L’associazione Pro Missioni Kenya-Tanzania-Equador compie cinque anni. Durante questi anni le attività svolte sono state davvero molte; per questo, sabato 29 settembre, nelle palestre di Poschiavo, i membri dell’associazione hanno voluto far conoscere alla popolazione i vari interventi svolti durante questi primi anni. Il Bernina, per l’occasione, ha posto alcune domande all’associazione, alle quali ha risposto Barbara von Allmen.
Quali sono stati i motivi che vi hanno spinto a fondare questa associazione?
L’associazione Pro Missioni Kenya-Tanzania-Ecuador è nata per sostenere e realizzare progetti d’aiuto nel campo sociale e in situazioni d’emergenza dei missionari poschiavini, don Giusto, don Fiorenzo e don Antonio Crameri, i quali hanno donato la propria vita per la gente del posto nelle terre di missione.
Da anni i volontari che rientravano dall’Africa e dall’Ecuador cercavano, nel proprio piccolo, delle risposte alle richieste d’aiuto ricevute dai missionari. Per raggiungere soluzioni ottimali alle varie domande di sostegno che di volta in volta pervenivano, cinque anni fa è stata creata l’associazione.
Inoltre, Pro Missioni si è attivata per rendere le donazioni deducibili nei confronti dell’amministrazione delle imposte del cantone dei Grigioni, garantendo un lieve vantaggio economico a chi, per vocazione, ideologia o visione, offre il proprio aiuto finanziario ai più poveri.
E gli obiettivi sono stati raggiunti?
In questi primi cinque anni gli obiettivi sono stati in buona parte raggiunti. L’associazione si adopera per aiutare i più poveri su indicazioni precise dei nostri missionari. Eventi catastrofici, come il terremoto in Ecuador, carestie alimentari dovute alla siccità o ad intemperie, come pure malattie o decisioni politico-economiche che cambiano le regole del gioco, non sono programmabili a priori.
L’associazione ha pure come obiettivo quello di reagire immediatamente in caso di assoluta necessità con dei contributi finanziari, materiali e umani. L’esperienza del terremoto oppure la siccità persistente hanno cambiato diverse priorità sui progetti definiti. Abbiamo saputo reagire in tempi brevi e garantito un supporto minimo a chi, in quel periodo, necessitava di aiuti immediati.
Con quali problemi è confrontata un’associazione come la vostra?
L’associazione ha il grande vantaggio di essere a stretto contatto con i missionari ed è aggiornata in continuazione sugli sviluppi nelle varie terre di missione. Possiamo tranquillamente affermare che ogni singolo franco o euro viene destinato completamente ai missionari (le spese dell’associazione sono minime e quantificabili a circa il 2.4% delle entrate). Queste considerazioni, in un mondo a volte facile preda di speculatori, sono delle prerogative importanti e basilari per il donatore, cosciente che ogni franco versato arriva a destinazione.
Le richieste d’aiuto pervenute sono molte e purtroppo non tutte possono essere perseguite e sostenute. Siamo coscienti, e per questo grati, che la Valposchiavo è molto vicina all’associazione. È maggiormente difficile espanderci e farci conoscere verso nord e sud. La nostra presenza e la raccolta di sostegni finanziari in queste regioni dovrà in futuro essere ampliata e intensificata.
È diventato più difficile reperire fondi rispetto al passato?
In questi primi cinque anni possiamo affermare che le donazioni sono rimaste stabili. Siamo riconoscenti a ogni persona e ditta che apre il proprio cuore per i più bisognosi e che di volta in volta ci sostiene.
Siamo consapevoli che, per tenere viva la speranza dei più bisognosi, non basta dormire sugli allori. Bisognerà ampliare la nostra presenza, adattarci alla tecnologia e digitalizzazione del mondo che avanza, rimanendo discreti ma presenti nelle famiglie, nella società. Una sfida che il comitato accetta con fiducia, convinto di avere tutte le carte in regola per garantire il sostegno necessario alle missioni gestite dai valposchiavini.
Su quante persone potete contare a Poschiavo e nei luoghi dove operate? Quanti poschiavini sono già stati attivi come volontari nelle varie sedi?
I volontari che hanno prestato il loro aiuto nelle terre di missione in questi cinque anni sono stati 66. Un numero ragguardevole per un’associazione piccola come la nostra. Tutte queste persone rappresentano la voce dei più poveri e grazie alla loro esperienza sono garanti per il futuro del lavoro dell’associazione nonché di coloro che donano la propria vita in favore dei più bisognosi. Sia i volontari attivi in loco, come pure tutte quelle persone che in un modo o nell’altro ci sono vicine senza essere state di persona nelle terre di missione, ci permettono di guardare al futuro con positività e ripagano i nostri sforzi e il nostro lavoro regalandoci il loro tempo e la loro energia.
Oltre al bel calendario che avete prodotto per il 2019, quali altre azioni prevedete per la raccolta di fondi?
Il programma definitivo delle attività per i prossimi anni non è ancora stato deliberato. Il comitato ha nominato un gruppo di sostegno che entro fine anno illustrerà varie idee e possibilità. Pure il 2019 offrirà delle attività con lo scopo di raccogliere fondi per l’associazione. Inoltre verrà elaborata una scaletta delle manifestazioni per i prossimi cinque, dieci anni.
Cogliamo l’occasione per ringraziare questo nuovo gruppo di giovani per la loro grande disponibilità e impegno nel sostenerci nei nostri intenti.
L’associazione si è inoltre posta l’obiettivo di raggiungere più giovani e far conoscere loro le missioni, consci che il futuro della Pro Missioni dipenderà da loro! Qualcuno ha già recepito i nostri messaggi svolgendo dei periodi di volontariato sia in Africa che in Ecuador, come pure sostenendoci durante delle attività in valle.
In un mondo globalizzato come il nostro, ha ancora senso l’aiuto umanitario?
Cosa si intende per globalizzazione di preciso? La globalizzazione dei mercati, oppure la globalizzazione della comunicazione, quella sociale, quella culturale, quella politica, quella tecnologica, quella ambientale, ecc.? Di per sé la globalizzazione deve essere vista positivamente, permette alle persone di accedere ai mercati, di comunicare, di socializzare, di muoversi liberamente, tutti aspetti positivi a prima vista. Purtroppo, però, nel concetto ‘globalizzazione’ sono intervenuti i magnati delle finanze e di conseguenza gli effetti positivi della globalizzazione sono cambiati. I ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Partendo da questo pensiero, rispondiamo tranquillamente con un chiaro SÌ. Sì, la società “globalizzata” ha ancora bisogno dell’aiuto umanitario, ha ancora bisogno di debellare la povertà, di aiutare chi si trova in difficoltà, nel bisogno oppure è semplicemente malato o nasce malato senza nessuna colpa! Siamo coscienti che quello che facciamo è una misera goccia d’acqua nell’oceano, ma è dalle piccole cose che nascono le speranze di un futuro migliore! Stefano Rodotà a tale proposito asseriva: “Sì alla globalizzazione attraverso i diritti, non attraverso i mercati”.
All’associazione piace ricordare e proporre ai lettori un pensiero di papa Francesco, un pensiero che racchiude in sintesi lo scopo e il cuore dell’associazione Pro Missioni Kenya – Tanzania- Ecuador: “La globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti “innominati”, responsabili senza nome e senza volto”.
A cura di Selena Raselli