Nel settembre 2016 Tadjadine Mahamat Babouri, conosciuto come Mahadine, padre di sette figli, ha pubblicato su Facebook dei video in cui criticava il governo del Ciad. Rapito in strada qualche giorno più tardi, è stato picchiato e incatenato per diverse settimane. Rischiava l’ergastolo ed era gravemente malato; in carcere aveva contratto la tubercolosi e abbisognava di urgenti cure mediche.
Amnesty International ritiene che nessuno deve essere privato della libertà soltanto per aver espresso le proprie opinioni. Lo si è voluto sottolineare ancora una volta in occasione della Maratona di lettere dello scorso mese di dicembre. Attraverso la firma di alcune lettere destinate ai governi responsabili di detenzioni arbitrarie, di torture, maltrattamenti o minacce è stata chiesta giustizia per le persone coinvolte. Nel caso di Mahadine ben mezzo milione di persone nel mondo si sono mobilitate per chiedere la sua liberazione. La Maratona delle lettere ha coinvolto anche il nostro gruppo durante “Paneneve” e “Marcù in plaza”, e ora siamo lieti di poter annunciare che Mahadine, dopo 18 mesi di detenzione, ha potuto finalmente tornare in seno alla sua famiglia. Prendiamo atto del successo ottenuto e ribadiamo che Amnesty International continuerà a esigere il diritto di parola nel Ciad e anche altrove nel mondo. Grazie a tutti voi per aver firmato.
Ci rivedremo nel mese di dicembre per un’ulteriore raccolta di firme.
Per il Gruppo Amnesty Valposchiavo
Roberto Tognina