L’indulgenza nell’Anno Santo della Misericordia

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Bischof Vitus Huonder • Jesus.ch

Lettera del vescovo Vitus Huonder

I. Cos’è l’indulgenza?

Nella pubblicazione della Bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia, Misericordiae Vultus, Papa Francesco scrive: «Il Giubileo porta con sé anche il riferimento all’indulgenza. Nell’Anno Santo della Misericordia essa acquista un rilievo particolare» (22).

Questo riferimento ci porta a domandarci: cos’è l’indulgenza? Ci risponde il Catechismo della Chiesa Cattolica: «Mediante le indulgenze i fedeli possono ottenere per se stessi, e anche per le anime del purgatorio, la remissione delle pene temporali, conseguenze dei peccati» (CCC 1498). Comprendiamo cosa si intenda con questa espressione? Chi si è già confrontato con l’indulgenza, probabilmente si; chi, però, ha difficoltà nel comprendere definizioni teologiche si porrà nuovamente la domanda: ma cos’è l’indulgenza?
Il Santo Padre stesso fornisce la seguente spiegazione: «Nonostante il perdono, nella nostra vita portiamo le contraddizioni che sono la conseguenza dei nostri peccati. Nel sacramento della Riconciliazione Dio perdona i peccati, che sono davvero cancellati; eppure, l’impronta negativa che i peccati hanno lasciato nei nostri comportamenti e nei nostri pensieri rimane. La misericordia di Dio però è più forte anche di questo. Essa diventa indulgenza del Padre che attraverso la Sposa di Cristo raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato, abilitandolo ad agire con carità, a crescere nell’amore piuttosto che ricadere nel peccato» (Misericordiae Vultus 22). Spinti da questa affermazione, continuiamo nella nostra ricerca sul significato dell’indulgenza.

Chiamati a nuova vita
Per poter comprendere l’indulgenza, dobbiamo partire dal santo battesimo. Con il santo battesimo abbiamo ricevuto la vita divina, una vita libera dal peccato. La fede ci insegna: il battesimo comporta la remissione del peccato originale e di tutti i peccati personali (cfr. CCC 1279). Riguardo al battesimo, San Paolo insegna: «Lo sappiamo: l’uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con lui, affinché fosse reso inefficace questo corpo di peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato» (Rm 6,6). Questo significa che mediante il battesimo siamo chiamati ad una vita santa. Non dobbiamo rimanere schiavi del peccato; dobbiamo piuttosto, invece, anche noi considerarci «morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù» (Rm 6,11).

Raggiunti dalla realtà
La realtà mostra, però, che anche da battezzati cadiamo ripetutamente nel peccato. Raramente vi è qualcuno che sia talmente forte da riuscire a vivere sempre in quella santità che gli è stata donata nel sacramento del santo battesimo. Il Signore stesso, che conosce il cuore dell’uomo, non ci abbandona alle nostre debolezze e ai nostri errori. Con il sacramento della penitenza ci ha donato il rimedio. Dà quindi ai suoi discepoli l’incarico di giudicare i peccati e di assolvere dai peccati: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (Gv 20,22-23).

Esortati a continua conversione
La santa confessione ci dona il perdono dei peccati. «Nel sacramento della riconciliazione Dio perdona i peccati, che sono davvero cancellati», leggiamo nella Misericordiae Vultus 22. Il fatto, però, che il peccato continui ancora ad influenzare la nostra vita e che cadiamo nella colpa, deve esserci da continuo stimolo alla conversione. Con conversione non si intende solamente la confessione dei nostri peccati, ma anche il sincero dolore per il nostro fallimento, per il fatto che mediante le nostre colpe non abbiamo saputo rispondere al dono del battesimo e abbiamo così rattristato il Signore. La cosiddetta penitenza (riparazione) che ci viene data dal confessore ha lo scopo di riparare l’ingiustizia commessa, di spingerci ad accogliere l’espiazione e di sostenerci nel distaccarci dal peccato. Ci fa sentire che non dobbiamo prendere alla leggera il peccato e che, appunto come dice il Vangelo, dovrà essere pagato l’ultimo spicciolo (cfr. Mt 5,26; 18,23-35).

