Eccoci alla nostra seconda puntata. Fuori dalle mura di casa la situazione lascia intravvedere qualche segnale timidamente incoraggiante ma è presto per qualsiasi valutazione. Se c’è un aspetto che entra a fatica nella testa della gente è che i tempi sono lunghi; pazienza e prudenza per capire ciò che verrà.
Nel frattempo per noi è giunto il momento del secondo incontro tecnologico. Dopo avervi parlato di esplorazione e spazio, oggi vi racconto di tecnologia, popolata da macchine per l’industria e non solo. Lo faccio rispolverando un libro letto qualche anno fa, dopo aver ascoltato l’autore in occasione di un convegno. Andrew McAfee ed Erik Brynjolfsson sono rispettivamente ricercatore e professore al Massachussetts Institute of Technology di Boston; insieme, nel 2015, hanno scritto “La nuova rivoluzione delle macchine”, un libro che racconta innanzitutto di innovazione, di tecnologie digitali, di intelligenza artificiale e robot e che si conclude con una frase che ho sempre in mente “La tecnologia non è il nostro destino. Siamo noi a dare forma al nostro destino”.
Proprio così, mai come oggi sentiamo parlare di droni, robot e robot collaborativi (i cosiddetti Co-Bot), a disposizione anche delle iniziative di contrasto alla pandemia, ma non c’è macchina che non sia controllata da algoritmi pensati e progettati dall’Uomo. L’Uomo è centrale, da lui dipendono le soluzioni immaginate per risolvere un problema e messe in atto proprio dalle macchine. La tecnologia degli ultimi anni, quella digitale costruita sullo scambio di dati e la fitta rete di interazioni, è un prodotto dell’Uomo, un’evoluzione naturale di quella tecnologia “classica” che ritroviamo anche nella nostra comunità, grazie al lavoro di catalogazione dell’Oggetto del giorno.
Proprio così, anche gli oggetti che le nostre restauratrici conservatrici Irene e Adriana ci mostrano ogni giorno sono parte della storia tecnologica che ha contribuito a sviluppare la tecnologia digitale che utilizziamo oggi. Come? Attraverso lo sviluppo di nuove idee che portano a invenzioni in apparenza semplici, ma cruciali per far crescere la conoscenza diffusa delle comunità, soprattutto attraverso idee tra loro disgiunte. Idee diverse si uniscono grazie alla creatività di qualcuno o di un gruppo e generano la novità. La nostra produzione artigianale è stata anch’essa fondamentale per organizzare la produzione di massa di oggetti e articoli, fino a sviluppare le “macchine” digitali guidate dagli algoritmi. Questo incontro così speciale tra soluzioni artigianali e industriali oggi ha un nome, è il Technium, che va oltre i computer e le macchine e include cultura, arte, istituzioni sociali e creazioni intellettuali di ogni genere. Nel Technium si trova anche la filosofia e c’è tutto il sapere che porta a nuove invenzioni. E’ un sistema di creazioni, che si rafforza nel tempo e genera novità, con una caratteristica davvero speciale: mentre le specie biologiche si possono estinguere pare proprio non sia così per quelle tecnologiche, che sopravvivono negli anni, nella memoria del fare delle comunità.
Chiara Maria Battistoni
La macchina deve servire l’uomo e non l’uomo la macchina se vogliamo evitare l’autodistruzione. Nando Nussio