Arrivederci fra un anno

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Ai due articoli già apparsi sul Festival Lettere dalla Svizzera alla Valposchiavo vorrei aggiungere questa mia voce, per raccontare un po’ il piacere avuto a seguire la rassegna appena conclusa. Una forma di ringraziamento insomma a chi si è impegnato, a chi ci ha creduto, a chi ha passato sicuramente qualche notte insonne nella sfida di organizzare quanto proposto.

Il sole e le giornate luminose e limpide del fine settimana hanno sicuramente contribuito a esaltare l’ambiente festivo e inclusivo che la rassegna, oltre il messaggio letterario, voleva proporre. E così la piazza di Poschiavo si è subito adattata a quel compito: ha accolto un pubblico molto variegato che si ritrovava nei tavolini dei bar per un caffè, tra un incontro e l’altro, per un pranzo quasi vacanziero, per una semplice pausa al sole in attesa del prossimo evento. Le borse in tela, create dall’Incontro Poschiavo con il logo del Festival facevano da filo rosso per identificare i partecipanti, e hanno probabilmente portato anche i più distratti ad interrogarsi sull’evento.

Il salotto ricreato sulla pedana di Sala Torre suggeriva fin da subito un senso di accoglienza. Seduta tra il pubblico ho davvero gustato i diversi interventi. Stare ad ascoltare le storie degli altri non è solo arricchente, ma è un modo di dare senso al tuo tempo e a quello di chi parla. Uno scambio impalpabile di bellezza, una sospensione alla fretta che sempre accompagna un po’ le nostre giornate.

Osando un po’ di retorica potrei dire che è stato un vero nutrimento dell’anima.

Da anni vorrei andare una volta a Mantova, al festival della letteratura, poi ogni volta, arriva il termine e altre cose mi distraggono altrove. Ora ce lo abbiamo a Poschiavo un bel Festival, a chilometro zero e in una cornice davvero spettacolare. Certo è una rassegna ancora “in bilico”, ma ha qualcosa di unico nel suo genere. Contempla l’immersione linguistica e porta alla luce la vivacità di una letteratura nazionale poco rumorosa, modesta nel suo porsi, ma notevole nel suo contenuto. Ed è bello poter vedere per una volta le persone che stanno dietro un nome, sentire i loro pensieri, scoprire come certe ferite possano riempirsi di parole.

Giunto alla sua terza edizione il Festival comincia a farsi conoscere. Ma siccome non si è mai buoni profeti in patria, forse al momento la rassegna è ancora più apprezzata da un pubblico estero che non locale. Tanti qui in valle probabilmente neppure osano partecipare credendo sia una cosa troppo intellettuale o noiosa, riservata solo a pochi eletti e grandi lettori. Invece no! Quando mai le storie hanno smesso di affascinare? Un libro, un romanzo, una poesia principalmente raccontano una storia, e questa può depositarsi dentro di noi senza richiedere grandi sforzi, se non l’ascolto. Ecco forse ne va di riallenare l’ascolto, per lasciarsi trasportare e permettere una forma di accoglienza.

Poi magari non tutti gli incontri proposti saranno stati interessanti e coinvolgenti allo stesso modo. Ma anche quelli piaciuti meno avranno avuto il pregio di aver stimolato nell’ascoltatore un senso critico, un ragionamento, una riflessione. Pure questa personalmente la vivo come una sana e utile ginnastica dell’anima!

Grazie dunque, e arrivederci all’anno prossimo caro Festival: sei stato davvero un gran bel regalo!