Mentre l’estate volge al termine, anche il Marcù è agli sgoccioli.
La stagione appena conclusa ha un bilancio (ancora provvisorio) in chiaroscuro, con alcuni commercianti più soddisfatti, altri meno, altri ancora incerti se vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.
La sensazione, dagli umori che abbiamo raccolto alle bancarelle, è che siano lontani, non solo i fasti delle estati del 2021 e del 2022, ma anche l’annata positiva del 2023. Complici una primavera piovosa e una decisa ripresa dei viaggi a più lungo raggio e anche la diminuzione dell’afflusso di turisti in Valposchiavo, come messo in luce dagli albergatori e da un recente comunicato stampa, un certo calo era anche nelle attese. Quello che emerge, tuttavia, è che la vera e propria stagione turistica si sia arrestata già dopo il Ferragosto, anche in concomitanza con la riapertura delle scuole.
Per quanto riguarda i nuovi espositori, che per la prima volta partecipano al Marcù, c’è una cauta soddisfazione, specie tra coloro che propongono qualcosa di insolito. Per esempio Yarly, che propone lavori a uncinetto, manufatti in perline e trucco per bambini, che ha visto un ottimo afflusso, specie nelle prime settimane.
Soddisfatta anche l’esordiente Vanessa Fonseca de Jesus, di Campocologno, che propone la “Nona’s Bünder Nusstorte” cucinata in casa con una ricetta “della nonna”. Dal punto di vista del marketing, ci fa notare Yarly, “se si fa assaggiare, la gente si ferma un po’ di più”.
Ancora, tra i nuovi, Uschi Cadonau di Brusio con le sue decorazioni e babbucce in feltro e i dolci di Oksana, una ragazza ucraina che vive a Poschiavo che propone sapori differenti della sua terra o di sua invenzione, come una gustosa “Zebratorte”, mentre un’altra bancarella offre delle saporite empanadas argentine.
Ma anche i veterani a volte presentano delle novità: è il caso, per esempio, del whiskey da degustare di Misani, degli spaghetti della campicoltura o di altre piccole e grandi novità artigianali, come i vasi prodotti con legno e resina dalla tornitura artistica “La Zipula” di Arnold Codiferro.
“Anche perché – sottolinea – se il pane uno lo prende tutti giorni, l’oggetto artigianale, sia per tipo che per costi, uno lo prende una volta e basta. Ma magari può prenderne uno diverso, se si offre qualcosa di nuovo”.
In generale, sembra che i prodotti alimentari siano quelli la cui vendita soffre meno di cali, in parte perché legati fortemente al territorio e in parte perché più economici.
C’è anche chi fa notare qualche mancanza nella comunicazione e la mancanza di pubblicità o la questione delle bancarelle un po’ “grigie e spente”, che non attirano molto da fuori. Altri ancora suggeriscono che sarebbe bello che la Valposchiavo, con il suo Marcù, fosse anche un po’ il luogo dove invitare anche artigiani di fuori valle, magari anche di oltre Bernina: qualcuno ricorda, ad esempio, la favolosa bancarella di un fabbricante di aquiloni presente qualche anno fa.
Insomma, se a prevalere è una “soddisfazione con riserva” non manca qualche criticità e qualche suggerimento a fare meglio nel futuro.
Per ultimo, percorrendo il Marcù si nota come gli esercenti più “locali” o veterani siano stati tutti sistemati nella Piazza del Borgo, mentre nella Via Principale, un po’ defilati, vi sono gli espositori di fuori valle o i nuovi: forse un po’ di mescolanza, invece, potrebbe essere positiva per tutti.