Lo sci, molto più che una disciplina sportiva

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Che siano stretti o larghi, gli sci sono attrezzi di libertà; chi non li ha mai usati fatica a capirne la dimensione catartica, che non è poi così diversa da molti altri attrezzi sportivi, come le ciaspole, la bicicletta, la canoa, ecc. Alla velocità più o meno sostenuta lo sci associa il piacere della coordinazione, dell’armonia del movimento, del contesto naturale spesso impegnativo, della condivisione che non è necessariamente con gli altri ma anche con se stessi. Insomma, qualcosa più di una disciplina sportiva, un modo di essere e di vivere, anche quando si è costretti lontano dalla montagna.

Lo sci è vita, lo è per le economie di montagna e lo è anche per le economie di pianura che nella dimensione ludica ritrovano serenità e tranquillità e si riappropriano di tempi meno sincopati. Lo sci fa bene a tutti, a chi lo pratica, a chi dedica la vita perché altri possano gioire dello sport che amano, a chi vive la montagna e permette ad altri di apprezzarne le virtù. Nella mia personale classifica degli sport è al primo posto insieme all’alpinismo, ma è una classifica del tutto personale; conservo soprattutto ricordi entusiasmanti, tanto vividi da evocare addirittura il piacere delle gare che più di altre mi hanno regalato sensazioni uniche. Incredibile come cervello e corpo conservino memorie così precise negli anni. Perciò sentire che il mio Paese decide di sospendere tutte le attività con l’unica eccezione di quelle per gli atleti mi lascia esterrefatta, mi induce a chiedermi quali siano le basi scientifiche di una simile decisione (e di molte altre). E pensare che il territorio italiano, oltre all’arco alpino, ha gli Appennini, montagne stupefacenti, selvagge e aspre anche più delle Alpi con vette e piste da cui spesso si vede il mare. Tra le tante foto che conservo con simpatia c’è una foto di gruppo in occasione di un Campionato nazionale Ingegneri a Roccaraso; piste da gara che nulla hanno da invidiare alle nostre, dopo tre giorni di competizioni la nostra squadra di Milano si raccolse per la foto di rito, alle spalle il cartello stradale che indicava Napoli e Roma.

Non è sport nazionale come in Svizzera, ma lo sci è diffuso da Nord a Sud e anima gli inverni di molti, moltissimi italiani. Triste dunque pensare a ciò che sarà delle numerose stazioni sciistiche ferme da quasi un anno; ci si può reinventare (si deve, in alcuni casi) ma senza risorse tutto è assai più complesso. La montagna e i suoi frequentatori saranno altro dopo il 2021, non so se meglio o peggio. Saranno certamente altro da ciò che sono oggi. Per fortuna abbiamo ancora la Coppa del Mondo di Sci; almeno quella non si ferma. Le gare di Santa Caterina Valfurva prima e quelle di Bormio poi, con gli eccellenti podi degli atleti svizzeri, hanno restituito un po’ di fiducia a un comprensorio sospeso tra una chiusura e l’altra; la vitalità degli atleti non può che trasferire ottimismo al tessuto sociale, restituisce un po’ di leggerezza in tempi ancora duri, anima le vie del borgo antico rischiarato dalle luci e dalla neve copiosa come mai. Suggerisce nuovi scenari, verso una crescita diversa.


Chiara Maria Battistoni