GRFlex
GRFlex e’ (oggi possiamo dire e’ stato) un progetto del Governo grigionese di Legge mantello di risparmio che, se avesse visto la luce, avrebbe messo in seria difficolta’ i Comuni, le Istituzioni e per conseguenza la popolazione. Relativizzando in pratica molte delle sovvenzioni cantonali. La fortuna ha voluto che, a subito allarmarsi, non sono stata solo io ma anche diversi esponenti dei partiti grigionesi, in primis il Presidente del partito socialista Philipp Wilhelm. Corsa ai ripari quindi contro quello che e’ stato definito il regalo avvelenato di chi, osannato, aveva appena lasciato il Governo per lidi migliori. Il pacchetto di risparmio infatti e’ uscito in data 15 dicembre 2018, a fine legislatura di Governo. Fatto anch’esso determinante in quanto i membri rimasti in carica, vista la reazione compatta e indignata di Comuni, Istituzioni e singoli Partiti (con i socialisti anche il PPD) si affrettava a ritirare (anche se non completamente perche’ la faccia si doveva pur salvare) il progetto detto GRFlex, quando Flex sta per flessibilita’, parola che puo’ diventare, come in questo caso, pericolosa. E cosi, fatto presumibilmente storico, il Governo dei Grigioni bloccava un suo progetto di legge (sarebbero state cambiate ben 14 leggi) senza discussione, riconoscendo implicitamente l’inadeguatezza dello stesso per un cantone che da anni fa registrare nel suo bilancio cifre nere (eccedenza dei ricavi operativa per il 2018, 105 milioni di franchi).
Grazie a chi, con me, si e’ impegnato contro la GRFlex.
Traduzione simultanea
Il Gran Consiglio, nella sua sessione di Pontresina, ha dibattuto piu’ di un’ora su di un’Interpellanza che chiedeva lumi sulla traduzione simultanea. Infatti il trilingue Parlamento dei Grigioni non conosce questa modalita’. Fatto oggi aggravato dall’introduzione della trasmissione Live Streaming (trasmissione diretta dei lavori parlamentari) della quale non possono beneficiare i Grigionitaliani dato che i dibattiti si svolgono quasi completamente in lingua tedesca. Un’ulteriore discriminazione per la nostra regione italofona. Non accettabile naturalmente. Il dibattito e’ stato particolarmente armonico perche’ ognuno (romanciofoni, italofoni e tedescofoni) ha parlato la propria lingua madre. Sulla conclusione pero’, e cioe’ che se tutti parlassero sempre cosi, la questione sarebbe risolta, non sono certo d’accordo. Una simile opzione, che va sicuramente bene per gli incontri informali fra deputati davanti ad una tazza di caffe’ o ad un bicchiere di vino, non si puo’ certo applicare al Parlamento dove il “parlare” e’ appunto il perno dell’attivita’ e dove il capirsi e il farsi capire deve essere condicio sine qua non. Il Gran Consiglio non e’ un gioco, dibattere sui diversi Dossier e’ difficile e impegnativo, il comprendere indispensabile. Per tutte e tre le etnie presenti in Gran Consiglio. Il – del Gran Consiglio a fine dibattito – laconico “torneremo a parlarne” deve diventare per l’italianita’ presente nel Parlamento grigionese trilingue, un imperativo. A proposito: finora mi sono “destreggiata” in Gran Consiglio parlando in alternanza tedesco e italiano. Forse piu’ tedesco – nello sforzo di farmi capire dalla maggioranza – che italiano. Questo mi e’ gia’ stato rimproverato. A torto credo, per due motivi. Il primo e’ l’obbligo di farmi capire dalla maggioranza che, fra l’altro vota ed io in GC ci sono per potenzialmente raggiungere qualcosa. Il secondo motivo, come ho spiegato nella mia allocuzione di apertura legislatura 2018-2022, e’ data dal fatto che la maggioranza secondo i principi della democrazia deve essere rispettata. Continuero’ percio’ a postulare l’introduzione della traduzione simultanea che risolverebbe questi problemi e renderebbe ogni e qualsiasi discussione parlamentare (anche quelle in tedesco) accessibili ai Grigionitaliani.
Di lingua e di polizia
Ho portato in Gran Consiglio il caso della persona anziana, trattenuta inadeguatamente in polizia, fatta visitare da un medico senza che fosse data sia la necessita’, sia la competenza da parte della polizia per farlo (a quanto mi dicono i giuristi) e alla quale persona, oltre l’approccio in lingua tedesca che ha generato confusione, e stato anche fatto sottoscrivere (per quanto assicuratomi) il verbale in lingua tedesca. IL consigliere di Stato incaricato si e’ limitato in Gran Consiglio ad una risposta frettolosa che ricalcava esattamente quanto risposto dal Comandante della Polizia alla giornalista di “laRegione” che ha fedelmente riportato i fatti. Non sono certo disposta ad accettare un simile non approfondimento da parte del Governo e su questi fatti si ritornera’. Se si rivelasse vero che si e’ fatto sottoscrivere un verbale di polizia in tedesco, ad un italofono, su territorio Grigioni Italiano, questo corrisponderebbe al massimo dell’infrazione linguistica (e non solo) e sarebbe addirittura perseguibile per incostituzionalita’. Pertanto la cosa, da parte mia, non finisce qui.
Nicoletta Noi-Togni