Quando ho ricevuto la notizia della morte di Remi, il 2 novembre di mattino presto, ho cercato di dare un nome a ciò che ho provato. Abbastanza presto mi è arrivata in soccorso una poesia di Jorge Luis Borges. Una poesia che amo perché dice una cosa importante. La poesia è questa:
I giusti (di Jorge Luis Borges)
Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere un’etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sur giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che premedita un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina, che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Queste persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.
C’è stato un tempo in cui a Poschiavo v’erano ancora i benzinai presso i distributori di benzina. Persone che si prendevano la briga di servire gli automobilisti che si fermavano per fare il pieno, persone che erano lì per quello. Non si trattava di qualcuno che stava lì a fare altro, e poi, quasi di riflesso, quando arrivava un automobilista lo aiutavano a fare il pieno. No, erano persone che erano lì per quello, per dare attenzione ai clienti, attraverso un gesto semplice e ripetitivo. Clienti, che se eri gentile e gli pulivi anche i vetri, poi ti lasciavano la mancia. In quel tempo, io avevo l’età in cui i genitori infine ti lasciano andare da solo all’asilo, guardandoti dalla finestra almeno finché avevi attraversato la strada. Bene, io tardavo nell’attraversare la strada, e mia madre lo sapeva. Tardavo, perché per uscire di casa, allungavo il tragitto, passando dal locale dove regnava quello che ai miei occhi sembrava un omino minuto, un po’ bizzarro, quanto amorevole. La sua amorevolezza nei confronti di un marmocchio di 5-6 anni, trovava sbocco ogni lunedì quando passavo da lui sapendo che mi avrebbe informato sui risultati del campionato di calcio italiano. Remi, come si faceva chiamare, in un tempo dove non vi erano telefonini e l’informazione non viaggiava alla velocità odierna, e di televisione se ne vedeva ancora poca, collezionava infatti quel giornale rosa dove erano elencati tutti i risultati delle partite di calcio, e per me era dunque una fonte d’informazione preziosa. Una cosa che ricordo bene, è che Remi riportava i risultati di ogni squadra a matita, su dei calendari dove erano indicate le partite di tutta la stagione. Calendario personale, che teneva appeso nell’armadietto, in quel locale di 15 metri quadrati, che era il suo regno. Un gesto che fece per anni, per tutti gli anni in cui lavorò quale benzinaio presso l’azienda di mio padre. E per me era diventato un rito, passare a salutarlo ogni volta che entravo o uscivo di casa. L’entrata principale dello stabile in cui vivevo coi miei genitori, per me, infatti, non era quella che usavano tutti, che dava sulla strada principale, bensì quel passaggio secondario, che deviava il mio percorso, attraverso il locale dove Remi, nei mesi freddi d’inverno, come al riparto dal caldo estivo, se ne stava seduto guardando malinconico dal finestrone che dava sulla strada principale, aspettando la prossima automobile con la freccia lampeggiante azionata.
Il distributore aveva avuto altri benzinai storici prima di Remi, qualcuno ricorderà Miozzari, come pure dopo di Remi, come Jean Claude. Per me erano tutti personaggi fantastici, che facevano un lavoro importante agli occhi di un bambino, un lavoro sì semplice, quanto necessario. Finché un giorno, tanti anni dopo, quello che fu il primo distributore di benzina della Vaposchiavo divenne automatico, e cioè un self service, dove il servizio umano non era più previsto, e quindi non era più previsto nemmeno che persone come Remi ci lavorassero.
Come succede nella vita, andò a finire che negli anni persi comunque di vista Remi, fino al 2014 quando, diventando il responsabile di quello che si chiamava L’Incontro, oggi Movimento Poschiavo, improvvisamente, me lo ritrovai lì, sempre a pianterreno dello stabile dove avrei lavorato per i 9 anni successivi, dove lavoro tutt’oggi.
Era passato tanto tempo dai nostri incontri al distributore di benzina, ma Remi per me era sempre lo stesso, e penso che ciò valesse anche per lui. Mi salutava sempre con una frase sulla “nosa Juve”, che vincesse o perdesse, mi ricordava quale sarebbe stata la prossima partita, e mi diceva di salutare a casa, intendendo, di salutargli i miei genitori, come se il tempo non fosse mai passato.
Ogni tanto la sera, quando se n’erano andati tutti, uscendo, sentivo il rumore del compressore in carica e passavo dalla falegnameria per spegnerlo. E spesso, seduto al banco di lavoro, trovavo Remi che, incurante dell’orario, azionava in maniera meccanica l’attrezzo che si usa per tagliare i legnetti destinati alla realizzazione dei nostri “piza föch”. Un gesto ripetitivo, probabilmente noioso, quanto potrebbe risultare semplice e chiaro, anche agli occhi di un bambino.
Io ormai non ero più un bambino, mentre Remi era sempre lo stesso, e mi parlava con lo stesso giusto rispetto e la stessa giusta amorevolezza che mi aveva regalato in quei fugaci momenti della mia infanzia.
Ecco, Remi, con i suoi pregi e i suoi difetti, per me era soprattutto una persona giusta,
proprio come i Due impiegati che in un caffè del Sur giocano in silenzio agli scacchi.
come Chi accarezza un animale addormentato.
come Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Persone che spesso si ignorano, mentre instancabili, attraverso gesti semplici e ripetitivi, stanno salvando anche il nostro mondo.
Grazie Remi, e buon viaggio a te, qualunque sia la prossima destinazione.
Josy Battaglia
Movimento Poschiavo
E io me lo ricordo pure le prime volte dopo Miozzari, un po’ burbero all’inizio, perché andava diritto al sodo, e poi disperato perché volevo mettergli il computer. Una persona di poche parole, ma giusta e onesta, che diceva quello che pensava. Non amava le complicazioni e vedeva che il mondo diventava sempre più complesso e non lasciava spazio alle persone come lui. All’incontro aveva trovato un ambiente adatto a lui e una nuova famiglia.