La Scuola professionale di Poschiavo è un patrimonio per il Paese, per la Regione Bernina, per il Grigionitaliano e per tutto il Cantone.
In primo luogo perché è unica: non c’è alcuna altra scuola professionale italofona in tutto il Cantone dei Grigioni. In secondo, perché forma il personale qualificato che costituisce l’ossatura del fiorente settore artigianale e industriale della Valposchiavo. In terza battuta, infine, perché costituisce un presidio territoriale di grande importanza, a maggior ragione se pensiamo al pericolo, o per meglio dire, alla realtà alla quale siamo confrontati e cioè lo spopolamento.
Eppure (riporto qui le parole di un servizio RSI “Si tratta dell’unico istituto di arti e mestieri di lingua italiana nei Grigioni, che ora si trova di fronte a un bivio: ridurre l’offerta formativa oppure esercitare uno sforzo immane per raggiungere il numero sufficiente di iscrizioni, come previsto dalle direttive dell’Ufficio della formazione professionale dei Grigioni (UFP)”.
Quando si comincia a ridurre l’offerta formativa, lo sappiamo tutti, una scuola gradualmente inizia a declinare e anche le formazioni restanti ne soffrono.
Ma la questione di avere un numero ulteriore di iscritti cozza contro due scogli non da poco: il primo è la dinamica demografica sfavorevole della Valposchiavo: le culle, come sappiamo, sono sempre più vuote ma ciò accade in tutto il Cantone dei Grigioni (con l’eccezione della valle del Reno) e il secondo è che non è sufficiente “aumentare il numero degli alunni”. Sebbene, a ben pensare, la digitalizzazione in questo ambito potrebbe essere la strategia vincente per la Scuola professionale; perché non offrire dei corsi in italiano per potenziali alunni nel resto del Grigionitaliano e, perché no, nel resto del Cantone? Con il “Progetto Poschiavo”, 30 anni fa, la Valposchiavo fu pioniere della formazione a distanza; perché non continuare, quindi, con questo spirito pionieristico?
È stato a volte sottolineato che la maggior parte degli alunni della Scuola professionale (oltre il 70%) proviene dalla vicina Valtellina, ma la cosa non deve affatto meravigliare: del resto, anche il 35% della forza lavoro attiva in Valposchiavo è costituito da frontalieri (percentuale che sale nei settori industria e artigianato), come rammentato in una recente riunione inerente la strategia di sviluppo regionale. Il rischio sarebbe di avere comunque personale che viene da oltre frontiera, ma pure mancante di adeguata preparazione professionale, come quella che attualmente conseguono gli allievi italiani a Poschiavo. A proposito, la Strategia 2024-2027 dovrebbe, a mio parere (ma credo anche secondo artigiani e commercianti), puntare con decisione sulla salvaguardia della Scuola professionale come un punto qualificante e direi irrinunciabile per la Valposchiavo.
Capisco benissimo le direttive dell’Ufficio della formazione professionale dei Grigioni, ma mi domando: qual è il problema oltre al parametro tecnico? Può essere di reperimento personale, economico o forse politico?
Non mi pare però che il tema sia la mancanza di insegnanti, che sono sempre stati trovati.
Viene da pensare, allora, che non valga la pena mantenere la scuola dal punto di vista economico. Ebbene: le vicine regioni dell’Engadina Alta ed Engadina Bassa, pure con trend demografici sfavorevoli, mantengono in vita ben tre (!) piccoli licei, oltre alle altre scuole. Mi si dirà che sono privati: ciononostante il costo per il Cantone per un alunno grigionese di questi licei è di oltre 25’000 CHF all’anno. Siamo sicuri che un alunno della Scuola professionale di Poschiavo ne costi di più? Sempre da questo punto di vista bisogna ricordare la decisione del popolo di domenica di investire 150 milioni di franchi nella Scuola universitaria professionale che, ne sono certo, avrà numeri inferiori rispetto a quelle degli altri Cantoni più popolosi: probabilmente economicamente converrebbe mandare a studiare i grigionesi altrove… ma si teme appunto il brain drain, la fuga dei cervelli.
E poi è l’unica. Appunto, fatte le debite proporzioni con la Scuola professionale: se i ragazzi andranno a studiare in altre regioni, tedescofone, è poi difficile che riprendano la via di casa. Infine, ancora dal lato economico, mi domando come si possa lesinare dei fondi per il mantenimento di una realtà di questo tipo mentre si presentano avanzi di bilancio di 250 milioni, che andranno ad aggiungersi al già cospicuo capitale proprio del Cantone… Non sembra, dunque, nemmeno un problema di soldi.
Deve essere dunque un problema politico che impedisce di non valorizzare adeguatamente la specificità della scuola valposchiavina al di là dei suoi costi.

