E’ con un sentimento strano che quest’anno scrivo per la giornata della memoria. La guerra in corso tra Israele e Hamas è talmente sproporzionata e sconvolgente che spiazza ogni pensiero. E purtroppo sta diventando un invito a nozze per tornare a fomentare l’antisemitismo. Quindi, pur non comprendendo come un popolo che ha subito una segregazione razziale, un genocidio, che a lungo non ha avuto una sua terra, possa ora mettere in campo tanta violenza per annientarne un altro, credo che, a maggior ragione, sia importante onorare oggi la memoria. Servirà almeno a ridare dignità non solo alle vittime, ma anche all’uomo in generale, per elevarlo sopra le tirannie, le bestialità, le dispute, le vendette e i rancori. Perché questa giornata, nel suo ricordare, vuole difendere sentimenti di pace, di ricostruzione, di solidarietà.
Da parte mia provo a farlo proponendo un episodio di cronaca vera che Erri De Luca, scrittore, ha pubblicato scrivendolo a ritroso, quasi un tentativo disperato di raddrizzare la storia, che rimane invece quello che è.
La mattina del 5 agosto 1942, circa duecento bambini uscirono in fila per cinque dall’orfanotrofio del ghetto di Varsavia, per salire sui vagoni diretti a Treblinka.
Il corteo era seguito da un uomo di sessantaquattro anni. Si chiamava Henryk Goldszmit, per suo nome di scrittore aveva scelto Janusz Korczak. Era il direttore dell’orfanotrofio. Ne portava due in braccio e un terzo camminava attaccato alla sua giacca.
Salì con i bambini sul vagone merci e fu sua decisione, li volle accompagnare. Fu ucciso con tutti loro il giorno stesso.
22 luglio 1942, il suo compleanno, nel ghetto di Varsavia iniziano i grandi rastrellamenti. Korczak è portato tre volte ai vagoni diretti a Treblinka dalla Umschlagplatz, stazione di partenza delle deportazioni, e per tre volte viene riportato in salvo all’orfanotrofio
18 luglio 1942, Korczak organizza una recita dei bambini. Portano in scena “ L’ufficio postale”, di Rabindranath Tagore, dramma proibito dalla censura. Si rappresenta un bambino malato che muore mentre sogna di fare una corsa in campagna. Gli chiedono perché ha scelto una storia così triste. Per abituarli all’idea della morte, risponde.
Maggio 1942, inizia a scrivere una sua autobiografia, pubblicata dopo la guerra come diario. In un rigo si legge degli orfani di cui si prende cura: “Bambini buttati come conchiglie sulla spiaggia”
(…)
1942, Korczak è arrestato perché rifiuta di portare al braccio la fascia che contraddistingue un ebreo
1941, l’orfanotrofio deve trasferirsi, i nazisti restringono il perimetro del ghetto. Ora si trova al 9 di via Sliska. L’edificio è più piccolo, gli orfani sono duecento.
1940, a ottobre i nazisti recintano il ghetto di Varsavia. Gli orfani sono trasferiti al 33 di via Chlodna, sono centocinquanta. Korczak è arrestato e chiuso nella prigione Pawiak, sede di torture e esecuzioni sommarie, per aver richiesto la restituzione di un carico di patate sottratte all’orfanotrofio.
22 luglio 1878 o ’79 (colpa di suo padre la confusione) nasce a Varsavia l’uomo di cui accenno qualche data. Si occupa di bambini e della loro educazione da medico e dai vent’anni in poi. Il resto della sua vita lo affido all’eventuale curiosità di chi ha letto fin qui.
Nessuno lo ha chiamato papà. Agì da padre anche se non lo era. Negli abissi del disumano, il semplice umano abbaglia come la raffica di un lampo.
Tratto da
“A grandezza naturale”
Di Erri de Luca
Questi racconti sono strazianti, come tutti quelli sulla Shoah. Possiamo solo immaginare l’orrore e la sofferenza che quel popolo ha subito e questa memoria fa rabbrividire ed è giusto che continui a farlo sempre.
Quello che succede oggi fra Israele e Gaza è atroce e sconvolgente. I tanti civili morti purtroppo sono vittime di guerra in risposta a un vile attacco terroristico. Non posso credere che gli Ebrei vogliano ora annientare sistematicamente tutto il popolo palestinese, quello che invece i Nazisti dichiararono esplicitamente con la “soluzione finale” nei loro confronti.
Due epoche e due situazioni diverse, ma in un certo senso pure simili.
Ricordiamoci che l’uomo non impara mai dagli errori e i crimini di guerra ci accompagneranno sempre, per sfortuna.
Anch’io ho fatto fatica quest’anno con la giornata della memoria visto la ferocia di Israele nei confronti dei civili Palestinesi e la volontà palese di annientarli e privarli del loro territorio. Combattere l’antisemitismo rimane un dovere di tutti ma i politici e i capi militari di Israele non stanno affatto aiutando.
grazie Serena, ma purtroppo Israele non ha capito in modo intelligente il suo passato..
Perché non volere due stati. Anche la Palestina ha il diritto di esistere e la guerra non risolve
niente. Si contano alla fine solo i morti e la città di Gaza distrutta. Shalom Nando.