Un uomo non muore mai se c’è qualcuno che lo ricorda: 100 anni dalla nascita di Renato Maranta

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“Un uomo non muore mai se c’è qualcuno che lo ricorda scriveva il Foscolo: per questo, nell’anniversario dei 100 anni dalla nascita di Renato Maranta (1920-1954), è stato istituito un Comitato avente lo scopo di ricordare e di celebrare il poliedrico personaggio valposchiavino approfondendo la sua vita e le sue opere.

Renato Maranta, nonostante le sue evidenti doti di organista, compositore, pedagogista musicale, pubblicista e editore, non ha riscontrato durante la sua breve vita il successo che meritava, ritrovandosi spesso in difficoltà economiche. Per questo motivo, l’entusiasmo e la voglia di trasmettere le sue capacità alla popolazione andarono via via spegnendosi, fino a farlo cadere in una forte depressione che, nel 1954, lo portò a una fine precoce. Renato Maranta morì per un attacco di cuore, condannato dalla sua troppa sensibilità, un destino comune a molti artisti che troviamo nei libri di storia o di letteratura che hanno vissuto da incompresi ed hanno ottenuto solo un successo post mortem. È difficile comprendere il motivo di questi insuccessi: probabilmente si tratta di personaggi che hanno creato opere così geniali e particolari per l’epoca nella quale hanno vissuto da essere ritenute “strane” e perciò non comprese dai più o non apprezzate.

“A volte, figure più grandi della vita non ricevono il riconoscimento storico proporzionale alla loro vera grandezza. Sono pochi i pittori, per esempio, che hanno goduto altro in questa vita se non la miseria e la solitudine… Spero che i poschiavini di oggi possano trovare in questo illustre conterraneo ancora un altro motivo per un sano orgoglio nei confronti del loro patrimonio particolare, storico ed artistico”. Sono le parole di ricordo e riflessione dell’Arcivescovo titolare di Bomarzo e Nunzio Apostolico a Berna, di Monsignor Thomas E. Gullickson che, purtroppo, non ha potuto partecipare al Convegno tenutosi in Casa Torre, sabato 10 ottobre alle ore 9.00.

Nella scia del pensiero di Monsignor E. Gullickson, il nostro compaesano Renato Maranta merita di essere onorato e ricordato perché rari sono i personaggi che in pochi anni sono riusciti a lasciare un bagaglio culturale tale da permettere di realizzare e pubblicare tre volumi bibliografici.

La sua grandezza musicale e letteraria la si comprende anche dal complesso lavoro di studio e di ricerca che ha impiegato studiosi ed esperti, permettendo così di rievocare la persona del Maranta. Gli spartiti musicali, le raccolte dei testi originali e gli studi effettuati troveranno per l’appunto la pubblicazione nei prossimi mesi curata da Massimo Lardi e Paul Widmer, edita della Pro Grigioni Italiano (Pgi) e saranno probabilmente suddivisi in tre volumi: Musica sacra, Musica popolare e Ricerche su Renato Maranta ed edizione del suo lascito letterario.

Il convegno ha alternato parti concertistiche con pezzi di musica sacra e del Canzoniere di Renato Maranta (grazie alla voce del soprano poschiavino Manuela Tuena ed al delicato tocco di Giovanni Sanvito al pianoforte) a interventi degli studiosi che hanno cercato di descrivere ed inquadrare con chiarezza il “Genio musicale e letterario incompreso” (Massimo Lardi):

  • Massimo Lardi: biografia essenziale di Renato Maranta
  • Pietro Bianchi: Canzoniere di Renato Maranta e la musica popolare dell’epoca
  • Giovanni Sanvito: intervento sulla musica sacra dell’autore
  • Achille Pola: l’eco mediatica dell’attività musicale di Renato Maranta
  • Paul Widmer: la difesa spirituale della Svizzera come sottofondo dell’opera di Renato Maranta
  • Fernando Iseppi: il lavoro letterario di Renato Maranta

Il pubblico si è commosso al momento del ricordo del chirurgo Edgar Widmer, nipote più vecchio di Renato Maranta, che ha raccontato alcune delle sue memorie del periodo in cui lo zio fu in visita a casa sua mentre lavorava come organista a Zurigo. Ha ricordato, emozionato, la dedica fattagli dallo zio nel giorno del Corpus Domini del 1944 della sua messa In nomine Jesu, ispirata al Cinquecentenario della morte di San Bernardino da Siena.
Un ricordo amaro, invece, è che in quegli anni era un tabù parlare di un parente in cura per depressione: per questo motivo la madre, sorella di Renato, andava regolarmente a trovarlo quando era in clinica, senza però mai discuterne in famiglia.

Grazie a questo convegno, siamo certi che Renato Maranta non verrà dimenticato e riceverà almeno un po’ della gloria che meritava di avere.


Melissa Dorsa