Covid-19: le conseguenze le pagheranno i più vulnerabili

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Dopo dieci anni alla testa della Sezione svizzera di Amnesty International Manon Schick lascia il suo incarico. Sempre pronta a reagire, punta il dito sulle ripercussioni che ci saranno nell’ambito dei diritti umani, qui e in ogni parte del mondo, a causa dell’attuale crisi dovuta alla pandemia Covid-19 che ha aperto la strada a numerose derive. Queste le sue considerazioni espresse in occasione di una recente intervista.

In questo momento ci si sente più che mai impotenti nel difendere diritti che vengono sempre e nuovamente calpestati. Si assiste infatti a una crisi profonda il cui impatto sui diritti fondamentali si potrà misurare soltanto in seguito. I più vulnerabili pagheranno le conseguenze della situazione attuale per anni, forse per decenni. Si tratta di una crisi sanitaria e, di riflesso, anche economica, ma, per la parte che più ci riguarda, anche di una crisi dei diritti umani. Basti pensare alle ineguaglianze che si stanno accentuando sia negli stati democratici che in quelli più repressivi. Negli Stati Uniti, ad esempio, la discriminazione contro la popolazione nera e latina è più che evidente. Queste persone, già prima vittime di numerose discriminazioni, subiscono gli effetti della crisi molto più della popolazione bianca.

Sempre a proposito dell’attuale pandemia, a livello nazionale Amnesty si è associata alla Federazione romanda e alla Società digitale per lanciare un appello volto a garantire il principio di proporzionalità nelle misure di tracciabilità per il contenimento del coronavirus, appello in parte già accolto. In Svizzera e in Europa c’è un serrato dibattito sulle modalità di applicazione di queste misure. Non sarebbe giusto che nel nome della sicurezza sanitaria si chiudessero gli occhi sulle conseguenze derivanti da un’intrusione nella sfera privata. Creare questo tipo di applicazioni è necessario, ma in un contesto legislativo che permetta di verificare che le misure siano proporzionate e limitate nel tempo. Sarà dunque importante che le autorità garantiscano l’anonimato dei dati raccolti e che alla fine del periodo di crisi questi dati vengano soppressi. Amnesty sta seguendo con interesse un progetto del Politecnico di Losanna. Ci si aspetta che i ricercatori seguano le raccomandazioni di Amnesty al fine di evitare il rischio di andare oltre il consentito giustificando la raccolta di dati strettamente personali con l’alibi della salute. È molto importante ricordare ancora una volta che i diritti umani non sono un tema di cui si tiene conto soltanto quando tutto va bene. Si tratta, ora più che mai, di costruire una società in cui ciascuno possa vivere rivendicando i propri diritti.


Amnesty Valposchiavo