Giornata della Memoria: le sorelline sopravvissute

0
1166
Le sorelle Andra e Tatiana Bucci assieme al cugino Sergio De Simone

Il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Nel 2005 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato questa data Giornata Internazionale della Memoria.

Sono pochi ormai i sopravvissuti ancora in vita e capaci di raccontare: erano bambini quando gli è stata rubata l’infanzia, ma i ricordi rimangono nitidi per chi, dopo dolorose e lunghe elaborazioni, ha trovato parole per raccontare quell’orrore. Ascoltare quei racconti, riproporli, dargli eco, tornare a ripeterli anche quando gli ultimi testimoni saranno morti, diventa un dovere per ognuno di noi. Ha senso ricordare perché è un modo di porsi domande. Può aiutare a non ripetere più un simile orrore.

Sono stati circa 230.000 i bambini deportati ad Auschwitz, al momento della liberazione se ne contarono solo 650. Tra questi sopravvissuti c’erano le sorelline Andra e Tatiana Bucci.

Hanno 4 e 6 anni quando vengono arrestate il 28 marzo del 1944 a Fiume insieme alla mamma, la zia e il cuginetto Sergio. Arrivate ad Auschwitz il 4 aprile vengono separate dalla mamma, e con il cuginetto Sergio finiscono in una baracca di bambini destinati agli esperimenti del dottor Joseph Mengele.
Non capiscono dove sono finite, nessuno le chiama più per nome, sul braccio hanno un tatuaggio con un numero: 76483 quello di Andra, 76484 quello di Tatiana. All’inizio la mamma, finita in una baracca non troppo lontana, riesce a vederle ogni tanto di nascosto. Raccomanda loro di parlare sempre italiano, e di ricordarsi il loro nome, Andra e Tatiana, ma intanto lei impara a memoria il numero del loro tatuaggio.
Poi un giorno la mamma non arriva più, e loro semplicemente la cancellano. Dimenticare le emozioni serve a sopravvivere. Poi dimenticano anche la lingua italiana.
Un mattino nella baracca entrano degli uomini insieme al Dr Mengele e dicono:- chi vuole andare a trovare la mamma faccia un passo avanti-   Le due sorelline non si muovono, ma  il cuginetto Sergio, con altri 19 bambini, fa un passo avanti. Un passo avanti che segnerà quei 20 destini: finiranno tutti vittime di orribili esperimenti e moriranno.

Andra e Tatiana sopravvissero, e dopo la liberazione finirono in Inghilterra.
Furono trattate bene nell’istituto che le accolse. Impararono l’inglese, riscoprirono il calore dei rapporti umani. Quando a fine 1946 la mamma, pure lei sopravvissuta, riuscì finalmente a ritrovarle (grazie al numero di tatuaggio che aveva fissato in memoria), loro non la riconobbero, non vollero abbracciarla, si attaccarono invece alle vesti dell’istitutrice inglese.
Per sopravvivere avevano dovuto dimenticare.

Ma se dentro quel campo per quei bambini dimenticare è stata una salvezza, oggi ricordare è un dovere, per tutti noi.

“Stiamo morendo tutti, ormai siamo rimasti pochissimi, le dita di una mano, e quando saremo morti proprio tutti, il mare si chiuderà completamente sopra di noi nell’indifferenza e nella dimenticanza” (Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz)