Lettera Pastorale per la Quaresima 2016 di S.E. monsignor Vitus Huonder
Fratelli e Sorelle nel Signore, nella giornata dell’8 dicembre 2015 Papa Francesco, insieme a tutti i vescovi del mondo, ha dato il via all’Anno Giubilare straordinario della Misericordia.Il motto che il Santo Padre ci ha proposto è tratto da un testo del Vangelo di Luca: misericordiosi come il Padre (cfr. Lc 6,36 – Misericordiae Vultus. Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia, 14). Nella fede e tramite la fede possiamo sempre nuovamente fare esperienza della misericordia di Dio. La nostra fede è un’unica, forte espressione della misericordia di Dio.
La Parola del Vangelo ci chiama dunque ad essere noi stessi misericordiosi, come è misericordioso il Padre Celeste. Non dobbiamo limitarci a chiedere di ricevere misericordia. Dobbiamo anche noi essere misericordiosi verso il prossimo. Come dice il Papa, questo è «un programma di vita tanto impegnativo quanto ricco di gioia e di pace» (Misericordiae Vultus, 13). Con la mia Lettera pastorale, desidero dunque dare qualche spunto di riflessione per questo programma di vita.
Cos’è la misericordia?
Partiamo dalla domanda sull’effettivo significato di misericordia. La misericordia è una reazione alla miseria e alla sofferenza, all’impotenza e al fallimento. Quando diciamo che Dio è misericordioso, esprimiamo che Dio vede la miseria e la sofferenza dell’uomo e che con compassione va incontro all’uomo nella sua impotenza e nel suo fallimento. Dio si sofferma su ciò che rende infelice l’uomo per liberarlo da questo. Dio non abbandona l’uomo alla miseria e alla sofferenza, all’impotenza e al fallimento. Ce ne offre un esempio l’odierna lettura dal libro del Deutoronomio: «Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi» (Dt 26,7-8). Il Signore sente e agisce. Salva il popolo dalla schiavitù. Questa è espressione della sua misericordia.
Anche noi dobbiamo dunque essere misericordiosi come il Padre Celeste. Dobbiamo imitare il Padre, dobbiamo agire come Lui agisce. Ciò significa che dobbiamo fare attenzione alla miseria e alla sofferenza del prossimo, andare incontro con compassione alla sua impotenza e al suo fallimento, dobbiamo prenderci cura di lui e venirgli in soccorso nelle sue difficoltà.
Qual è la fonte della misericordia?
La fonte della misericordia è Dio stesso, il suo agire misericordioso verso di noi. Questo agire però si esprime in una maniera ben precisa. È l’agire di Dio in Gesù Cristo. «Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre» (Misericordiae Vultus, 1). La grande opera di misericordia del Padre è Gesù Cristo stesso, la sua incarnazione, la sua vita, i suoi insegnamenti, il suo agire, il dono della sua vita per noi. Per questo la seconda lettura di oggi, della prima domenica di Quaresima, ci esorta a professare Gesù Cristo: «… perché se con la tua bocca proclamerai: “Gesù è il Signore” e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo… Chiunque crede in Lui non sarà deluso» (Rm 10,9.11).
Facciamo esperienza di Gesù Cristo come fonte e origine della misericordia, in particolar modo nel Vangelo di oggi. Nella lotta con satana, il Signore afferra il maligno alla sua radice e si mostra, appunto per questo, come il «volto della misericordia del Padre». Guardando a Lui riceveremo la forza e la grazia per essere misericordiosi come il Padre, in particolare, per saper resistere al maligno in tutte le sue forme e per essere di vero aiuto al prossimo, per il suo bene temporale ed eterno.
Come si manifesta la misericordia?
La misericordia ha sempre un contenuto specifico. Questo contenuto lo troviamo denominato nelle cosiddette opere della misericordia. Sono queste un sicuro accompagnamento nel nostro cammino di vita e nell’interazione con il prossimo. «È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli» (Misericordiae Vultus, 15), così si esprime Papa Francesco.
Quali sono le opere di misericordia?
Volentieri riporto qui le opere di misericordia. Le opere corporali sono: dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati e seppellire i morti. Egualmente importanti sono le opere spirituali: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, correggere colui che si sbaglia, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i defunti.
Cos’è più urgente?
Quale sia l’opera al momento più urgente dipende sempre dalla situazione in cui ci troviamo e dai problemi che dobbiamo affrontare. Papa Francesco parla anzitutto dei poveri, che sono i privilegiati della misericordia divina (vedi Misericordiae Vultus, 15). Non penso qui solamente alla povertà materiale, ma anche alla povertà intellettuale e spirituale. Ed è questa che ci deve preoccupare maggiormente, dato che le sofferenze dello spirito e dell’anima dell’uomo sono in effetti le più gravi. È per questo che l’opera di misericordia spirituale, insegnare agli ignoranti, ci deve stare particolarmente a cuore. Un’altra sfida correlata che ci deve interessare in modo particolare è quella di trasmettere agli altri la nostra fede. Tra le tante possibilità offerte per mostrarsi misericordiosi come il Padre Celeste, ognuno di noi potrà certamente trovare quello che gli sarà possibile realizzare in un’opera concreta.
Preghiamo gli uni per gli altri affinché questo Anno giubilare e questa Quaresima ci diano una nuova spinta a dare buona prova e credibilità del nostro cammino di sequela di Cristo. La Madre della Misericordia, colei che ha ci ha potuto donare Gesù Cristo, «il volto della misericordia del Padre», sia nostro modello da imitare e nostra potente interceditrice.
Volentieri impartisco a tutti la mia benedizione episcopale e vi saluto di cuore.
+ Vitus Huonder, Vescovo di Coira