La Costa da Morte: una vacanza diversa

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Fuori dalle grandi mete turistiche, il valposchiavino Adriano Pedrazzi, racconta delle sue avventure partendo da Muxìa, piccolo paesino del nord della Spagna, in Galizia, ad alcune ore da Santiago de Compostela.

Te la sei cercata e ti arrangi

Il mio punto di riferimento è Muxía. Ci sono arrivato più o meno casualmente nel 2008, dopo un viaggio in pullman da Santiago de Compostela durato alcune ore. Ho subito avuto la sensazione di esserci già stato; sensazione confermatami dai mezzi sorrisi della gente locale, in genere non amante delle novità e tantomeno degli stranieri.

Muxía è un piccolo paese di circa 600 abitanti, due pensioni e poco più. Patria del miglior “percebe”, di ottimo pesce nonché di molluschi prelibati. Qui si trova il “Santuario de la Virgen de la Barca”, luogo di culto megalitico, centrato sulla “Pedra de Abalar”, la pietra dell’equilibrio. La tradizione vuole che il nome del santuario derivi dal fatto che la Vergine Maria, dopo un viaggio straordinario a bordo di una barca di pietra, giunse sulle rive della Costa da Morte per incoraggiare Santiago (San Giacomo) nelle sue predicazioni.

Per il sottoscritto – sognatore, amante delle culture del nord e appassionato di fumetti – a Muxía ci sono tutti gli ingredienti necessari; aggiungo un pizzico di Umberto Eco col classico “Il nome della rosa”, un po’ di Hugo Pratt con “Corto Maltese”, “Pentothal” di Andrea Pazienza, e la mia giornata è perfetta.

La Costa da Morte parte dal nord, a Malpica, e termina a Finisterre, passando attraverso Laxe, Camelle, il “Cementerio de los Ingleses”, il faro de Cabo Vilán, Camariñas, Muxía e Lires. Può essere percorsa seguendo la costa dell’Atlantico per centinaia di chilometri, e il suo nome cupo deriva dalla sua pericolosità, data dagli scogli a picco sul mare, perennemente di umore imprevedibile. Terra di cultura celta con antichi racconti di pescatori e leggende, è tristemente famosa per i circa 200 naufragi avvenuti negli ultimi 150 anni. Terra ricca di fari e di flora coloratissima e varia, praticamente mi pare di trovarmi sul passo del Bernina con l’Atlantico davanti al naso.

Guarda la galleria fotografica di Adriano Pedrazzi

La Costa da Morte - Galizia- nord della Spagna

Mi muovo di primo mattino col cavallo di San Francesco, col mio zaino in spalla e munito di cibo e acqua a sufficienza. Ovviamente faccio tutto quello che non si dovrebbe fare, tanto per non smentirmi. Quindi non informo nessuno dei miei programmi, mi muovo da solo, improvviso il tragitto e la meta. Diffido di internet e degli uffici d’informazione. I telefoni in queste zone hanno poca copertura di rete e i sentieri più belli naturalmente si trovano lungo la Costa, a strapiombo sul mare. Nel primo pomeriggio, quando cerco alloggio, la mia tecnica è quella di una volta e tutt’oggi dà ottimi risultati: soldi in tasca e assalto al barista e ai fedelissimi del bar del porto di turno per carpire le informazioni e gli indirizzi necessari. I mezzi di trasporto pubblici qui praticamente non esistono, pertanto è meglio avere sempre il numero di telefono del tassista di turno a portata di mano. La mia vacanza è durata una decina di giorni, con ritorno a Santiago.

Alcuni amici mi hanno chiesto di organizzare loro un viaggio, una vacanza in questi posti a me ormai familiari. Non lo farò. A mio avviso, la Costa da Morte, come tutte le situazioni e scelte che contano, va rispettata ed affrontata da solo; te la sei cercata e ti arrangi.

Per concludere, condivido un aneddoto. Due anni fa nel mio viaggio in Galizia mi accompagnò mio nipote Federico, allora quindicenne, che al ritorno mi comunicò la sua ferma intenzione di volerci ritornare. Quest’anno mi ha seguito nuovamente per alcuni giorni e l’anno prossimo, quando sarà maggiorenne, affronterà il percorso da solo oppure con amici. Per me è una grande soddisfazione personale.


Adriano Pedrazzi

4 COMMENTI

  1. Fantastico viaggio, Adriano Pedrazzi! Sono affascinato dal tuo racconto di viaggio al Cabo Finisterre. Muxia è solo 20 km più a nord. Sai anche perché? Ecco, sono nato quasi esattamente 75 anni fa a Puente Cesures, – nella casa della fabbrica di latte condensato e latte in polvere ” Industria Lecera Peninsular SA” , allora della ditta svizzera Nestlé ( ora non esiste più, come “tutto” cambia e passa ) – un paesettino ora integrato alla città di Padròn, situato a nord del Rio Ulla il quale entra nella Ria de Arosa per poi gettarsi nel Mar Atlantico, a 20 km a sud-ovest di Santiago de Compostela. I miei genitori mi hanno raccontato molto, di quei dintorni che a quei tempi non erano conosciuti dai turisti; fuori che la cattedrale di Santiago de Compostela, dove venivano i devoti a baciare il “poligon” – quasi consumato dalla saliva – della statua di Santiago in cima alla scalinata!
    A quei tempi gli abitanti della Galizia del norte si dedicavano sopratutto all’agricoltura, allevamento di bestiame e naturalmente alla pesca nell’Atlantico! Diceva mio padre: ancora più “duri” dei Poschiavini! Non voglo proprio dire: un pais de la malamuerte!
    Salve, arnaldo

  2. Grande avventuriero e altrettanto brillante fotografo; bravo Fratello, un po`Corto Maltese!
    Anche questa passione sta a dimostrare che c’é sempre spazio per la fantasia e l’improvvisazione (ringraziamo la fortuna). Continua a fare di testa Tua.