Iniziativa per un abbandono pianificato dell’energia nucleare

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L’opinione di Giovanni Jochum
Si può essere favorevoli o contrari all’energia elettrica prodotta da centrali nucleari. Sta di fatto che le centrali nucleari in Svizzera hanno permesso, negli anni Settanta-Ottanta, di non investire in centrali a carbone o a gas.

 

 

In tal modo le emissioni di CO2 per la produzione di energia elettrica nel nostro paese equivalgono pressoché a zero. Proprio in questi giorni l’organizzazione meteorologica mondiale (OMM) ha dato la notizia che nel 2015 i livelli di CO2 hanno superato la soglia di 400 parti per milione (ppm) durante tutto l’anno, soglia mai raggiunta fino ad ora per 12 mesi consecutivi.

La Svizzera, anche tramite la strategia energetica 2050 del Consiglio Federale, ha deciso di puntare su una produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Le attuali centrali nucleari saranno via via dismesse in base ai criteri di esercizio in sicurezza stabiliti dall’Ispettorato federale della sicurezza nucleare (IFSN). Le aziende operatrici del settore hanno ritirato la richiesta per la costruzione di nuovi impianti nucleari. La BKW ha già deciso di dismettere la centrale nucleare di Mühleberg e sta ora pianificando la chiusura (nel 2019) e lo smantellamento dell’impianto (entro il 2034).

L’iniziativa per un abbandono “pianificato” chiede lo spegnimento delle centrali dopo un esercizio di 45  anni. Dunque, per Mühleberg e Beznau I e II, già a partire dal 2017 e con un preavviso di pochi mesi. La BKW pianifica la dismissione di Mühleberg sull’arco di 3 anni. L’IFSN, l’ente preposto per controllare la sicurezza degli impianti, fa il suo lavoro; lo dimostra la richiesta di ulteriori investimenti per la manutenzione della centrale di Beznau.

Per i motivi e i fatti sopra citati ritengo l’iniziativa superflua, anzi, contro gli interessi della Svizzera.

La tanto elogiata “certezza giuridica” della Svizzera subirebbe un ulteriore colpo. Diminuirebbe ancora di più l’interesse a fare grandi investimenti che richiedono un lungo periodo di ammortamento. Chi investe in un Paese in cui non è data la possibilità di ammortizzare l’investimento durante il periodo di gestione operativa dell’impianto?

Per mantenere, almeno in parte, la “certezza giuridica” si dovrà indennizzare gli odierni proprietari delle centrali nucleari. Per stabilire su quali basi e come calcolare la durata di vita per un esercizio sicuro degli impianti esistenti e il relativo indennizzo si dovranno sicuramente occupare vari esperti e avvocati e coinvolgere i tribunali. Oggi le regole sono chiare: gli impianti possono produrre fintanto che l’IFSN stabilirà che la sicurezza è data e concederà il permesso per la loro gestione per ulteriori 10 anni. A quanto sembra i promotori dell’iniziativa non danno credito all’IFSN.

L’energia non prodotta in Svizzera dalle centrali nucleari dismesse dovrebbe essere importata. Da dove? Dalla Germania che, pur sostenendo la produzione di energie da fonti rinnovabili con contributi di 24 miliardi di euro all’anno, per garantire l’approvvigionamento elettrico del paese deve sempre ancora ricorrere alle centrali a carbone e lignite, o dalla Francia, dal suo parco nucleare. È auspicabile renderci dipendenti dall’estero anche per l’approvvigionamento di energia elettrica prima del necessario e per di più da fonti di produzione che noi non vogliamo? Forse queste disturbano meno se sono all’estero? L’aria sporca o contaminata non si ferma di certo ai nostri confini.

Giovanni Jochum


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