Molti di coloro che sono arrivati in Casa Torre il 13 febbraio alle ore 20 per l’Assemblea della tessitura avevano in testa la medesima domanda: sarebbe stata l’ultima assemblea della tessitura?
La risposta è no, ma si sarebbe potuta desumere già dall’Ordine del giorno, che sottolineava come in questa serata non si sarebbe votato per lo scioglimento della Società cooperativa: tuttavia la decisione potrebbe solo essere rimandata di poco.
All’assemblea, oltre a 17 soci, alle tessitrici e alla direzione, erano presenti un’altra ventina di partecipanti, dal momento che si è deciso di aprire al pubblico anche questa serata, come quella informativa del tenutasi il 12 gennaio.
Kaspar Howald, presidente, ha poi parlato della situazione del personale. A fine 2022, una delle tessitrici ha comunicato che avrebbe voluto lasciare la tessitura, ma si è trovata non solo una nuova tessitrice ma anche un’apprendista. Indubbiamente una buona notizia: se infatti non si fosse trovato un rimpiazzo, non ci sarebbe mai stato un futuro, indipendentemente dalla situazione finanziaria. Dal punto di vista del personale, quindi, si tratta di un momento particolarmente felice: due giovani e motivate tessitrici.
Adriana Zanoli ha poi presentato i progetti realizzati nel 2023: Alps Textiles che proseguirà nei prossimi mesi, poi la redazione di un libro / racconto sui 70 anni dell’attività insieme a Matilde Bontognali: si avanza lentamente, ma si avanza!
Vi è inoltre il lavoro sulla filiera lana, del quale recentemente si è anche occupata la RSI, che è ora agli albori ma si presenta come una possibile e interessante svolta per il futuro.
Le cifre di bilancio presentate in seguito erano già conosciute: la perdita è stata di 23.000 franchi, circa la metà rispetto al 2022 ma pur sempre un risultato non soddisfacente.
Sono giunte idee circa eventuali finanziamenti per il futuro. L’idea più fattibile è una specie di “fan-club”. Una persona può pagare una quota e poi avere diritto a ricevere dei prodotti per un tale ammontare in seguito e ciò che avanza resta nelle casse della tessitura stessa. Il tema presto emerso dal discorso di Howald è stato, però, che la questione finanziaria è solo un problema e non il maggiore: la situazione economica si potrebbe in vario modo temporaneamente tamponare ma resta il problema gestionale, in assenza di un modello di business e di una figura direzionale professionale.
La direzione propone quindi di iniziare il processo di chiusura della Cooperativa, il che non vuol dire smettere di tessere, ma chiudere un capitolo e, se questo passo verrà ben gestito, aprirne un altro.
Cosa significa la chiusura di una cooperativa? Ci sono una serie di passi tra i quali la decisione di chiusura, la nomina di un liquidatore, l’iscrizione dello scioglimento, l’appello ai creditori, liquidazione e radiazione dal registro di commercio.
Si cercherà una chiusura ordinata, senza debiti, che non duri nel tempo. Nel momento dell’Assemblea di chiusura, verrà nominato il liquidatore e verrà deciso a chi destinare l’eventuale patrimonio rimanente della società. La destinazione dei beni residui da statuto è destinata a “simili o uguali”, cioè chi deciderà di portare avanti questa stessa attività. Si dovrà decidere che fare di materiali o archivio, che si vorrebbero destinare alla Società Storica o a un’istituzione preposta alla conservazione documentale.
Ciò significa una disdetta dei contratti di lavoro per fine maggio 2024, disdire gli spazi di lavoro presso il museo, la ricerca di un liquidatore e un’Assemblea straordinaria. Molto probabilmente ciò avverrà a fine maggio: la speranza è che per allora vi sarà una futura organizzazione che prenda in mano la struttura.
Al momento ci sono state tante idee ma nessuna proposta concreta.
Nel lungo dibattito che è seguito, a tratti appassionato e a tratti un po’ mesto, tanti sono stati gli interventi, alcuni dei quali hanno anche chiesto al Comitato di “resistere” qualche mese in più, forse un anno, per avere più tempo per trovare una soluzione. La sintesi della direzione, espressa tanto da Kaspar Howald quanto da Adriana Zanoli è però stata: “Ci abbiamo provato per quattro anni e non ci siamo riusciti. Qualora si voglia davvero svoltare nella storia della tessitura è il tempo di cambiare sistema. Andare avanti così sarebbe solo continuare un’agonia”.
Il problema è anche cronologico: un reale subentro, visto i tempi tecnici, potrebbe avvenire, come sottolineato dal revisore Romeo Lardi, solo tre mesi più tardi dell’inizio del processo di liquidazione. È però possibile trovare un sistema per iniziare l’eventuale attività subentrante prima e conferirle il patrimonio residuo della tessitura dopo, così da non creare buchi contrattuali per le tessitrici. Il nodo della continuità lavorativa è, per così dire, il più stringente ed è quello che richiede che ci si attivi rapidamente: se se ne andranno, la storia della tessitura in Valposchiavo finirà.
Cassiano Luminati ha anche illustrato una serie di passi intrapresi da diversi attori istituzionali per creare una filiera della lana e magari anche del lino in futuro: passi che, tuttavia, necessitano un tempo che sembra mancare.
In sintesi, l’unica soluzione è che si formi un nuovo soggetto, come una Fondazione, e che questa trovi da un lato le risorse per un piano pluriennale dall’altro la figura di una direttrice o un direttore che sappia occuparsi di una strategia di produzione e commercializzazione.
L’Assemblea ha poi a maggioranza approvato la risoluzione della direzione e, dopo i ringraziamenti di rito tanto alle tessitrici quanto al comitato, è stata sciolta.