Si celebra la Giornata svizzera dei familiari curanti: il lavoro prezioso di “Al punt”

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L’Associazione sostegno familiari curanti “Al punt” è una realtà che sta gradualmente mettendo radici in Valposchiavo. Presentata già qualche mese or sono sulle pagine de “Il Bernina”, “Al punt”, coordinata da Doris Godenzi, ha come obiettivo quello di alleviare il carico di chi si prende cura dei propri cari non più autosufficienti o comunque isolati e bisognosi di assistenza. Per quattro pomeriggi la settimana (dal martedì al venerdì) l’associazione, presso un appartamento di cui dispone a Spineo, offre agli anziani momenti di socialità e ricreazione, sotto il vigile occhio di personale con formazione socio sanitaria. Per chi volesse approfittarne, sabato 5 novembre, dalle 14.00 alle 16.00, ci sono le porte aperte della struttura.
Poiché il 30 ottobre si celebra la Giornata svizzera dei familiari curanti, “Il Bernina” ne ha raggiunti due, i cui cari frequentano regolarmente “Al punt”, così da capire la prospettiva sul centro anche dal lato dei suoi fruitori. Entrambi hanno, con grande disponibilità, risposto alle varie questioni, chiedendo, però, per motivi di riservatezza, di restare anonimi.

Le motivazioni che inducono a rivolgersi “Al punt” sono quelle che molti di noi si possono immaginare: “La mamma ha cominciato a soffrire di demenza – dice uno degli intervistati – e sono arrivati i primi piccoli disastri: il fornello ha dovuto essere staccato, le perdite di memoria a breve termine… Non poteva essere lasciata da sola e aveva bisogno di un sostegno”. Ma non sempre, in realtà, è il declino cognitivo a essere la causa principale, come ci ha detto un altro intervistato: “Dopo un lungo ricovero in ospedale, seguito alla morte del papà, la mamma non era più autosufficiente dal punto di vista fisico e abbiamo avuto bisogno di aiuto… Nel nostro caso ci siamo prima rivolti a una donna, che viene per diversi giorni, ma il martedì non era disponibile, e abbiamo perciò pensato rivolgerci all’associazione “Al Punt”.”

Molto spesso, infatti, all’associazione i familiari arrivano in seconda battuta, magari dopo aver tentato di provvedere in proprio e al cento per cento alla necessità dei familiari. “All’inizio – dice uno dei due – mi occupavo, con anche delle visite del personale Spitex, della mamma quattro volte la settimana, cercando di organizzarmi con il lavoro: ma era troppo, perché questo aveva praticamente azzerato anche la mia vita sociale rischiando di destabilizzarmi. Abbiamo iniziato con il frequentare il diurno a Casa Anziani, poi Doris ha avuto l’idea di fondare questo centro e abbiamo deciso di provare. Ora lei va quattro volte la settimana, ma non è una cosa fissa: uno può scegliere di frequentare il centro per un numero di giorni variabile settimana per settimana secondo le esigenze, basta avvisare in anticipo”.

La sede a Spineo

Inizialmente, entrambi hanno riferito di una certa riluttanza a partecipare, poi però ha prevalso il piacere delle madri anziane a frequentare persone della propria età e così come dice uno dei figli “si trova bene, vengono a prenderla i volontari di ATE (Animazione Terza età) ed è bello; quando le dico che si va a sostegno si prepara ed è contenta”.

Al di là dell’aspetto sociale, grazie alla frequenza di “Al punt”, secondo uno dei due familiari da noi intervistati vi è stato inoltre un miglioramento anche nella situazione della mamma anziana, determinato da un lato dall’ambiente amichevole e comunque quasi domestico, e dall’altro dal personale qualificato.

Si potrebbe pensare che questa iniziativa vada in qualche modo a entrare in concorrenza con le realtà già esistenti ma, come ci è stato fatto notare, “non si tratta di una concorrenza, ma di un tassello in più, fino ad ora mancante, che ci permette di tenere i nostri genitori anziani o i nostri cari con noi a casa più a lungo, fornendo però loro un’assistenza professionale”.

Maurizio Zucchi
Membro della redazione