Lo zaino, la tenda e il sacco a pelo sono pronti per un weekend a 1693 m. La stazione è affollata di gente con degli zaini in spalla, dalle facce si può capire quali sono i turisti e quali invece stanno aspettando il treno per andare alla tua stessa destinazione. Il treno sale lentamente la montagna e dopo una mezz’oretta di viaggio giunge a Cavaglia. Scendendo si avverte il profumo di bosco mescolato con l’aria fredda di fine giugno in montagna.
Dalla stazioncina ci si incammina verso “Li Vegli”, zona dove si trovano i capannoni dell’open air. Da lontano risuonano i bassi delle band impegnate con il soundcheck e si inizia a percepire un’atmosfera speciale. Dopo aver pagato il biglietto si cerca un luogo dove montare la tenda, tra quelle già montate e quelle che sono ancora in fase di montaggio. Si nota subito la differenza tra le persone abituate a campeggiare e quelle che non sanno da che parte iniziare… ed è spontaneo dare una mano alle persone appena conosciute.
Dopo un aperitivo in compagnia di amici è l’ora di entrare nell’area recintata. Sono molti i tendoni davanti al palco dove più tardi suoneranno le band. Una parte è coperta nel caso arrivi un improvviso temporale, tutto è organizzato nei minimi dettagli. Il tempo di una birra e già gli organizzatori del festival danno il benvenuto al pubblico.
Venerdì sera il tempo non collabora particolarmente, infatti soffia un vento impetuoso, ma non tale da scoraggiare gli spettatori muniti di giacche a vento. Nonostante il freddo pungente, la voglia di sentire i concerti fa rimanere tutti vicini al palco.
Dopo un saluto anche da parte dei rappresentanti della PGI (Pro Grigioni Italiano), che in occasione dei suoi 100 anni ha deciso di sostenere le spese d’ingaggio dei gruppi grigionitaliani che si esibiscono di venerdì, viene dato ufficialmente il via alla seconda edizione dell’Openair Cavaglia. Ad aprire la serata è la band degli organizzatori, ovvero gli Alba. Dopo di loro salgono sul palco altri quattro gruppi provenienti dal Ticino, dall’Engadina e dalla Mesolcina.
Nonostante la temperatura scenda in maniera inesorabile, l’atmosfera è unica e ci si lascia trasportare dalla musica che prosegue fino a notte tarda per sfociare in una interminabile Jam Session. E’ l’ora di rientrare nella propria tenda per rifugiarsi nel sacco a pelo, sperando di trovare un po’ di caldo. Fuori riecheggiano le voci, le risate e la musica delle tende vicine. Ci si addormenta così lasciandosi cullare da suoni rassicuranti.
Dopo poche ore di sonno il freddo ci sveglia, usciamo dalle tende per andare a riscaldarci al sole appena sorto. Nell’aria aleggia un invitante profumo di brioche; gli organizzatori stanno portando la colazione a chi ancora non è uscito dal proprio rifugio notturno. Da lontano qualcuno invita alla lezione di yoga organizzata ai piedi del palco. Sperando in una giornata calda, il gruppo di partecipanti effettua il saluto al sole sui propri materassini, dopodiché per i più coraggiosi è l’ora di un bel bagno sotto la cascata.
L’acqua del fiume è decisamente fredda e sono pochi quelli che provano ad entrare in acqua, mentre gli altri si godono il sole e la calma in riva al torrente. Dopo un sonnellino e una partita a frisbee si rifà vivo il profumo proveniente dalla cucina. Si infilano vestiti caldi, la temperatura comincia a calare, anche se, senza il vento freddo, si sta meglio della sera prima. Muniti di pullover e giacche si torna nella zona concerti, dove la prima band della serata sta per suonare, in un programma che prevede altri cinque gruppi per altrettanti generi musicali che ripagano pienamente il folto pubblico accorso. Anche la seconda serata si conclude con una jam session. Poi è di nuovo il momento di rifugiarsi in tenda in cerca di un po’ di riparo dalla brezza decisamente fresca.
Al risveglio alcune tende sono già sparite, altre sono in fase di smontaggio. È strano pensare che il weekend sia già finito, mette un po’ di tristezza l’idea di dover salutare gli amici che vivono lontani, ma che per alcuni giorni ti sono stati di nuovo vicini e con i quali si sono condivisi momenti unici. In silenzio, forse ognuno preso dagli stessi pensieri, si rimettono le proprie cose nello zaino. Siamo pronti, insieme ci incamminiamo verso la stazione di Cavaglia. E’ un aggrapparsi all’attimo prima che ognuno riprenda la sua strada. Il treno è già in stazione, per chi deve andare oltre Bernina meglio non perderlo, il viaggio è ancora lungo. Gli ultimi abbracci e torniamo a casa.
Selena Raselli