Il Trenino Rosso del Bernina, la tecnologia in Valposchiavo

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Si riparte! Dopo qualche mese di riposo eccoci pronti a ripartire con il Trenino Rosso del Bernina. Quest’anno però il nostro viaggio sarà un po’ diverso dal precedente, un viaggio prima di tutto nella tecnica e nella scienza propiziato dalle tappe valposchiavine della nostra ferrovia. Assoceremo a ogni stazione un approfondimento a partire da curiosità tecnico-scientifiche suscitate dai luoghi o dagli eventi che interessano le zone raggiunte dalla ferrovia. Un vero e proprio viaggio di esplorazione per riscoprire il fascino del sapere scientifico le cui applicazioni oggi popolano la nostra vita.

Tirano, prima tappa: dal Giro d’Italia, uno sguardo sui computer di bordo delle bicilette

Cominciamo dunque; lo spunto ce lo dà il Giro d’Italia che solo due settimana fa ha attraversato la Valtellina, lambendo anche la Valposchiavo. Il ciclismo è sport affascinante, soprattutto per gli appassionati di tecnica e scienza. A parte le epiche prestazioni degli atleti, il gesto atletico in sé, associato allo schema motorio, è semplice. Ben diversa, invece, la tecnica messa al servizio dei corridori. Poche discipline sportive si sono trasformate tanto negli ultimi anni grazie proprio alle innovazioni tecnologiche.

Per me la bicicletta, da corsa o Mtb, è sempre stata prima di tutto un mezzo di esplorazione del territorio; una compagna di indimenticabili vacanze con gli amici, su e giù per i passi di mezza Europa. Accanto alla dimensione vacanziera e (occasionalmente) agonistica, però, ho sempre apprezzato quella tecnico-scientifica. La mia prima, vera bicicletta da corsa, ancorchè di seconda mano e con un telaio un po’ troppo grande, mi fu regalata per la pagella di terza liceo. Da allora, ben trentacinque anni fa, i telai a giunzione sono diventati oggetti per amatori mentre i tubi oversize, le estensioni per i manubri, i freni a disco, i cambi sincronizzati hanno semplificato la progressione.

Alcuni giorni fa, a Bormio e a Tirano, le biciclette dei corridori del Giro non avevano più nulla a che vedere con quella bici che mi fu regalata anni e anni fa, per non parlare dell’abbigliamento (ahimè, ho fatto in tempo a correre con pantaloncini e maglia di lana e non vi dico che scomodità!).

Se parlare di telai, pedivelle e pignoni è più scontato, in occasione di questa nostra prima tappa tecnologica, voglio parlarvi di un accessorio che ben più di altri racconta dell’innovazione. E’ il computer di bordo, quell’aggeggio che anche per pochi euro è in grado di tenere traccia di tutta la vostra attività e saprà regalarvi il brivido del ricordo al rientro dalle vostre gite. Oggi sfruttano le connessioni senza fili, ma i primi modelli, ben più grandi di quelli attuali, richiedevano che si applicasse su un raggio della ruota un piccolo magnete, sulla forcella un lettore (trasduttore) collegato via cavo al vero e proprio microcontrollore; ogni volta che il magnete passava davanti al lettore fisso, un impulso magnetico veniva trasmesso e letto dal computer di bordo. Noto il diametro della ruota, calcolato il numero di volte che il magnete passava davanti all’unità fissa era possibile calcolare la distanza percorsa, per ricavare poi dati sulla velocità. Non erano strumenti particolarmente accurati ma rappresentavano la prima frontiera della digitalizzazione nel ciclismo. I computer di oggi, per contro, non hanno più cavi per i sensori magnetici e hanno un ricevitore Gps, spesso anche un navigatore satellitare. Non sfugge niente e se lo desiderate potete collegarvi con la fascia del cardiofrequenzimetro o i sensori del pedale, utili per calcolare la forza applicata e l’energia liberata.

Insomma, strumenti concepiti per registrare le vostre gesta, utilizzati anche come strumenti per orientare le fatiche e gli impegni: la digitalizzazione incontra il ciclismo, senza per questo virtualizzarne la fatica!


Chiara M. Battistoni