Centinaia di manifestanti sono stati detenuti e torturati nella scorse settimane in Bielorussia. Un nuovo rapporto di Amnesty International mostra come la giustizia li persegue e li punisce, invece di assicurare alla giustizia gli autori di queste gravi violazioni dei diritti umani ed esorta la comunità internazionale, ivi compreso il Ministero degli Esteri svizzero, a utilizzare tutte le misure disponibili e a lavorare per la giustizia in Bielorussia.
Amnesty International presenta racconti di manifestanti pacifici arrestati in massa e sottoposti a tortura, denudati, picchiati senza pietà, tenuti in posizioni di stress e privati di cibo, acqua potabile e assistenza medica per giorni e giorni. Il numero esatto di detenuti arbitrariamente nel centro Akrestina a Minsk e in altre strutture di detenzione in tutta la Bielorussia è tuttora sconosciuto. Secondo l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, a inizio dicembre 2020 si superavano le 27’000 persone. Gli arresti arbitrari da allora sono continuati.
Le autorità bielorusse hanno ammesso di aver ricevuto più di 900 denunce di abusi commessi dalle forze dell’ordine durante le manifestazioni. Tuttavia, non è stata avviata una sola indagine penale legata a queste denunce. Oltre ad affrontare gravi rappresaglie, coloro che hanno sporto denuncia hanno dovuto affrontare ostacoli burocratici, tattiche dilatorie e chiari impedimenti da parte di un sistema progettato per scoraggiarli e intimidirli, e invalidare e trascurare le loro denunce e le loro prove.
Invece di garantire che le persone sospettate di violazioni dei diritti umani saranno perseguite, il 28 ottobre 2020 il procuratore generale bielorusso ha riferito che sono stati aperti 657 indagini penali contro i manifestanti, con più di 200 persone già accusate di disordini di massa e violenze contro gli agenti di polizia. Le organizzazioni della società civile hanno documentato decine di casi contro manifestanti pacifici aperti con accuse inventate. Queste cifre includono il caso di Natalia Hersch, cittadina svizzera e bielorussa. È stata condannata il 7 dicembre a due anni e mezzo di prigione per presunta resistenza all’arresto e per aver rimosso il cappello di un poliziotto.
In base al diritto internazionale anche la Bielorussia è tenuta a rispettare i diritti umani di tutte le persone residenti nel paese. Ciò significa anche che deve essere rispettata la proibizione assoluta della tortura e che i casi di tortura devono essere investigati e puniti di conseguenza. “Il sistema giudiziario in Bielorussia ha fallito su tutta la linea nel perseguire i responsabili di atti di tortura contro centinaia di manifestanti. Le vittime e i testimoni oculari della repressione continuano a essere molestati, mentre la polizia gode di completa impunità.” Così si è espressa Liza Salza, specialista di Europa orientale per Amnesty International.
Amnesty Valposchiavo