava, anzi, si suggeriva di consumare per mantenere i posti di lavoro: tutti schiavi delle stesse chimere.

Creditori e debitori: tutti in una maledetta trappola.
Alla fine di lungaggini interminabili, tutti pagarono, anche i gufi reali (che sapevano che alla fine i conti tornano) e le serpi che, astute, sapevano che sono sempre gli stessi a perdere. Alla fine.
Tutti alla cassa, forse, per quindi ritornare da capo.

Roberto Nussio

E questa è l’ottava moneta.


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