Contro la discriminazione degli italofoni nell’Amministrazione cantonale

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Nel Messaggio della cultura della Confederazione posto recentemente in consultazione il Consiglio federale ha costatato che la principale sfida per l’italiano nel Cantone dei Grigioni resta la sua affermazione come lingua ufficiale, per esempio come lingua di lavoro nell’amministrazione e nella sanità.

Un rapporto redatto su incarico dell’Ufficio federale della cultura a questo riguardo ha mostrato il palese svantaggio degli italofoni nelle procedure di reclutamento da parte dell’Amministrazione cantonale. Inoltre, secondo lo stesso studio, il personale germanofono dovrebbe migliorare le proprie conoscenze dell’italiano e i candidati italofoni non andrebbero svantaggiati in caso di scarsa conoscenza del tedesco. Col tempo questi svantaggi si manifestano anche nell’assenza di italofoni nei quadri dell’Amministrazione cantonale, una situazione confermata dallo stesso Governo in risposta a svariati atti parlamentari inoltrati negli ultimi anni.

Fatte queste premesse, per la sessione «extra muros» del Gran Consiglio a Pontresina ho deciso di domandare al Governo quali misure intenda adottare per ovviare ai palesi svantaggi che i grigionitaliani incontrano nell’Amministrazione cantonale. La mia domanda si impone in primo luogo per una questione di principio, ovvero in nome della parità di trattamento di tutti i cittadini. Trovo infatti inammissibile che lo Stato, all’interno della sua stessa struttura amministrativa, tratti in modo differente i cittadini facendo delle distinzioni in base alla loro lingua madre quando questa è una lingua ufficiale iscritta nella Costituzione. In secondo luogo, la questione della insufficiente presenza di italofoni nell’Amministrazione è ormai documentata da anni senza che il Governo abbia dato l’impressione di voler prendere una qualsiasi forma di contromisura e di voler elaborare una strategia. Questo comportamento dell’Esecutivo cantonale contrasta con gli sforzi che da tempo la Confederazione intraprende per rafforzare la presenza delle minoranze linguistiche e sostenere il plurilinguismo nell’Amministrazione federale.

A dipendenza della risposta che il Governo darà alla mia domanda deciderò se attivarmi con strumenti parlamentari più incisivi su questo importante tema per la nostra comunità e per il buon funzionamento del servizio pubblico. Affaire à suivre.


Manuel Atanes, Granconsigliere

1 COMMENTO

  1. Mi rallegro di questa iniziativa del Granconsigliere Atanes. Anche l’amico Danilo Nussio fa notare da tempo e a scadenze regolari esempi eclatanti di come viene bistrattata la lingua italiana e gli italofoni.
    Io vorrei portare la voce del settore edile ( in altri settori non sarà molto diverso) dove notiamo poco rispetto da parte degli organi cantonali e pubblici sull’uso della lingua italiana. Malgrado le ordinanze lo prevedano i capitolati sono raramente in italiano e i piani ci vengono consegnati con le descrizioni solo in tedesco ( con il pericolo di malintesi dato che oltre il 90% delle maestranze parlano solo italiano). Addirittura architetti di Poschiavo che vengono obbligati dal committente a redarre i piani con descrizioni in tedesco. Sedute di coordinazione per lavori di enti pubblici svolte a Poschiavo completamente in lingua tedesca e senza nessuno sforzo di parlare almeno “Hochdeutsch”. Chi presiede queste sedute in tedesco e non sa l’italiano, si permette poi magari di sghignazzare quando il semplice artigiano vallerano prova a spiegarsi nel suo tedesco stentato. Addirittura siamo arrivati al punto l’anno scorso che per un importante lavoro dell’ufficio edile Cantonale sul Passo del Bernina, sito sul territorio del Comune di Poschiavo, oltre al solito capitolato d’offerta in tedesco e ai piani con le descrizioni solo in tedesco si richiedeva nelle condizioni d’appalto che il capocantiere ( Vorarbeiter) conoscesse la lingua tedesca ! Questo perché oltre alla documentazione e i piani in tedesco e è stato incaricato un ufficio di direzione lavori i cui impiegati non conoscono la lingua italiana !!
    Dobbiamo ribellarci e pretendere che a Coira ci siano gli addetti che conoscono anche la nostra lingua e tutte le documentazioni siano redatte nelle due lingue. Questo tra l’altro farebbe aumentare ( e non di poco) le possibilità per poschiavini/ bregagliotti e mesolcinesi di essere assunti nei posti cantonali.
    Ognuno nel suo piccolo dovrebbe iniziare un piccola ” lotta” personale nel suo campo d’azione.
    Piccolo esempio ….. già che sono tornati di attualità i furti in Valle. Durante i furti di 4-5 anni fa siamo stati derubati una notte a Prada. Arrivato nei nostri uffici la mattina alle 7.00 con vetri infranti e tutto a soqquadro ho telefonato subito alla polizia e mi hanno risposto dalla centrale di Coira. Sapevo che i ladri se ne erano andati ormai da un pezzo e dunque non c’era fretta. Ho provato a parlare solo italiano senza mollare e non sono riuscito a farmi comprendere (anche se c’era buona volontà) e dunque dopo vari tentativi sono stato poi spostato alla centrale di San Bernardino dove mi sono potuto spiegare. Il tutto è durato quasi un quarto d’ora !