E tanto tuonò che piovve

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Il 2020 è volto al termine, un anno tormentoso sotto diversi punti di vista e che ci ha messo alla prova nei contesti sociali, culturali ed economici. Con il nuovo anno riproponiamo, su iniziativa del presidente de “Il Bernina” Bruno Raselli, una serie di editoriali scritti da persone vicine al nostro giornale. Persone che abitano la Valposchiavo, la vivono o che la conoscono da molto tempo. I temi trattati sono di libera scelta: pensieri sull’anno nuovo che non potranno prescindere dalla pandemia e dalle ripercussioni che avrà nel prossimo futuro. (Marco Travaglia)

“Dicembron e genevron, svòida scrign e li mason” dicevano i nostri avi. Quest’inverno ci pensa soprattutto la pandemia COVID a svuotare le riserve di tanta gente ed in misura maggiore quelle degli enti pubblici.

Il nuovo accordo sulla tassazione dei frontalieri, firmato lo scorso dicembre tra Svizzera e Italia, almeno a breve termine, non contribuisce certamente a rimpinguare le casse federali e quelle comunali e cantonali dei cantoni confinanti con l’Italia, anzi!

Ma finalmente, anche a seguito di insistenti polemiche, dopo oltre 5 anni dalla firma dell’impegno a modificare l’accordo del 1974, gli Stati hanno messo a punto i criteri finali per la modifica delle modalità di tassazione dei frontalieri. La versione definitiva esplicherà pienamente i suoi effetti solo a partire dal 2034. I dettagli dell’accordo sono stati enunciati da Piergiorgio Evangelisti nel suo contributo apparso su Il Bernina il 27 dicembre scorso. Diciamolo chiaramente, nel breve e medio termine, sotto l’aspetto prettamente economico, l’accordo non favorisce l’erario elvetico. Per questo gli interlocutori italiani parlano di successo delle negoziazioni, ben coscienti che l’attuale sistema di tassazione costituisce per la Lombardia una fonte di benessere e ricchezza tutt’altro che trascurabile. Ma si sa, in politica non contano solo le somme contabili. Buoni rapporti bilaterali hanno la loro importanza e la trattativa per la liberalizzazione dei servizi finanziari per le banche svizzere in Italia potrebbe giovarne. Liberalizzazione da tempo richiesta da parte elvetica e che darebbe un’ulteriore spallata alle barriere protezionistiche, che con la caduta del segreto bancario svizzero e l’introduzione dello scambio automatico d’informazioni in materia fiscale, difficilmente si giustificano ancora in un contesto di libero mercato.

Recentemente il PLD di Poschiavo ha inoltrato un postulato alle nostre autorità chiedendo di approfondire come mai i nostri giovani, dopo gli studi e la formazione, non ritornano in valle per risiedervi e svilupparvi il loro percorso professionale. In questo contesto, sarà interessante capire in che modo incide la concorrenza dei lavoratori frontalieri. Personalmente ritengo che di principio le aziende, per avere successo, debbano scegliere i collaboratori migliori, indipendentemente dalla loro provenienza. È assodato che in Lombardia e per noi specificatamente in Valtellina, si può attingere ad un eccellente bacino di competenze e professionalità. Recentemente in valle lavoravano quasi 800 frontalieri; ecco, penso che sarebbe auspicabile e positivo se almeno il 10% di questi, nel tempo decidesse di risiedere in valle (anche il Covid insegna quali vantaggi ne deriverebbero).

È ovvio e giusto che ognuno possa fare liberamente le proprie scelte su dove risiedere ma questo non dovrebbe essere influenzato da fattori legati ad una fiscalità anomala ed un po’ artefatta. In effetti è difficile capire come mai un dipendente che risiede e lavora a Sondrio, paghi da 3 a 11 volte più imposte rispetto ad un suo collega, vicino di casa, che ha lo stesso stipendio lordo, ma che lavora quale frontaliere in Svizzera. Il risparmio fiscale per il frontaliere è significativo ed i mezzi che gli rimangono a disposizione gli permettono un tenore di vita e possibilità di fare investimenti nettamente migliori. Evidentemente la tematica non si porrebbe se l’Italia introducesse le stesse aliquote e deduzioni con alto contenuto sociale che sono applicate in Svizzera.

Per ritornare al tema della scelta del luogo di residenza è indubbio che il sistema di tassazione finora ha avuto un certo influsso sulla decisione. Se tutto fila liscio, questa stortura, a partire dal 2034 farà parte della storia e noi, come disse il sommo poeta, intanto facciamo come l’uccellino bramoso di procacciare il cibo ai suoi piccoli che “con ardente affetto il sole aspetta, fiso guardando pur che l’alba nasca”!


Donato Cortesi