No all’iniziativa, ma anche no al nucleare

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Ciò che il popolo vuole è un’uscita più pragmatica dal vettore energetico (di P. Pola)
Il popolo ha quindi detto no all’abbandono pianificato del nucleare, che significa indirettamente anche un sì alla “Strategia energetica 2050”, la quale vuole comunque la Svizzera fuori dal nucleare al più tardi entro la metà di questo secolo. L’esperimento di tentare un’uscita anticipata dal vettore energetico non ha quindi avuto successo, sancendo di fatto la svolta energetica perseguita dal Consiglio federale quale modello da perseguire. Maggioranza bulgara invece per la nuova legge sulla pesca del Comune di Poschiavo.


Alla fine ha vinto il no, con un risultato, se vogliamo, anche abbastanza netto rispetto alle previsioni della vigilia, che davano fino all’ultimo un risultato perlomeno in bilico, a fronte anche dei sondaggi che, in tutta la fase d’avvicinamento alla votazione, hanno sempre dato per vincente il sì. Il popolo svizzero ha quindi votato per un’uscita dal nucleare che deve avvenire in modo pragmatico, in sintonia con la “Strategia energetica 2050” che, dopo la consultazione della scorsa domenica, rafforza la propria posizione quale modello da seguire per la futura svolta energetica la quale, ad ogni buon modo, mette d’accordo tutti sul definitivo abbandono del nucleare quale vettore energetico.

Il responso delle urne giunge dopo mesi di intensi dibattiti su un tema comunque molto complesso e non sempre di facile comprensione per il comune cittadino, confrontato con un’infinità d’informazioni tecniche e scientifiche accessibili, per così dire, solo a pochi. Il parere del Consiglio federale e della maggioranza del Parlamento ha quindi giocato un ruolo importante in questa decisione, che, all’ultimo, ha fatto propendere l’ago della bilancia degli indecisi nella direzione da loro voluta. Come dire, il popolo si fida del cantiere del secolo rappresentato dalla “Strategia energetica 2050” e ne sottoscrive i punti basilari, come l’addio al nucleare.

Ciò dovrà però avvenire in modo graduale e pianificato, lasciando tempo sufficiente alla transazione verso l’autosufficienza energetica, che sarà garantita dalle fonti rinnovabili, al momento però non ancora in grado di assicurarla. E una simile transizione avrebbe voluto dire dipendenza da centrali a carbone o, nella migliore delle ipotesi, nucleare straniero, completamente fuori dal nostro controllo.

Il dibattito è comunque servito a fare il punto della situazione e, la forte partecipazione al voto, nonostante la mancanza di altri temi in consultazione, è un segno tangibile di come in Svizzera la discussione riguardo il futuro energetico stia molto a cuore alla gente. E ciò è di buon auspicio sul dibattito appena lanciato riguardo uno fra i più importanti cantieri politici del secolo, che sarà al centro dei nostri interessi per i prossimi decenni e sul quale, le cittadine e i cittadini hanno fatto capire di voler essere il più possibile coinvolti.

Un’ultima riflessione sul risultato della votazione comunale a Poschiavo, dove gli aventi diritto di voto hanno approvato con una maggioranza cosiddetta “bulgara” la votazione in merito alla revisione della legge comunale concernente la pesca e le infrastrutture portuali sui laghi di diritto privato. Un simile risultato non dà adito a molti commenti, ma lascia comunque trasparire la volontà, non solo degli addetti ai lavori, di voler poggiare su basi moderne e al passo coi tempi un’attività, quella della pesca, molto praticata in valle e che, se ben organizzata e dotata delle giuste infrastrutture, potrebbe diventare una vera e propria attrazione turistica da non lasciarsi sfuggire. Un’occasione da non perdere quindi, che giova allo sviluppo sostenibile del territorio.