Caro nucleare… ma quanto «caro» ci costerai?

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L’opinione di Gianluca Giuliani
«In termini di economia pubblica, il nucleare è la peggior catastrofe che la Svizzera abbia mai conosciuto”; a dirlo è il Prof. Dr. A. Gunzinger del Politecnico Federale di Zurigo. È soltanto lo slogan di una persona che in difesa delle energie rinnovabili accampa ipotesi strampalate?

 

Forse. Ma da quando Alpiq ha offerto alla Confederazione le sue centrali nucleari per 1 Franco (vedi SRF News del 6.11.2016 “ Alpiq will dem Bund Atomkraftwerke für 1 Franken verkaufen“), un minimo dubbio dovrebbe iniziare a sorgere anche al più accanito difensore del nucleare.
Molto probabilmente il prossimo fine settimana il popolo respingerà l’iniziativa sull’uscita dal nucleare. Sulla base di un paio di riflessioni, che sto per illustrare, sono giunto a pensare che si tratterà di un’occasione persa “par sa tirà un po’ in avant cun i mesté”.

Ma procediamo con ordine… Il tutto è iniziato un paio di settimane fa, quando da buon valposchiavino e grigionese emigrato ho deciso di partecipare ad un dibattito sul tema, organizzato a Coira e al quale avrebbero dovuto intervenire il Prof. Dr. R. Wüstenhagen dell’Università di San Gallo, il Prof. Dr. A. Gunzinger, del Politecnico Federale di Zurigo, Not Carl, presidente dell’Associazione dei Comuni Concessionari del Canton Grigioni, il Dr. Cavigelli, e il Dr. H.-U. Bigler, direttore dell’Unione svizzera delle arti e mestieri. I primi tre favorevoli all’uscita dal nucleare; gli ultimi due contrari all’iniziativa.

Pochi giorni prima dell’evento si è saputo che Cavigelli e Bigler hanno ritirato la loro disponibilità a partecipare alla tavola rotonda, adducendo l’argomento che l’evento era concepito in modo troppo disequilibrato, leggi “troppo” a favore dei detrattori del nucleare. Strano, mi son detto: ma quando mai un consigliere federale non UDC ha rifiutato l’invito di presentare le proprie opinioni alla manifestazione organizzata dal Ex Consigliere Federale C. Blocher all’Albisgütli per il motivo che il pubblico è palesemente e omogeneamente di un’altra opinione? Malgrado la perdita di attrattività per il mancato duello fra sostenitori e contrari all’iniziativa ho partecipato ugualmente all’evento. In tutta onestà devo dire che mi è sorto il forte dubbio che Cavigelli e Bigler abbiano sospettato che in questa composizione i loro eventuali argomenti contro l’iniziativa sarebbero risultati piuttosto deboli.

Fragia 2016

L’interessante della faccenda è stato che gli argomenti non sono stati presentati da un punto di vista “ideologico”, cioè sinistra-verdi contro, per semplificare diciamo i borghesi, ma da un professore dell’Università di San Gallo (conosciuto soprattutto per la sua vicinanza al mondo economico), da un professore del Politecnico federale di Zurigo (che fa parte dell’eccellenza mondiale nell’ambito dell’ingegneria) e da un appassionatissimo difensore degli interessi e delle peculiarità dei nostri comuni di montagna (il signor Not Carl).
Senza entrare troppo nei particolari (a chi interessasse suggerisco di dare un’occhiata ad un paio di pubblicazioni dei professori), mi limito qui a riportare l’argomento principe per ogni referente.

Nella sua pluriennale ricerca, il professor Wüstenhagen (vedi http://www.iwoe.unisg.ch/de/lehrstuhlmanagementee) arriva alla conclusione che il prezzo di produzione dell’energia nucleare diventa sempre più caro, mentre che la produzione di energia rinnovabile diventa sempre più conveniente. A dipendenza di quanto si tengano in considerazione i costi per l’abbandono del nucleare e i costi legati al rischio di incidenti, già oggi l’energia da fonti alternative costa meno rispetto a quella nucleare. E anche facendo pagare interamente i costi per l’abbandono al nucleare alla Confederazione, il termine in cui le due linee dei costi si incroceranno (quella discendente dei costi dell’energia da fonti rinnovabili e quella ascendente dei costi dell’energia nucleare) è pronosticabile nei prossimi 3-5 anni.

Il professor Gunzinger (http://www.ife.ee.ethz.ch/people/guanton) ha soprattutto illustrato quanti e quali possibilità ci siano per risparmiare quantità enormi di energia e soprattutto come sia possibile far ricorso soprattutto a tipi di energia prodotti localmente evitando di finanziare le oligarchie russe o del Medio Oriente. Gunzinger ha sottolineato che quanto ha espresso lo ha fatto da ingegnere, da imprenditore, che “alla fine della giornata” vuole che il suo conto torni e soprattutto anche da nonno, per cui è importante il mondo che lascerà ai suoi nipoti. In questo senso ha definito l’avventura nel nucleare il più grande disastro economico che mai sia stato creato nell’ambito dell’economia pubblica svizzera (“das grösste volkswirtschaftliche Desaster der Schweiz”).

