Il digitale al servizio delle Alpi

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Articolo scritto il 14 novembre 2021

L’autunno in montagna è un’esplosione di colori; più che preludere a una fase di riposo, sembra essere l’annuncio di una nuova fase creatrice, in cui la natura, complice il freddo e la neve, regalerà emozioni e passioni a chi avrà la pazienza di osservare e accettare i rigori invernali. I colori caldi e avvolgenti dei larici autunnali sono l’incipit al periodo più introspettivo dell’anno, fatto di giornate brevi. Ci affacciamo a un nuovo inverno, ancora pandemico ma, forse, meno impegnativo dei precedenti; un inverno di risveglio, con segnali interessanti che arrivano dal mondo intorno a noi.

Novembre è da molti anni il mese in cui si concentrano congressi e convegni internazionali dedicati alle tecnologie dell’informazione (oggi diremmo al digitale), è il mese in cui si concludono le Giornate Digitali della Svizzera (giunte quest’anno alla quinta edizione), è il mese in cui si pubblicano rapporti interessanti, come l’indice europeo della società e dell’economia digitale (Desi). Lo scorso 10 novembre, per esempio, la Confederazione ha chiuso le giornate digitali, avviate il 29 settembre e sempre più partecipate grazie a un’organizzazione assai innovativa che applica la logica della diffusione e, di conseguenza, dell’inclusione. Portare gli eventi nei diversi Cantoni, anche al di fuori dei centri urbani più grandi, farlo utilizzando proprio la connessione e la virtualizzazione, è una soluzione pratica che dà i suoi frutti e risponde con pienezza ad uno dei capisaldi della strategia Svizzera Digitale: porre al centro del cambiamento la Persona, nella sua specificità, darle modo di essere protagonista della trasformazione.

Il Symposium IT Gartner sul digitale, concluso lo scorso 11 novembre ha messo in luce, dati alla mano, ciò che l’esperienza diretta di questi mesi ha fatto emergere: l’approccio ibrido (fisico e virtuale) che abbiamo sperimentato è destinato a restare e non si limita all’alternanza lavoro in presenza – lavoro remoto, richiede un approccio inedito (i dati indicano che solo il 14% dei dipendenti negli Usa vuole il rientro completo negli uffici; per tutti gli altri c’è la richiesta pressante di modalità ibride di lavoro). Forse come mai prima di oggi, i territori di montagna si trovano in una posizione di vantaggio: possono offrire natura e ritmi più consoni alla vita, senza nulla togliere alla numerosità di contatti e partecipazioni, purché non manchino le tecnologie di connessione.

C’è di più: la montagna ha in sé tutti i vantaggi delle comunità fisicamente più isolate, perché propone modelli di comunità ancora basati sulla condivisione e sulla solidarietà, sull’empatia con l’ambiente naturale (che esercita l’umiltà), sulla creatività e la progettualità, capacità queste storicamente indispensabili per sopravvivere in epoche in cui scienza e tecnica non potevano ciò che possono oggi. I cambiamenti strutturali per la digitalizzazione, la riorganizzazione dei processi di trasformazione in modo interconnesso, anch’essi pilastri della strategia digitale svizzera, possono trovare nella montagna un terreno particolarmente sfidante; la complessità dei territori è un catalizzatore quasi naturale di innovazione.

Qualche tempo fa il nostro Maurizio Zucchi ha intervistato Marion Hangartner, la studentessa dell’ETH di Zurigo che ha integrato nell’ipermappa di comunità i video georeferenziati dei droni. Quel video, che immagino molti di voi abbiano visto, spalanca la porta alla dimensione “ibrida” delle nostre montagne: i dati “aumentano”, arricchiscono la realtà, offrendo nuove informazioni e consentono di immaginare il territorio prima di intervenire fisicamente. Applicato alla manutenzione predittiva delle grandi infrastrutture (ferrovie, dighe, viadotti elettrici, per esempio) diventa uno strumento per pianificare gli interventi, migliorandone sostenibilità e sicurezza. Può sembrare un paradosso, ma forse in futuro sarà proprio il digitale a garantire la conservazione dei nostri territori alpini, preservandone cultura, tradizioni e storia.