Infermiere licenziate in Bregaglia, terminate le verifiche

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Foto CdT

Il Centro sanitario Bregaglia ha concluso gli approfondimenti a seguito del licenziamento di cinque infermiere lo scorso febbraio. La comunicazione non è risultata “pienamente adeguata”, ammette la Commissione d’amministrazione.

Il sindacato VPOD Ticino aveva parlato di “clima di terrore” all’interno della struttura in località Flin in Val Bregaglia. La Commissione d’amministrazione del Centro sanitario Bregaglia (CSB) è voluta andare a fondo della faccenda ed ha effettuato delle verifiche con il personale della struttura, la Commissione del personale e la Direzione. “La decisione dei licenziamenti, dolorosa ma necessaria, ha creato, come umanamente comprensibile, un transitorio clima di instabilità e di tensione nella struttura”, si legge in un recente comunicato del CSB, firmato dal presidente della Commissione d’amministrazione, Maurizio Michael. La comunicazione definita “non pienamente adeguata” non ha favorito il ripristino di un clima di fiducia e serenità in tempi rapidi.

Sui cinque licenziamenti, il CSB non fa passi indietro, come invece richiesto dal sindacato. Secondo il Consiglio d’amministrazione, la direzione dell’unico ospedale della Val Bregaglia ha agito, mirando a un adeguamento dei servizi in base alla nuova situazione e alle nuove esigenze, tenendo conto della sostenibilità a lungo termine. Stando all’ultimo rapporto annuale del CSB, nell’ospedale lavorano 125 dipendenti. Oltre il 70% provenienti dall’Italia, il resto dalla vallata grigionitaliana.

Le richieste del sindacato

Il sindacato ha preso atto del comunicato e, proprio oggi, ha contattato il presidente della Commissione d’amministrazione. “A breve fisseremo un incontro per trovare soluzioni per le cinque persone licenziate. È fondamentale sostenere adeguatamente chi è stato licenziato solamente perché costava troppo dopo gli sbagli gestionali commessi dalla direzione”, ha dichiarato Fausto Calabretta responsabile VPOD Ticino del settore, interpellato da Keystone-ATS. “Chiediamo al CSB sostegno sia sotto il profilo economico, sia per il reinserimento professionale, negoziando civilmente e senza obbligarci ad adire legali con una lunga e costosa causa. Il sindacato VPOD esige inoltre che il CSB riprenda la collaborazione contrattuale, per evitare che simili situazioni si verifichino nuovamente in futuro”, ha continuato Calabretta.

Nel 2019 il regolamento del personale sottoscritto dal sindacato e dall’ospedale era stato smantellato. L’accordo era in vigore da 14 anni e garantiva la protezione del personale. “Tuttavia questo è stato disdetto dall’attuale direzione, ciò che ha finito per generare un clima di insicurezza e paura tra il personale. Il sindacato fa appello anche alle autorità politiche locali affinché si adoperino perché il CSB colmi il vuoto contrattuale che ha generato la crisi attuale”, conclude il sindacalista.

Dal canto suo il presidente della Commissione d’amministrazione scrive nel comunicato che l’offerta del CSB rivolta alle persone dimesse per la ricerca di un ricollocamento in altre strutture sanitarie nella regione rimane aperta. Con la fine della fase di approfondimento i vertici non intendono più esprimersi pubblicamente sul caso.