Biathlon: il rigore della tattica

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© Keystone

A una settimana dall’inizio delle Olimpiadi invernali le mie nazionali preferite viaggiano appaiate; nel medagliere olimpico la Svizzera precede l’Italia di una sola posizione (Confederazione 11esima, Italia 12esima): entrambe vantano due ori, mentre la differenza si fa sulle medaglie d’argento e di bronzo. La Svizzera però stacca nettamente l’Italia nelle discipline dello sci alpino, sia femminile che maschile. E fa molto bene anche nelle discipline nordiche (Dario Cologna ha conquistato un magnifico oro nella 15 km a tecnica libera), in cui tra l’altro sono impegnate le atlete valposchiavine. Gli orari non aiutano, certo, ma ho fatto in modo di pianificare qualche ora di libertà per godermi in diretta le competizioni del Biathlon, antica disciplina che ha ottenuto il riconoscimento olimpico nel 1960 e che si va diffondendo anche tra le montagne valtellinesi, complice tra l’altro l’introduzione delle carabine laser. In attesa delle staffette in programma Martedì e Giovedì, PyeongChang offre ancora tante emozioni tanto con gli sci stretti che larghi; le discipline nordiche però esprimono un fascino davvero speciale; forse è anche per questo che in Corea raccolgono il pubblico più numeroso.

Pensiamo al Biathlon, alla sua storia millenaria; unire lo sci al tiro, prima di essere disciplina sportiva, era esigenza di sopravvivenza, che si trattasse di caccia o difesa. Le prime gare risalgono al 1767, quando truppe norvegesi e svedesi impegnate a difendere le frontiere organizzarono la prima competizione, utilizzando le pesanti carabine dell’epoca. Forse è anche per queste sue origini militari che il Biathlon è rimasto appannaggio maschile fino al 1984, quando si disputò la prima Coppa del mondo femminile. Da quell’anno uomini e donne hanno potuto gareggiare nei Campionati Mondiali; dal 1992 le atlete del Biathlon sono state ammesse ai Giochi Olimpici e, a giudicare dai risultati, con crescente passione e successo.

Elisa Gasparin, © Swiss TXT

E’ una disciplina dura ed elegante, che associa alla prestazione atletica dello sci di fondo la destrezza nel tiro a terra e in piedi con la carabina di precisione su bersagli fissi, dal diametro di 45 mm e 115 mm. Non sono ammessi sistemi ottici visivi se non la semplice diottra di mira e il tunnel con anello (o paletta) sulla canna lunga; richiede una conoscenza puntuale dell’attrezzatura ma ciò che più mi colpisce è la conoscenza scrupolosa delle regole richiesta all’atleta. Scegliere la piazzola per il tiro, ricordare i bersagli mancati e associare i giri di penalità corretti sembrano azioni semplici, ma sotto sforzo, nella concitazione della gara non lo sono affatto. Per questo gli atleti del Biathlon mi affascinano: razionali, lucidi, sempre presenti a se stessi anche quando la fatica si fa sentire, il fiato si fa corto e gli occhi faticano a inquadrare il bersaglio; utilizzano un equipaggiamento sofisticato, che richiede particolare cura, cura legata agli aspetti di sicurezza tipici di questa disciplina, parte integrante delle regole da rispettare, per cui non sono ammesse violazioni. Ogni gara è un concentrato di fisicità e tattica, un dialogo serrato tra corpo e mente che si concretizza in un agonismo “di testa e di cuore”. Forza dunque Selina, Elisa, Aita, perché essere alle Olimpiadi è comunque la vittoria della vita!


Chiara Maria Battistoni