Eppure, in un incontro tenutosi l’anno scorso in Casa Torre durante la campagna elettorale per le elezioni del Governo, ai quali erano presenti i candidati dell’Alleanza del Centro (Carmelia Maissen, Marcus Caduff e Jon Domenic Parolini) era stato proprio il Consigliere di Stato Parolini, responsabile dell’educazione, a trattare la scuola professionale come primo punto. Riporto le parole dell’articolo relativo a quell’incontro: “Il primo argomento è stata la scuola professionale di Poschiavo, una piccola realtà viva in un momento in cui persino in regioni più popolose, come l’Engadina, l’istruzione professionale attraversa una grande crisi, alla quale Parolini ha espresso tutto il proprio sostegno e della quale ha ribadito l’importanza”. Se davvero il Consigliere di Stato vuole ribadire il sostegno alla scuola, è il tempo giusto per dimostrarlo. Per evitare amnesie, la politica locale potrebbe forse anche attivarsi per ricordargli questo impegno!
Serve, a questo riguardo, una forte volontà politica; infatti, a partire anche dal livello locale. Sono più che certo del fatto che il tema interessi fortemente tanto il Podestà quanto ad esempio la granconsigliera Gabriela Menghini-Inauen; in una intervista di inizio 2022 a Il Bernina aveva addirittura dichiarato: “Se avessi una bacchetta magica vorrei poter offrire presso la nostra Scuola professionale l’insegnamento di tutte le professioni che si possono svolgere nelle aziende della Valle. La formazione professionale è un elemento essenziale per lo sviluppo di una regione periferica perché assicura il ricambio generazionale e di conseguenza posti di lavoro e sviluppo economico. Per il futuro della nostra Valle è di assoluta importanza riconoscere il valore della formazione professionale e di promuoverla con determinazione”.
Certamente, dei canali si saranno attivati ma sono rimasto spiacevolmente stupito nel non vedere il tema presente nella sessione del Gran Consiglio di febbraio: indire il concorso per un logo del Grigionitaliano è un iniziativa lodevole, ma non è sufficiente per difendere gli interessi della minoranza italofona a Coira, la Deputazione questo dovrebbe saperlo.
È giusto che la Scuola professionale cerchi di avere maggiori allievi e presenti i propri punti di forza, ma è altrettanto giusto che venga affermato un principio: quello che l’unica scuola professionale italofona del Cantone rappresenti un patrimonio da tutelare al di là dei numeri degli iscritti, e che questo principio venga ribadito a tutti i livelli.
Un alunno della Scuola professionale a Poschiavo varrà bene un alunno dei tre licei engadinesi!
Anche Poschiavo ha votato con un 80% di Si (Grigioni 83%) a favore della nuova Scuola Universitaria Professionale che costerà 178 milioni di franchi. Un segnale forte da parte nostra che, malgrado certe decisioni del Cantone a nostro sfavore, sosteniamo questi progetti anche se centralizzati a Coira.
Bravo Zucchi ad andare a cercare le parole di Parolini pronunciate in Casa Torre durante la campagna elettorale per il Consiglio di Stato. Assieme a Maissen e Caduff ha ribadito il suo pieno sostegno alla Scuola professionale di Poschiavo, per poi dimenticarsene presto quando il suo capo reparto ha cominciato a comunicare che intendeva chiudereci 4 classi. Adesso occorre sostenere con tutte la forze la nostra scuola ed evitare queste chiusure. Come spiega Andrea Gervasi i responsabili si sono mobilitati a diversi livelli. Speriamo si riesca a contrastare questo ulteriore tentativo di Coira di indebolire la nostra regione periferica Valposchiavo. Concordo con Claudia, questi articoli andrebbero pubblicati anche sulla Südostschweiz.
Pienamente d’accordo !
Da membro della commissione di sorveglianza posso solo confermare che diversi canali si sono attivati. La presidente di suddetta commissione nonchè deputata al gran consiglio Gabriela Menghini-Inauen e il nostro podestà-granconsigliere Giovanni Jochum stanno facendo il possibile a livello politico.
A livello di sede con i co-direttori Lino Compagnoni e Domenico Pola sono state indette diverse riunioni con i datori di lavoro per trovare soluzioni concrete per aumentare il numero di apprendisti e per migliorare l’attrattività dell’istituto come luogo di crescita professionale.
Il paradosso di tutta questa faccenda è che non sembra tanto un problema di soldi ma di didattica. Insomma per il Cantone classi troppo piccole non possono imparare adeguatamente e seguire il programma…ma non era il contrario ??
Fatto sta che non possiamo permettere di ridimensionare la nostra importante scuola professionale perchè ne significherebbe la futura chiusura !
Tuttavia sono fiducioso che riusciremo tutti insieme anche stavolta a parare il colpo. Forza !!
Complimenti, articolo molto ben scritto! L’avete già pubblicato sulla stampa di Coira?
È ora che i politici dimostrino concretamente il loro sostegno!