Colmi di dolore per la separazione
L’uomo deve anche rendersi conto che il peccato separa da Dio e che la via del ritorno è faticosa (cfr. Eb 6,4-6). Il peccato può avere delle conseguenze che non si possono rimuovere semplicemente con la confessione dei peccati e l’assoluzione. La Chiesa, in alcuni momenti della sua storia, ha sottolineato questo aspetto esigendo dei periodi di penitenza, spesso lunghi, per i peccati gravi. E i fedeli accoglievano volentieri tali periodi e opere di penitenza e di riflessione, perché riconoscevano in questo un aiuto per la purificazione e il rinnovamento della vita battesimale. Inoltre, tali periodi e opere di penitenza e di riflessione potevano anche causare una profonda tristezza. Cresceva il desiderio di piena comunione con il Signore e la Sua Chiesa, il desiderio che l’opera di riparazione potesse presto terminare. Con l’intercessione di uomini santi e l’ordinanza del Vescovo, questo cammino di penitenza poteva essere accorciato. La penitenza, l’estinzione delle conseguenze del peccato, veniva attenuata. Questo è, in parole povere, lo sfondo per la comprensione della prassi dell’indulgenza.

Accompagnati dalla Chiesa
Nel senso appena descritto, possiamo annotare quanto segue: l’indulgenza è un atto di grazia di Dio, ottenuto dalla Chiesa, per attenuare o cancellare completamente le conseguenze dei peccati. Con l’indulgenza, l’uomo che si è riconciliato con Dio mediante la confessione è in grado di estinguere le conseguenze del peccato e di ricominciare a vivere nella libertà dei figli di Dio (cfr. Rm 8,21). È questo che intendiamo quando diciamo che l’indulgenza ci libera dalle pene del peccato. Ci abbandoniamo così completamente al Signore e al Suo agire misericordioso. È in questo spirito che dovremmo accogliere l’indulgenza. È per questo che il Santo Padre, come abbiamo potuto constatare, collega così strettamente l’indulgenza con l’Anno della Misericordia: «Il Giubileo porta con sé anche il riferimento all’indulgenza. Nell’Anno Santo della Misericordia essa acquista un rilievo particolare» (Misericordiae Vultus 22).

Possibile mediante il nostro Redentore
L’indulgenza ci viene concessa mediante l’autorità della Chiesa (Santo Padre, Vescovi). Questo è possibile perché l’autorità della Chiesa ha ricevuto il suo mandato da Gesù. Ed è da qui che va intesa la concessione dell’indulgenza da parte di Papa Francesco, come anche le disposizioni ad essa legate. In definitiva, parte tutto dalla misericordia di Dio, che ci è donata in Cristo e mediante la Sua opera, la Chiesa.

II. Come viviamo l’indulgenza?

Nella lettera di Papa Francesco (Lettera del Santo Padre Francesco con la quale si concede l’indulgenza in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia) si legge: «Per vivere e ottenere l’indulgenza, i fedeli sono chiamati a compiere un breve pellegrinaggio verso la Porta Santa, aperta in ogni Cattedrale o nelle chiese stabilite dal Vescovo diocesano, e nelle quattro Basiliche Papali a Roma, come segno del desiderio profondo di vera conversione».

Varcare la Porta Santa
L’indulgenza nell’Anno del Giubileo Straordinario della Misericordia è legato al passaggio della Porta Santa. La Porta Santa non è altro che un simbolo di nostro Signore Gesù Cristo che si definisce non soltanto come il buon pastore (Gv 10,11) ma anche come porta: «Io sono la porta delle pecore… io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10,7-9). Queste parole ci aiutano a comprendere il simbolo della Porta Santa e a compiere l’atto simbolico del passaggio di questa porta nello spirito adeguato.

