Svizzera in forte calo turistico, la Valposchiavo fa eccezione

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Da pochi giorni l’Ufficio federale di statistica (UST) ha diffuso i dati sul turismo in Svizzera: da gennaio ad agosto 2020 i pernottamenti sono stati 16,41 milioni, il 41% in meno dello stesso periodo del 2019. Nei Grigioni il calo è stato meno netto rispetto al resto di tutta la Svizzera, infatti, la flessione si è limitata al 13% con 3,4 milioni di pernottamenti. La Valposchiavo è tra i fiori all’occhiello del Cantone: in un anno fortemente penalizzato dal Coronavirus, dati alla mano, nel periodo da gennaio ad agosto ha perso solo lo 0,6% rispetto alle cifre del 2019 con 41’342 pernottamenti alberghieri.

L’ottima partenza di gennaio e febbraio, con delle cifre superiori alla media degli ultimi anni, era un buon indicatore della stagione molto positiva che sarebbe arrivata; poi il Coronavirus ha bloccato tutto per mesi, fino alla ripartenza di maggio e giugno che, come nelle previsioni, è stata cauta e sotto la media degli ultimi anni. Non tutti però si aspettavano un mese di luglio ed un mese di agosto di gran lunga migliori rispetto agli anni precedenti e tutto questo senza tenere conto del boom dei campeggi.

“Non potevamo averne la certezza, – ci spiega il direttore di Valposchiavo Turismo, Kaspar Howald – ma speravamo che questo fosse l’andamento turistico in Valle, vista la situazione. Eravamo abbastanza sicuri che, vista l’impossibilità di effettuare viaggi all’estero, la Valposchiavo potesse rappresentare una meta molto interessante per i turisti svizzeri. Abbiamo lavorato molto bene sulla nostra visibilità negli ultimi anni (dato confermato da un trend positivo che dura ormai dal 2016) e siamo una destinazione periferica e di lingua italiana, godiamo quindi di una certa “esoticità” anche per gli stessi turisti svizzeri. Chi di questi avesse voluto passare le sue vacanze in un contesto decisamente diverso da quello consueto svizzero, di casa, quasi per forza di cose doveva scegliere una destinazione come la nostra”.

“Già prima dell’emergenza COVID, – prosegue Howald – si prospettava una stagione estiva molto forte basandosi sulle prenotazioni alberghiere. Eravamo abbastanza sicuri che tutti quelli che avevano disdetto per la primavera e l’inizio estate comunque sarebbero tornati non appena possibile. Per questo motivo abbiamo rinunciato a una campagna ad-hoc per attirare clientela (fatto che nella stampa spesso erroneamente è stato riportato come una rinuncia totale al marketing), sapendo che potevamo offrire ai nostri ospiti proprio quello che cercavano: vacanze tranquille lontane dagli assembramenti delle aree urbane o di altre mete turistiche svizzere più facilmente accessibili o più conosciute”.

Come detto sopra il numero di pernottamenti dichiarato non tiene conto dei campeggi della Valposchiavo, Boomerang e Al Cavresc, che hanno registrato un boom di affluenze soprattutto nei due mesi di luglio ed agosto, con circa 8’000 presenze. Questo ha spinto i gestori, la famiglia Cathieni, a posticipare la chiusura fino al 10 novembre.

“Mi posso immaginare, – ipotizza il direttore di Valposchiavo Turismo – che entro l’estate prossima il problema COVID non sarà ancora del tutto scomparso e i viaggi all’estero potrebbero essere ancora relativamente difficili. Se a questo aggiungiamo il trend notato negli scorsi anni per cui i turisti svizzeri passano sempre più le vacanze in Svizzera e il buon marketing che le tante persone che ci hanno fatto visita quest’anno per la prima volta faranno, mi sento fiducioso per il futuro. Magari non avremmo i risultati straordinari di quest’anno, ma il trend positivo sicuramente continuerà”.

Tornando a parlare di tutta la Svizzera e dei paesi di provenienza degli ospiti, ovviamente a farla da padroni sono stati i turisti indigeni; fra gli stranieri i più numerosi rimangono i tedeschi (387’594 notti), seguiti da francesi, olandesi, belgi, italiani, inglesi, austriaci, americani, spagnoli e polacchi. Praticamente assenti sono stati gli asiatici.

“La Valposchiavo tradizionalmente ha una percentuale molto alta di ospiti svizzeri, – conclude Howald – nelle annate normali sono quasi il 90%, quest’anno alla fine saranno magari il 95%. Questa è la nostra grande fortuna, non dipendiamo dai mercati esteri più volatili e più onerosi a livello di operatività”.

Le ottime cifre ufficiali fino ad agosto sembrano essere confermate dalle prime stime non ufficiali del mese di settembre in Valposchiavo, si parla di più di 10’000 pernottamenti (e mancano ancora all’appello alcune cifre), che già solo con questo parziale segnerebbero un +23% rispetto al settembre 2019. Sembra quindi che a fine anno la Valposchiavo sarà una delle poche mete turistiche a livello mondiale ad aver incrementato i suoi pernottamenti rispetto all’anno precedente.


Ivan Faclinella

Ivan Falcinella
Membro della redazione