Fragia 2016

Not Carl ha infine combattuto per i comuni delle regioni periferiche. Se c’è una cosa che sembra sia chiara, è che in Europa c’è troppa energia e che se si spengono le centrali nucleari probabilmente non ci sarà un grande sobbalzo dei prezzi (su questo punto i maggiori esperti sembrano concordare, vedi p.es. Hannes Weight, università di Basilea (https://wwz.unibas.ch/personen/profil/person/weigt/, in opposizione rispetto a tutti quelli che asseriscono che i prezzi subiranno un forte rialzo), ma che se un minimo di cambiamento ci sarà, sicuramente in favore dell’energia idroelettrica. Carl ha espresso con grande enfasi la sua irritazione per il fatto che con grande non-chalance si vada a proporre uno stralcio dei canoni d’acqua; per il presidente dell’Associazione dei Comuni Concessionari del Canton Grigioni si tratta di un palese non rispetto dei contratti.

Visto che i contrari all’iniziativa hanno preferito non esporsi al fuoco incrociato dei referenti di cui sopra, riprendo io alcuni temi dei contrari dell’iniziativa.
I prezzi: come già detto, è molto probabile che anche spegnendo le centrali nucleari non si muoveranno di molto. Nel “peggiore dei casi” un minimo aumento che è semmai favorevole all’energia idroelettrica. E come grigionesi che dovremmo fare? Pensare alla nostra energia idroelettrica o dimostrare compassione per gli amici argoviesi e zurighesi che tanto vogliono conservare le centrali nucleari davanti alla porta di casa?

La “Stromlücke” (la “mancanza di energia”): riporto volutamente il termine in tedesco, perché sono decenni che in svizzera tedesca l’aspettiamo come la venuta del messia. Peccato che l’evoluzione è sempre stata quella contraria, e cioè che di energia ce n’è perfino troppa. In questo momento abbiamo spento due centrali nucleari (Leibstatz e Beznau I) per un quantitativo di circa 12.5 Terawatt/ora (TWh), ciò che equivale a circa la metà della potenza istallata, e non vediamo la “Stromlücke”. Con l’iniziativa andremmo a spegnere circa 9 Terawatt/ora (TWh) entro il 2025. Meno di quanto ce ne manchi in questo esatto momento.

Fragia 2016

E da dove la prendiamo l’energia che ci manca? Da fonti estere “sporche”, come scrivono gli amici Jochum e Weitnauer, che stimo, ma che in quest’occasione non riesco a condividere la loro opinione “pessimistica”. Anche se si tratta evidentemente dell’argomento “più forte”. È vero che in questo momento si importa energia da un mercato europeo in cui ce n’è troppa; probabilmente anche energia “sporca” (fossile) o comunque “nucleare” (quella francese). Ma il professor Gunzinger ha chiaramente illustrato che in un orizzonte temporale vicino sono possibili risparmi importanti, rispettivamente è possibile sostituire il mancante con fonti locali. E se non fosse sufficiente, nell’orizzonte temporale in cui si dovranno spegnere le centrali nucleari, e dopo due mandati a Trump negli USA (a meno che non rivolti la sua opinione come fosse un guanto, chissà?) le fonti “fossili” avranno talmente tanti problemi per il loro carico di CO2, che saranno sotto una pressione immensa. E il nucleare… beh le curve d’evoluzione dei prezzi (su cui le opinioni convergono) li renderanno economicamente insostenibili.
E a proposito della “certezza giuridica” citata dagli amici Jochum e Weitnauer? Ma come si fa a chiedere un risarcimento per il mancato guadagno, quando si è pronti a cedere gli impianti per 1 CHF?

Che fare a questo punto? Il professor Wüstenhagen ha detto che i tatticismi in merito allo spegnimento delle centrali nucleari in Europa gli ricordano un po’ il gioco del micado: chi si muove per primo corre il rischio di far muovere i bastoncini e di perdere. Ma c’è anche un’altra possibilità: chi agisce per primo, prende i bastoncini con meno rischio, mentre a metà del gioco la cosa si potrebbe far complicata.

Fragia 2016

Altri ancora dicono: “ma perché noi svizzeri dovremmo di nuovo essere i primi della classe, i Musterknaben”? In questo modo ci perdiamo. Leggendo un’intervista al presidente dell’Unione dei banchieri svizzeri, il signor Herbert J. Scheidt, ho visto con una certa sorpresa che Scheidt diceva che “noi svizzeri siamo stati spesso un paio di passi troppo in ritardo” («Wir kamen häufig ein paar Schritte zu spät», NZZ, del 15.09.2016, vedi http://www.nzz.ch/wirtschaft/wirtschaftspolitik/ld.116823). E lo diceva non per dire che fosse un bene, ma che è un male. Forse il fatto che la Svizzera sia uno dei paesi più competitivi al mondo si riconduce al fatto che alcuni passi li abbiamo fatti per primi e non per ultimi. Proporre che questo potrebbe valere anche per la strategia energetica non è ideologico, ma ha una forte componente strategica, di posizionamento competitivo del nostro paese.

Buone urne a tutti
Gianluca Giuliani


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