Accogliere i segni e i simboli
Ma perché c’è bisogno di segni o di simboli? Dio agisce direttamente. Non vi è alcuna necessità di intervento di persone o di cose. Così pensano molte persone e mostrano scarso interesse a segni o a simboli.
La Sacra Scrittura ci richiama l’attenzione sul fatto che Dio ha sempre utilizzato anche dei segni come mezzi per compiere guarigioni o elargire doni spirituali. Il segno o il simbolo sono una sfida per la nostra fede. Dio prova la nostra fede. E Dio ci dona la salvezza in risposta alla nostra fede. Ce ne offre un esempio la storia del serpente di rame (Nm 21,4-9). Non avrebbe Dio forse potuto guarire gli uomini direttamente? Era necessario concedere la guarigione mediante il serpente di rame? «Quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita». Dio ha scelto questo percorso per portare gli uomini alla fede. Un altro esempio è l’agire di nostro Signore verso il cieco. La testimonianza del cieco guarito: «Quell’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va’ a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista» (Gv 9,11). Possiamo domandarci: perché questo modo complicato di agire del Signore? Perché questa azione simbolica? La risposta può essere solo questa: «perché il Signore ha voluto così». Questi esempi ci aiutano a comprendere e ad accogliere meglio anche il simbolo della Porta Santa.

Ricevere in spirito di umiltà
L’indulgenza può essere fruttuosa solamente se ottenuta in spirito di umiltà. Anche per l’accoglienza di questo dono si possono applicare le parole del Signore: «In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso» (Mc 10,15).
Invito pertanto tutti i fedeli della nostra diocesi di ottenere personalmente, in questo spirito, l’indulgenza, questo particolare dono dell’Anno Santo della Misericordia. Essa comprende un “pellegrinaggio verso la Porta Santa”, come richiesto da Papa Francesco. Il Papa elenca poi gli ulteriori elementi per ottenere l’indulgenza. Sono questi il sacramento della riconciliazione e la celebrazione della santa Eucarestia. Si aggiunge poi un momento di riflessione meditata sulla divina misericordia. Papa Francesco scrive inoltre: «Sarà necessario accompagnare queste celebrazioni con la professione di fede e con la preghiera per me e per le intenzioni che porto nel cuore per il bene della Chiesa e del mondo intero» (Lettera del Santo Padre Francesco con la quale si concede l’indulgenza in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia).

Maria, la Madre di Nostro Signore, ci accompagni in questo Anno Santo con la Sua protezione e la Sua intercessione. Il Suo titolo Madre della Misericordia ci faccia prendere coscienza di quanto lei sia unita a noi uomini e quanto si preoccupi della guarigione delle nostre anime. Con ciò auguro a tutti und Giubileo della Misericordia fruttuoso e impartisco volentieri a questo fine la mia benedizione episcopale.

+ Vitus Huonder, Vescovo di Coira


Come si ottiene l’indulgenza?

Il Manuale delle indulgenze (Città del Vaticano 1999) riporta circa le norme per le indulgenze, alle pagg. 22-23 quanto segue:
19. L’opera prescritta per lucrare l’indulgenza plenaria annessa ad una chiesa o ad un oratorio consiste nella devota visita* di questi luoghi sacri, recitando in essi la preghiera del Signore e il simbolo della fede (cioè il Padre nostro ed il Credo), salvo che nella concessione sia diversamente stabilito.
20. § 1 Per ottenere l’indulgenza plenaria, oltre l’esecuzione di qualsiasi affetto al peccato anche veniale, è necessario eseguire l’opera indulgenziata e adempiere le tre condizioni: confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. (…).
§ 3 Le tre condizioni possono essere adempiute parecchi giorni prima o dopo di aver compiuto l’opera prescritta; tuttavia è conveniente che la comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice siano fatte nello stesso giorno, in cui si compie l’opera. (…). § 5 Si adempie pienamente la condizione della preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice, recitando secondo le sue intenzioni un Padre nostro ed un Ave Maria; è lasciata tuttavia libertà ai singoli fedeli di recitare qualsiasi altra preghiera secondo la pietà e la devozione di ciascuno.
* Nell’Anno della Misericordia l’opera prescritta consiste nel varcare la Porta Santa. Questa nella diocesi di Coira si trova nella Cattedrale di Coira (Portale della Cattedrale).


Parrocchia Cattolica San Vittore Mauro