Della Vedova-Jochum: la rottura della tradizione PDC?

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Il prossimo appuntamento elettorale rappresenta un avvenimento politico cruciale non solo per i candidati, ma anche per il PDC. Una sconfitta elettorale che assegnasse la più importante funzione comunale al partito liberale, interromperebbe un ciclo che perdura ormai da ottant’anni. Infatti, il PDC e le precedenti formazioni cristiano-conservatrici hanno insediato la carica di podestà dal 1939.

La candidatura liberale non è solo una contesa elettorale, ma attacca direttamente il PDC e specialmente il podestà in carica. Pertanto, incrina un’alleanza politica che regge dal 2006 ed è stata consolidata nel 2010 dal connubio Della Vedova-Heiz. La marginale campagna elettorale lascia trasparire che i contenuti politici sono ridotti all’osso e anche nelle prossime settimana la propaganda si limiterà ai soliti stereotipi. Ciò è anche legato al fatto che ambedue i candidati hanno ben poco da presentare. Dopo otto anni i risultati politici e amministrativi di Della Vedova sono offuscati da una condotta erratica e da progetti “visionari” falliti (Centro tecnologico del legno, Accademia Gualtiero Marchesi…). Mentre Jochum, a parte il successo elettorale del Gran Consiglio con un voto in meno di Karl Heiz nel 2010 e i 23 anni passati alla Repower, non può esporre la minima competenza politica.

Aldilà dei pregi e dei difetti è il podestà che ai sensi della Costituzione ha la responsabilità di garantire l’ineccepibile funzionamento dell’esecutivo. Non serve minimizzare o scaricare le colpe sugli altri. Infatti, i diversi casi emersi negli ultimi anni e le accese discussioni in Giunta documentano l’esigenza di una maggiore efficienza nell’approfondimento dei dossier e, finalmente, di adempiere le procedure e i principi dello stato di diritto. Ciononostante, non sono escluse le sorprese, poiché l’esito dello spoglio dipenderà anche dal numero di voti che la base del PDC e i sostenitori dei liberali (e dell’UDC) saranno in grado di convogliare sul proprio candidato. Tutto questo lascia un ampio spazio alle speculazioni.

Le ripercussioni di questa contesa non condizioneranno soltanto le elezioni del Consiglio e della Giunta, ma rischiano di potenziare le rivalità e i propositi di rivalsa nel corso della prossima legislatura. Non importa chi sarà il prossimo podestà, la nomina determinerà il clima politico comunale. Pertanto, questa situazione non lascia presagire nulla di buono per i prossimi quattro anni. C’è solo da augurarsi che i candidati e i partiti colgano l’occasione per riflettere e raddrizzare la rotta…


Mario A. Tempini

3 COMMENTI

  1. Stimato Mario
    Innanzitutto: il risentimento e il pessimismo non portano da nessuna parte!
    E per quanto riguarda la competenza dei candidati, l’approfondimento dei dossier e l’adempimento delle procedure e dei principi dello stato di diritto: Giovanni Jochum ha un’ottima formazione e dispone di un’esperienza professionale non comune, grazie alla quale è in grado di analizzare e approfondire i dossier più variati e gestire trattative difficili. Oltre a questo, dispone di un’assoluta integrità di carattere.
    Penso che possiamo essere contenti – al di là di ogni differenza partitica – che si sia messo a disposizione per questa carica.
    Martina Tuena-Leuthardt

    • Condivido quanto scritto da Martina su Jochum. Sono inoltre dell’avviso che possiamo essere contenti di avere la possibilità di scegliere, cosa che capita raramente per quel che riguarda la carica di Podestà. È sicuramente una fortuna inoltre, che Giovanni Jochum si sia messo a disposizione in un momento in cui si stà riposizionando professionalmente, e dunque se verrà eletto potrà mettere appieno il suo tempo e le sue competenze a favore di questa importante funzione.

  2. Grazie Mario per questo interessante e importante articolo! Forse la concisione necessaria per un editoriale riduce i giudizi a pochi punti tralasciandone altri. In effetti sussiste il problema dei grandi progetti andati a buca per quanto riguarda l’attuale podestà, come pure quello della mancanza di esperienza politica del nuovo candidato. Ci sono però anche dei pregi sia da una parte che dall’altra. In sostanza ci vuole comunque proprio quello che hai sottolineato alla fine: «L’esigenza di una maggiore efficenza nell’approfondimento dei dossier e, finalmente, di adempiere le procedure e i principi dello stato di diritto». Per esempio per quanto riguarda le discariche illegali ben note da molti anni come quella ai Burìn vicino alla capanna Pru Gerli degli Esploratori.
    Andrea Lanfranchi