“La città e la montagna sono contesti diversi e i modelli devono essere diversi”

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Aiuto svizzero alla Montagna (Berghilfe): se ne va Hagenbuch, arriva Widmer

Il 21 luglio alle 17, all’Hotel Le Prese, si è tenuto un ricevimento di saluto a Hans Hagenbuch, referente della Fondazione Aiuto Svizzero alla Montagna (ASM/ Berghilfe) per il territorio che comprende la Valposchiavo e di benvenuto al suo successore Rolf Widmer.

Costituita nel 1943 con il nome di “Commissione per il lavoro sociale nelle regioni di montagna”, la Fondazione di utilità pubblica ha accompagnato lo sviluppo alpino in questi quasi ottant’anni. L’occasione dell’avvicendamento tra Hagenbuch e Widmer è servita all’uscente anche per tracciare un bilancio della sua presenza sul territorio.

“Dopo dodici anni passati qui devo parlare italiano, ma tenete conto del fatto che ho cominciato a scrivere questo discorso a mezzanotte” – ha esordito, scusandosi in anticipo per eventuali errori.

Hagenbuch ha parlato di un tempo interessante, sia dal punto di vista del lavoro ASM sia da quello personale. Ha poi ricordato come il lavoro svolto dai referenti della Fondazione sia assolutamente a titolo gratuito ma che, in quanto volontario, ha liquidato come tramite l’equivalente annuo di 1,5 milioni di franchi circa di progetti nel proprio territorio, 2/3 dei quali destinati all’agricoltura. “Inizialmente l’ASM era destinato solamente all’agricoltura – ha sottolineato – mentre oggi l’obiettivo generale è sviluppare l’attrattività delle regioni alpine e la loro qualità di vita, con progetti vari, che comprendono ad esempio anche il turismo e la digitalizzazione”.

Tra i progetti sostenuti vi sono stati il Giardino dei Ghiacciai e il Mulino di Aino ma anche la creazione del Caseificio Valposchiavo, che con ben 400.000 CHF di contributo rappresenta il progetto più grande dell’era Hagenbuch, che spera di congedarsi con un progetto dal valore similare attualmente in discussione.

“La Valposchiavo – ha detto – è diversa dalle altre valli: qui non abbiamo mai avuto un progetto per un hotel, un agriturismo o per la digitalizzazione, ma è l’agricoltura ad aver occupato il centro della scena. Qui ho imparato tante cose, come per esempio che è diverso se un progetto viene da Poschiavo oppure da Brusio. Il nostro lavoro non finirà, ma continuerà con il mio successore”.

Daniele Raselli ha poi ringraziato, a nome di 100% Valposchiavo BIO, Hagenbuch, ringraziandolo per la sua capacità di capire e ascoltare la montagna e la sua gente. “Sarà nostro compito, – ha detto – mantenere fede al lavoro intrapreso e far conoscere la bellezza e la ricchezza di questo territorio”. Raselli ha poi regalato ad Hagenbuch una copia di una poesia nelle versioni italiana e tedesca del grande scrittore di origine brusiese Grytzko Mascioni.

Infine, il consigliere agricolo del Plantahof Carlo Mengotti ha lodato il lavoro di Hagenbuch, sottolineandone l’importanza per l’agricoltura ma non solo. Ha inoltre ricordato anche al Podestà di Poschiavo Giovanni Jochum (presente al ricevimento) l’assoluta importanza e centralità del Caseificio Valposchiavo (di cui Mengotti è il presidente).

Hagenbuch ha ricevuto come omaggio da parte di Valposchiavo Turismo un cesto di prodotti 100% Valposchiavo BIO per mano di Kaspar Howald, mentre un piccolo omaggio di benvenuto omaggio è andato anche al subentrante Rolf Widmer, che ha ha ringraziato precisando: “Non parlo italiano ma datemi un po’ di tempo e lo farò”.

A margine del ricevimento abbiamo rivolto alcune domande ad Hagenbuch.

