Aumentano i costi per i produttori di vino della Valposchiavo: e per i consumatori?

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Immagine Pixabay

L’inflazione, negli ultimi mesi, è tornata a dei livelli che, in Svizzera, non si vedevano da molti anni. Ancora peggio è andata nella vicina Italia, dove i prezzi dell’energia, dei fertilizzanti e dei carburanti sono schizzati verso l’alto, con forte impatto su tutti i settori economici, ma in particolar modo su quello agricolo. A tutto ciò si devono aggiungere un biennio da poco conclusosi di pandemia, la guerra in Ucraina e le conseguenze di entrambi sulla discontinuità della produzione e sulla filiera di molti comparti. È facile immaginare che i problemi abbiano toccato anche la Valposchiavo, specie in uno dei settori “transfrontalieri” per eccellenza, quello cioè vitivinicolo.

Come è noto, infatti, la quasi totalità del vino dei produttori valposchiavini proviene da uve coltivate in Valtellina. Anche il Ticino, come documentato recentemente da un servizio della RSI, ha fatto segnare un aumento dei prezzi, cui ne seguirà probabilmente un altro entro fine anno. L’aumento dei costi per chi produce tende, inevitabilmente, a riflettersi nel medio periodo in un aumento dei prezzi per il consumatore. 

Abbiamo perciò chiesto ad alcuni produttori locali, Misani, la casa vinicola Plozza e Manuel Zanolari di fare il punto sulla situazione per quello che li riguarda. 

Pietro Misani ha messo da subito in luce il nocciolo della questione: aumentare i prezzi ora è difficile, perché la concorrenza è forte, anche se i costi, senza dubbio, sono aumentati. Sui vini di Valtellina, tuttavia, vi è stato un adeguamento già dall’anno scorso. Per quanto invece concerne i distillati, dove più incide il costo dell’energia elettrica e del riscaldamenti, un piccolo aggiornamento si è reso necessario. 

Diverso il discorso di Andrea Zanolari di Plozza. I prezzi, per la casa vinicola brusiese, sono aumentati su due fronti. Da un lato, progressivamente, sono aumentati i prezzi da corrispondere ai viticoltori comprando l’uva di terzi in Valtellina. Si è infatti passati da un contesto di sovrapproduzione a uno di sottoproduzione, in cui non si riesce a tener dietro alla richiesta del mercato, il che porta automaticamente a un rincaro dei prezzi. Dall’altro, invece, vi è stato un aumento del settore carta e bottiglie tra il 20 e il 60%. C’è poi anche un problema di carenza di materia prima. Sembra che sia difficile reperire il vetro e se quello verde ancora si trova quello bianco (che si utilizza per i vini bianchi) è diventato quasi introvabile. Un problema dovuto probabilmente a un maggior consumo negli ultimi anni di vino bianco.

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C’è, infine, una questione che riguarda i tappi: mentre i tappi tecnici si trovano, per i monopezzo il tempo di consegna si è raddoppiato, senza contare quelli a vite, usati soprattutto sul mercato elvetico, per i quali la consegna è passata da 1 mese sino a 6/8 mesi e poi a un anno. I riflessi sul prezzo finale non possono quindi essere evitati a lungo, pur nello sforzo di contenerli per quanto possibile. 

Quanto invece a Marcel Zanolari, anche il produttore biodinamico sconta un aumento di costi su bottiglie e tappi intorno al 50%. Non sono però stati praticati rincari, perché il vino che attualmente è il commercio è stato imbottigliato almeno due anni fa, cioè in un periodo precedente ai rincari. Non è perciò sembrato giusto a Zanolari speculare facendo levitare ora i prezzi ma, se ci sarà un perdurare di questa situazione di costi fortemente levitati, gli aumenti potrebbero verosimilmente arrivare. 

Maurizio Zucchi
Collaboratore esterno