A 30 anni dalla terribile alluvione

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Le acque del torrente della Val Pedenal hanno inondato Viale - Foto: Archivio fotografico Valposchiavo • istoria.ch

Oggi ricade il trentennale dell’alluvione che ha colpito la Valposchiavo e la Valtellina il 18 e 19 luglio 1987. Due giorni che, non solo tra gli occhi di chi li ha vissuti, hanno lasciato una traccia indelebile nelle nostre vite.

Dopo alcuni giorni di pioggia intensa, alle ore 15.00 di sabato 18, una prima piccola frana scende dal Sulcun di Golbia, a sud di Miralago. Alle ore 17.00 il Saiento scarica un’enorme quantità d’acqua e materiale nella zona dei Casai cancellando un intero allevamento di suini. Intorno alle 18.00 tracima la Val Pedenal inondando l’abitato di Viale; nel frattempo vengono devastate le zone dei Pradei, di Clalt e della Rasiga.

Nel comune di Brusio, invece, il Poschiavino distrugge gran parte degli argini, mentre la strada cantonale viene inghiottita per decine di metri a sud del ponte di Zalende e fra le dogane di Campocologno e Piattamala.

Una frana staccatasi dalla Val dal Crudulöcc, intorno alle 18.15, interrompe la strada e la ferrovia lungo il lago: Poschiavo e Brusio sono isolate e gli unici mezzi di comunicazione rimangono barche o elicotteri.

Poschiavo, vista da ovest sul quartiere Cimavilla, 18 e 19 luglio 1987 – Foto: Archivio fotografico Valposchiavo • istoria.ch

Ma è alle 22.30 che avviene la vera catastrofe. Una immensa frana invade il cono di deiezione di Privilasco e il Poschiavino, creando una diga: si forma un lago. A più riprese la diga cede parzialmente, riversando materiale sul Borgo, ormai devastato.

All’alba di domenica 19 luglio entrano in azione tutti i mezzi a disposizione con l’obiettivo di far rientrare le acque nel loro letto naturale. Lunedì 20 luglio, intorno alle 3.00 del mattino, le ruspe riescono a far rientrare le acque nei margini del Poschiavino. Un nuovo appuntamento con la paura si ripeterà poi il 24 e 25 agosto.

Luigi Lanfranchi, il podestà dell’alluvione – Foto da “Rughe della memoria”

In quei giorni l’impegno fu enorme, come ha avuto modo di raccontare in un’intervista (riportata sulla pubblicazione “Rughe della memoria” edita da Il Bernina) il compianto Luigi Lanfranchi, soprannominato “il podestà dell’alluvione”. “C’era la paura – disse – che quel disastro sarebbe potuto succedere ancora. La solidarietà è stata decisiva: solidarieà tra i poschiavini, che almeno per un po’ hanno dimenticato i bisticci tra di loro, e un aiuto enorme giunto dalla Svizzera… La valle sperduta è diventata una valle ritrovata”.


Marco Travaglia

Marco Travaglia
Caporedattore e membro della Direzione