Che rapporto la lega al territorio del quale era responsabile?
In realtà, nella mia vita il rapporto con questo territorio nasce quando, da bambino, mi spedirono per un totale di cinque mesi nella Scuola di Montagna di Avrona, a Tarasp. Dicevano che ero un bambino un po’ agitato e vivace, e forse la montagna avrebbe aiutato a piegarmi! Ho avuto la fortuna di essere un professionista di successo, un dirigente un conglomerato (Zellweger Uster) che contava cinquemila dipendenti, ma qui ho conosciuto gente con la quale non sarei mai entrato in contatto nella mia vita precedente o nel contesto di Basilea dal quale provengo.

La lingua italiana è mai stata un problema?
No, non lo è stata, soprattutto in tempi recenti, perché ho perso tutte le inibizioni a favore della voglia di farmi capire. Ci siamo sempre capiti, anche con il mio italiano, anche con contadini che non parlavano una parola di tedesco.

Cosa le mancherà della Valposchiavo?
Mi mancheranno soprattutto le persone, i contatti personali con la gente. Il mio stile è sempre stato quello di approfondire le storie familiari e personali. È importante, si deve sapere cosa c’è alla base di una scelta di vita. Si devono conoscere le differenze, le specificità e le difficoltà che a volte rendono problematico collaborare. A questo proposito devo dire che il progetto 100% Valposchiavo BIO ha saputo superare le difficoltà e, forse per la prima volta, far lavorare le persone insieme, farla avvicinare per un obiettivo comune.

L’Ufficio federale di statistica prevede che fra 30 anni la Svizzera raggiungerà i 10 milioni di abitanti, ma la popolazione nel cantone dei Grigioni (e nel Ticino) calerà. Un’emergenza per la montagna?
La gente che vive qui in Valposchiavo o in un piccolo abitato della Val Monastero riceve la stessa identica informazione delle persone che vivono a Zurigo. E aspira per così dire allo stesso modello di vita e di sviluppo, che però qui è difficile. Ecco uno dei motivi di questa emigrazione. Certo, c’è l’importanza del nostro lavoro nel sostenere la qualità di vita in montagna, ma più ancora si dovrebbe capire che i contesti sono diversi e i modelli devono essere diversi. Il carattere stesso della gente di un luogo nelle montagne non è uguale a quello della gente di città, di pianura o del mare.  

Si dovrebbe anche imparare a non dare per scontato tutto ciò che abbiamo. Prendiamo per esempio l’agricoltura: oggi è un settore decisamente sostenuto e finanziato, ma non è detto che sarà sempre così. Dovremo usare le nuove tecnologie e concentrarci su obiettivi diversi, come per esempio la digitalizzazione.  

Immagini di tornare qui fra 30 anni, come pensa sarà la Valposchiavo, e come le piacerebbe che fosse?
La globalizzazione di certo non di fermerà e le differenze tra città e montagna potrebbero diminuire ulteriormente. Probabilmente ci sarà un solo comune e non avremo più la divisione tra Poschiavo e Brusio. Temo anche che procederà una sorta di germanizzazione: il tedesco potrebbe aver conquistato molto spazio a danno dell’italiano. Quello che vorrei io? Che si conservi la specificità del territorio. Per farlo, la Valposchiavo si deve rendere conto che il suo immediato retroterra culturale (non solo linguistico) non sono Zurigo e Basilea ma la Valtellina. So che nei secoli passati la Valtellina ha fatto parte dei Grigioni. Chissà che la storia non si ripeta e non entri a far parte della Svizzera, sarebbe un bel sogno che si avvera per me!

Tornerà in Valposchiavo nei prossimi anni?
Certamente! Mi farà piacere vedere che i progetti che ho contribuito a creare vanno avanti, ma verrò da turista. Non solo per le bellezze del territorio, che non mancano, ma soprattutto per la gente. Ho degli amici qui e non vedo l’ora di passare del tempo con loro, conoscere le loro famiglie e la loro storia.


Maurizio Zucchi

Maurizio Zucchi
Membro della redazione